Milano manca l'appuntamento con l'Europa
Milano manca l'appuntamento con l'Europa BASKET » A Istanbul, nella semifinale della coppa continentale, Philips sconfitta (75-82) dal Partizan Belgrado Milano manca l'appuntamento con l'Europa Dawkins, lasciato troppo solo, ha tentato invano di opporsi ai serbi Pessima prestazione in difesa con Montecchi e Riva spesso in difficoltà ISTANBUL DAL NOSTRO INVIATO Uno contro cinque, nel basket non si può. Così la Philips incassa la terza sconfitta stagionale contro l'autarchico Partizan Belgrado (82-75) ed esce a capo chino dall'Europa. Toccherà ai tenaci serbi, domani, giocarsi la finale con la Joventut Badalona che nel derby spagnolo ha sconfitto l'Estudiantes Madrid 91-69 E non osiamo immaginare la rabbia di Darryl Dawkins che per 35' ha letteralmente tenuto in piedi da solo la squadra, come promesso: 21 punti, 6/9 al tiro e 9/12 dalla lunetta, 19 rimbalzi e 12 falli conquistati. Di più non avrebbe potuto fare. O forse sì, se i compagni gli avessero servito qualche pallone in più, se non lo avessero costretto a tamponare troppe volte le falle di una difesa che pareva uno degli argini costruiti contro la lava dell'Etna. Dawkins si è dannato, alla fine ha lanciato pure qualche urlo ai compagni, ma Montecchi era sordo e da Blasi non si poteva pretendere di più. E la Philips ha continuato a giocare senza testa, a tirare col braccìno tagliato dalla paura e a difendere mulinando le mani ma non i piedi. Accanto a Dawkins, solo a tratti un Rogers positivo, poi il nulla: Pittis ha perso per strada quello smalto difensivo che aveva permesso alla Philips una buona partenza (8-0 in 2') e in attacco non ha mai inciso, Riva ha sparato come un vero tiratore ma senza colpire mai il bersaglio, e Montecchi, all'ennesima prova senza appello, è franato come nelle finali scudetto dello scorso anno, incapace di far gioco e immancabilmente saltato da Dordevic, il motorino slavo che ha cambiato volto alla partita nella ripresa. Poi il solito Pessina, più pronto ad agitare la lingua (e contro lo svizzero Leeman, che ha fischiato a senso unico contro di noi, aveva magari anche ragione a farlo) che a far funzionare testa e gambe. Nè si poteva pretendere di più dalla panchina, anche se forse D'Antoni, in quelle condizioni disperate, avrebbe dovuto forse tentare Pittis in cabina di regìa. Ma questo è il senno di poi. Le cifre dicono che il Partizan ha tirato meglio pur restando lontano da percentuali trascendentali, che è stato più preciso dalla limetta (e anche qui, nel finale, la Philips ha avuto paura), ha catturato 2 rimbalzi in più e ha perso 4 palloni in meno. E l'occhio ci dice che la squadra di Belgrado non ha mai mollato un attimo in difesa, che ha saputo andare a colpire la Philips nei punti più deboli e che ha avuto grinta e voglia di vincere anche dai panchinari: la finale è dunque il giusto premio per chi ha dovuto correre sempre in salita (giocando in Spagna tutto il girone di qualificazione causa la guerra) mentre l'eliminazione è la logica conseguenza per una squadra discontinua. Dalle due precedenti sconfitte con il Partizan solo Dawkins ha tratto la giusta lezione, gli altri no. Eppure anche stavolta la Philips aveva dato l'impressione di potercela fare: Pittis a rubar palle e Dawkins a torreggiare. Ma ecco subito gli antichi difetti: cilecche al tiro, grandi palleggi in- vece di affondare il gioco sul pivot e in 10' il ribaltone con un parziale di 23-5. Difesa che faceva acqua, il gigante nero che per tamponare commetteva falli, anche se poi era proprio lui a riportare sopra la Philips. Ma nella ripresa Dordevic era un coltello nella piaga-Montecchi: 17 punti per lui nella ripresa, mentre Dawkins prima mostrava i denti ai compagni, poi subiva le stilettate di Leeman. La frittata era fatta: il Partizan ringraziava Montecchi e Riva che gli spianavano la via. Guido Ercole Riva (foto) insieme con Montecchi tra i peggiori ieri in campo
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