Samp con un piede nella storia di Bruno Bernardi
Samp con un piede nella storia Stasera in casa contro il Panathinaikos ai blucerchiati basta il pareggio Samp con un piede nella storia Può giocare la terza finale in quattro anni GENOVA DAL NOSTRO INVIATO La Sampdoria ha già la mente rivolta a Wembley e i tifosi stanno organizzando ima storica invasione di Londra. Ma guai se stasera, a Marassi, i blucerchiati commetteranno l'errore di dare per scontata la qualificazione alla finalissima di Coppa dei Campioni del 20 maggio anche se basta un pareggio, poiché è quasi impossibile che la Stella Rossa s'imponga con cinque o più gol di scarto sul campo dell'Anderlecht, e se il Panathinaikos in cinque partite non ha segnato neppure una rete, ha tre punti in classifica, frutto di altrettanti 0-0, e ne ha incassate tre. «Non è venuto a Genova per fare del turismo, ma per difendere la propria immagine di club più ricco di Grecia, non sottovalutiamolo», avverte Vujadin Boskov. E carica i suoi, ricordando che andare a Wembley significherà, per la Sampdoria, essere la prima squadra italiana a disputare tre finali europee in quattro anni: «L'appuntamento con la storia più importante, da non fallire». Ci tiene moltissimo anche Paolo Mantovani che non esiterà ad aprire i cordoni della borsa in caso di trionfo. Il Panathinaikos, Cenerentola del Gruppo A, è squadra tignosa, specie in trasferta. E la Sampdoria, che sarà priva degli squalificati Vierchowod, Lombardo e Ivano Bonetti, nonché dell'infortunato Cerezo, ha ben sei diffidati (Vialli, Mancini, Pari, Katanec, Invernizzi e Dario Bonetti) e dovrà stare attenta a non cadere nelle provocazioni. Boskov ha gli uomini contati e porterà solo tre rincalzi in panchina. Ma non vuole sentire parlare di staffette tra Buso e Vialli o Mancini solo perché un eventuale cartellino giallo li toglierebbe dalla finalissima. Silas e Invernizzi sostituiranno Lombardo e Cerezo. «Dobbiamo giocare per vincere», insiste. E sottolinea che su 17 eurogare a Marassi la Samp ne ha vinte 15 e pareggiate due. L'unica preoccupazione riguarda il versante destro dove il terzino Apostolakis si sgancia spesso rifornendo con i cross Saravakos, il Maradona greco che toccherà a Mannini, il polacco Wandzycha e il giovane talento Franceskos. «Per questo, mancando Ivano Bonetti, ho scelto Orlando», spiega. E chiede aiuto al pubblico: «Per la prima volta, in questa Coppa, ci sarà l'esaurito. I tifosi dovranno essere il 12° uomo». Boskov vuole chiudere in bellezza il suo brillante ciclo genovese, prima di trasferirsi a Roma. E Vialli, che spera di restare in blucerchiato a vita anche se la Juventus è pronta a far follie pur di averlo, punta al titolo continentale e a quello dei cannonieri: con sette centri è al comando, alla pari con il marsigliese e neo milanista Papin, ormai fuori concorso. Mancini sogna la finalissima e la Coppa più bella: «Sarebbe la prima volta che una società italiana centra l'obiettivo all'esordio nella massima competizione continentale». Il capitano è convinto che la Stella Rossa vincerà in goleada a Bruxelles e stasera scenderà in campo senza essere condizionato dal pensiero di aver già un'ammonizione (rimediata a Budapest) e di rischiare una squalifica che gli toglierebbe la gioia di andare a Wembley da protagonista. Bruno Bernardi Ma Boskov predica cautela e invita la squadra a non sottovalutare gli avversari Vialli (a lato) punta al titolo di cannoniere; Boskov (in alto) vuole chiudere con un trionfo
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