«L'emergenza è fiscale» di Zeni
«L'emergenza è fiscale» «L'emergenza è fiscale» Tremanti: assurdo spremere soltanto per tappare i buchi MILANO. Professor Tremonti, un nome, faccia il nome del ministro delle Finanze ideale, dell'uomo che secondo lei sarebbe capace di affrontare la crisi, di risolverla? «Un nome?». Prende tempo, aggiustando lentamente il tabacco nella pipa, Giulio Tremonti, avvocato, professore di diritto tributario all'università di Pavia, grande esperto di tematiche fiscali. Poi risponde, sicuro: «La situazione è molto grave, siamo in piena crisi del complesso della Finanza pubblica, non c'è dubbio: ci porrebbe un nuovo Vanoni». Crisi profonda e cosa richiederebbe, secondo lei? Servono interventi di finanza straordinaria. Non ha più senso intervenire sulle entrate con provvedimenti fini a se stessi, la gente non li capirebbe più, Al contrario occorre un piano di risanamento, chiaro, semplice, che abbia come obiettivo non di fare giustizia in terra ma di aumentare le entrate. Un piano che per forza di cose richiede un consenso politico ampio che si può ottenere soltanto sul risanamento e non su un semplice ripianamento. Insomma, per cominciare, occorre un progetto politico. Esattamente. Che finora non c'è stato. Negli ultimi anni è stata proprio la mancanza di un progetto che desse un senso alla politica delle entrate e delle spese a portare alla crisi attuale. Ammettiamo che questo consenso, alla fine, si riesca ad avere. Dopodiché? Dopodiché si potrebbe presentare un piano organico della durata di almeno 3, 5 anni... Un piano fiscale? Sì, comincerei dal fronte delle tasse e non tanto perché prima viene il problema di recuperare risorse e poi quello di impiegarle al meglio, ma perché, secondo me, il parlamento deve riappropriarsi del controllo sulla politica fiscale. Negli ultimi tempi in Italia si è vissuta una situazione paradossale, simile soltanto a quella dei tempi dei sovrani assoluti: un governo che spende senza copertura. La riprova? Tutto il gettito delle imposte personali, i 127 mila miliardi di Irpef e i 19 mila di Irpeg, ormai copre le spese per gli interessi sul debito pubblico. Questo significa che tutte le altre uscite sono state coperte o da entrate straordinarie, da condoni, da acconti, da anticipi, oppure da entrate inventate. L'ho già detto altre volte ma lo ripeto: in Italia, negli ultimi due anni, spese reali sono state supportate da entrate surreali. Quindi, urge trasformare il surreale in reale. Certo. Perché il debito c'è, è un dato di fatto: si dovrà gestirlo meglio, ridurlo il possibile con le privatizzazioni, con una ragionevole politica delle spese che agisca soprattutto sui meccanismi perversi che moltiplicano queste spese. Mentre le entrate, almeno a dar retta ai numeri, non sono più quel dato di fatto in continuo aumento come sembrava fino a poco tempo fa: adesso il limone sembra spremuto... E' caduta la credibilità e la temibilità del fisco, come potrebbero andar bene le entrate? Ormai il re è nudo. Riassumendo: gestire al meglio le spese ma riformare subito le entrate. Serve una riforma fiscale urgente che assicuri un gettito stabile e regolare. Spremere meglio il limone, insomma. No, passare da un'oppressione fiscale a una pressione fiscale: è diverso, molto diverso. La gente pagherebbe di più, ne sono convinto, se il sistema fiscale fosse semplificato, fosse più chiaro, trasparente. E poi, fatta la riforma fiscale? A questo punto si potrebbe tentare un'operazione di schedulamento dei titoli di Stato, fare cioè delle emissioni di titoli a più lungo termine, più affidabili, collocarli sui mercati internazionali. E' chiaro che uno Stato grande debitore è debole ed è ricattabile dal mercato: per far sottoscrivere nuove emissioni deve garantire tassi adeguati. Al contrario uno Stato dove c'è consenso politico attorno a un progetto di risanamento può gestire il proprio debito meglio, può allungare le scadenze, diminuire gli interessi. In questo scenario non è previsto alcun provvedimento traumatico per il Bot people: niente consolidamento, insomma? Non diciamo sciocchezze, questa è l'ultima cosa da fare. Armando Zeni
Persone citate: Giulio Tremonti, Professor Tremonti, Vanoni
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