«Un'Italia così non può andare in Europa»

«Un'Italia così non può andare in Europa» Anche la Cee preoccupata: siamo l'unico Paese che non è riuscito a ridurre disavanzo pubblico e inflazione «Un'Italia così non può andare in Europa» Igovernatori danno la sveglia: cambiate strada o restate in B MILANO. L'Italia continua a restare in zona rischio. Dove rischio sta a significare che, se non si darà una rapida regolata, il nostro Paese non sarà in grado di entrare nella fase tre dell' Unione Monetaria, quella che prevede il via alla moneta unica. E' questo il verdetto contenuto nel rapporto annuale del Comitato dei Governatori della Cee, riunito a Ginevra. E confermato dal presidente del Comitato, Erik Hoffmayer, il quale sostiene che sui destini dell'Italia sarà decisivo «l'atteggiamento del nuovo governo in materia di politiche economiche» e mette poi in chiaro che al momento della fase tre «non ci saranno sconti». Meno nere, tuttavia, le previsioni generali per il 1992, che indicano una moderata ripresa dell'economia mondiale, con riflessi di stimolo all'interno dei Paesi Cee, dove il tasso di crescita medio nell'anno in corso potrebbe salire al 2%. Probabile anche una notevole riduzione delle divergenze tra i tassi di sviluppo all'interno della Cee, dove la maggior parte dei Paesi membri potrebbe superare il punto inferiore del ciclo. Per l'Italia, una seconda bocciatura arriva da Budapest e dalla assemblea annuale della Bers. Giuseppe Ravasio, direttore generale della commissione Cee e responsabile per i problemi macro-economici, ha infatti affermato che «l'Italia deve adottare subito, e comunque entro l'estate, misure aggiuntive per riportare entro le previsioni il suo fabbisogno». Concludendo che «un problema grosso è quello dello scarto notevole tra i dati reali e i 127.800 miliardi della previsione per un ammontare che non è stato ancora precisato» nonostante recenti incontri tra la Comunità e il ministro del Tesoro Guido Carli e il governatore Ciampi. Per entrare nell'Unione monetaria, quattro sono i requisiti essenziali: un rapporto deficit / Pil non superiore al 3%, un debito/Pil che non sia oltre il 60%, un tasso di inflazione non superiore all'1,5% e un tasso a lungo termine non superiore del 2% rispetto alla media dei tre Paesi europei con la miglior performance. Per l'Italia, i dati del 1991 sono peggiori della media Cee: crescita 1%, inflazione 6,4%, salari +8,3%, deficit 10,2%. Ma torniamo al rapporto, non incoraggiante per il nostro Paese che, in tutti i dati comparati, fa parte della pattuglia di coda. I Governatori, infatti, mettono al primo posto il problema inflazione. E sebbene ammettano che la discesa del tasso medio europeo dal 5,7 al 5,1 è «deludente», aggiungono che ancor peggiore è il comportamento dell'Italia, unico Paese (se si escludono Olanda e Germania dove però l'inflazione è a livelli assai inferiori), che non è riuscito a far registrare un miglioramento apprezzabile. Non andiamo meglio nemmeno sul terreno del deficit e del debito pubblico. Il disavanzo di bilancio, inferiore al 3% del Pil in cinque Paesi, è in Italia all'I 1%. Solo la Grecia ci supera con il 15%. Lo stesso discorso vale per il debito pubblico: Italia, Irlanda e Belgio restano al di sopra del 100% del Pil. Secondo i Governatori, due sono le vie obbligate per attuare in concreto una riduzione del tasso di inflazione, ed ottenere le condizioni necessarie al passaporto per la fase tre; risanamento della finanza pubblica e stretto contenimento degli aumenti salariali. In merito ai progetti di risanamento, il Rapporto afferma che essi sono stati raramente realizzati, cosicché il disavanzo medio Cee si attesta decisamente al di sopra del 4% del Pil, contro il tetto del 3% indicato negli accordi di Maastricht. Scrivono i Governatori: «Gli squilibri di bilancio rappresentano un problema non solo nazionale», e avvertono: «Variazioni del livello della domanda e dei tassi di interesse originate da politiche di bilancio nazionali troppo espansive possono influenzare le condizioni economiche e finanziarie in tutta la Comunità, e rendere più difficile il compito della politica monetaria per la stabilità dei prezzi». Viva preoccupazione è espressa anche in materia di dinamica salariale. Nel 1991, gli aumenti medi Cee sono stati pari al 7%. In queste condizioni «il coordinamento delle politi¬ che monetarie non è sufficiente, da solo, a conseguire la stabilità dei prezzi». Più in generale il Rapporto esprime preoccupazioni di fondo che riguardano tutti gli Stati membri, e traccia il profilo di una Comunità ancora spaccata in due. All'interno della quale, inutile ripeterlo, l'Italia figura nella squadra di «serie B». Per quanto riguarda il 1992, il Rapporto osserva che l'impostazione di politiche monetarie volte a ridurre l'inflazione nella Cee rischia di essere stravolta da una serie di fattori che sfuggono al controllo delle Banche Centrali. E' serio il rischio che, in alcuni Paesi, i programmi di risanamento delle finanze pubbliche non vengano attuati, e che le pressioni sui costi non si riducano secondo le tabelle di marcia previste. In queste condizioni «i margini di manovra per allentare le condizioni monetarie generali della Comunità resteranno seriamente limitati». Valeria Sacchi TASSI DI CRESCITA DEL PILO PNL IN PERCENTUALE LUSSEMBURG0 3,7 GERMANIAIPNL] 3,2 P0RT0GALL0 2,7 SPAGNA 2.5 0LANDA 1,9 IRLANDA 1.7 DANIMARCA 1.5 BELGI0 1.4 GRECIA 1.2 FRANCIA 1.0 ITALIA 1.0 REGNO UNIT0 -2,4 VARIAZ. PREZZI AL CONSUMO IN PERCENTUALE 1991 RISPETTO AL 1990 DANIMARCA FRANCIA 3.1 LUSSEMBURG0 3.1 IRLANDA 3.2 BELGI0 3.2 GERMANIA 3.5 0LANDA 3.9 SPAGNA 5.9 REGNO UNIT0 5.9 ITAUA 6.4 P0RT0GALL0 11.4 2.4 i% LUSSEMBURGO -1,1 GRECIA 18.4 FABBISOGNO PUBBLICO NEL'91 IN PERCENTUALE SUL PIL FRANCIA 1,5 REGNO UNIT0 1,8 DANIMARCA 1,8 IRLANDA 2.4 GERMANIA 3.7 0LANDA 4.0 SPAGNA 4.4 P0RT0GALL0 5.4 BELGI0 6.3 ITALIA 10.2 GRECIA 15,9 CRESCITA SALARI PER ADDETT0 IN PERCENTUALE SUL1990 DANIMARCA 3,2 0LANDA 4.4 LUSSEMBURG0 4,7 FRANCIA 4,7 BELGI0 5.4 GERMANIA 6.2 IRLANDA 7.0 REGNO UNIT0 8.2 ITALIA 8.3 SPAGNA 8.7 GRECIA 16.1 P0RT0GALL0 17,8 L'ITALIA FUORI DALLA PORTA DELL'EUROPA DAT11991 '0-:MM'.:.iMÌi:t:i'

Persone citate: Bers, Ciampi, Dalla Porta, Erik Hoffmayer, Giuseppe Ravasio, Governatori, Guido Carli, Valeria Sacchi