Morte nel Baltico, svelato l'altro Muro dell'ex Ddr di Emanuele Novazio

Morte nel Baltico, svelato l'altro Muro dell'ex Ddr GERMANIA La ricerca di due studiosi: solo in 600 ce l'hanno fatta, uno di loro ha brevettato lo scooter marino usato per espatriare Morte nel Baltico, svelato l'altro Muro dell'ex Ddr In 5 mila tentarono la fuga a nuoto e in barca, molti furono uccisi dalla polizia BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE C'era anche un «Muro d'acqua», la frontiera fra la Ddr e il resto del mondo che correva al largo, nel Baltico: centinaia di persone in fuga hanno perso la vita, in barca a vela e a remi, a nuoto, in canoa in gommone o su un surf, mentre cercavano di passarlo e di raggiungere la Danimarca, la Svezia o la Germania Federale inseguiti dalle motovedette della polizia comunista. Pochi ce l'hanno fatta, molti sono stati catturati e chiusi in prigione, gli altri sono caduti. Le «vittime del Muro» sono più numerose di quanto si pensasse finora, dunque: accanto alle duecento persone uccise dalla polizia di frontiera a Berlino e lungo il confine fra la Germania dell'Est e quella dell'Ovest, ci sono anche loro, gli uomini e le donne affogati durante la fuga e ritrovati, alle volte, nelle reti dei pescatori danesi o svedesi. A tentare questa via soltanto in apparenza più facile sono stati «4914 criminali di frontiera», come li definiva il regime: le prove le hanno raccolte Christine e Bodo Mueller, due studiosi che hanno setacciato gli archivi della Polizia di frontiera dell'ex Ddr, delle Capitanerie di porto, della Dogana, del comando della Marina militare comunista, portando alla luce fasci di documenti segreti. Anche per le autorità federali è stata una sorpresa: il governo di Bonn era al corrente soltanto di 594 tentativi di fuga via mare, 27 dei quali finiti tragicamente secondo i registri ufficiali dell'Est. Nell'insieme invece, soltanto 591 persone sono riuscite a farcela, dicono i documenti usciti adesso dall'ombra. Alla maggior parte è andata male: 4272 persone sono state «scoperte» dalla polizia comunista mentre erano in mare. r Che cosa è accaduto davvero a ognuno di loro? Molti sono stati fermati dopo inseguimenti spesso estenuanti e «riportati indietro». Ma le vittime, sostengono Christine e Bodo Mueller, sono state molto più numerose di quelle ammesse finora, anche se nessuno ne conosce ancora il numero esatto: certamente molte decine o forse centinaia, come confermano le testimonianze dei pescatori che li hanno trovati al largo, una sessantina di chilometri appena dalle coste del Mecklenburgo e pochi chilometri a Sud dell'isola danese di Moen. Negli «anni del Muro» - fra il 13 agosto del 1961, quando il Muro fu costruito in una notte a Berlino, e il 9 novembre del 1989 quando cadde - il Baltico ha restituito corpi di uomini e donne devastati dall'acqua come mai era accaduto prima e come non è più accaduto in seguito. Il «Muro d'acqua» era altrettanto disumano di quello che correva lungo il confine di terra: per fermarli, il regime aveva messo a disposizione della sesta brigata di frontiera trentaquattro battelli bene armati. Dalla costa, i soldati tenevano d'occhio le acque da trentotto torri d'osservazione, aiutati da fari mobili con diciotto chilometri di portata. Erano loro a segnalare ogni presenza sospetta. Ma come mostrano le testimonianze raccolte da Christine e Bodo Mueller, non sempre è stato impossibile «raggiungere in barca l'Occidente», nonostante difficoltà che parevano insormontabili: Jutta e Dieter Rother, per esempio, dopo sette ore di angoscia segnate dalla sirena della motovedetta che li inseguiva nel mare in tempesta, sono stati raccolti insieme alla figlia Verena da un mercantile e portati a Travemuende, nella Germania Fede¬ rale. La stessa sorte è toccata ad altri, spesso intere famiglie partite senza portare niente con sé. A qualcuno - ed è un paradosso che suggella la tragedia quella fuga ha addirittura portato fortuna. L'ingegner Bernd Boettger di Dresda cercò di fuggire dalla Ddr l'8 settembre del 1968: lasciò le coste dell'isola di Ruegen di notte, a bordo di uno «scooter marino» che aveva costruito da solo montando il motore a due tempi di una «Trabant» a una vecchia scialuppa di salvataggio. Un piccolo respiratore gli consentì di restare sott'acqua. Arrivato in Occidente, Boettger ha brevettato il suo «scooter», che da allora è stato prodotto in migliaia di esemplari da una ditta tedesco-occidentale: anche James Bond l'ha usato, in un film della serie. Emanuele Novazio

Persone citate: Bernd Boettger, Bodo Mueller, Dieter Rother, James Bond, Moen