Ascensori senza controlli di Gianni Bisio

Ascensori senza controlli Dopo l'incidente accaduto a un bimbo di due anni per porte prive di sicurezza Ascensori senza controlli A Torino un solo ingegnere per 30 mila impianti Le verifiche «annuali» avvengono ogni 30 anni Con il personale in servizio attualmente all'Usi la cosiddetta «verifica annuale» degli ascensori avverrebbe in realtà, ogni trent'anni: «Il calcolo è semplice: abbiamo 30 mila impianti e l'unico ingegnere che se ne occupa esclusivamente, anche con la miglior buona volontà, non può controllarne più di mille l'anno. Perché riveda lo stesso ascensore occorrono quindi 30 anni». A parlare, nel suo angusto ufficio di via Lombroso 16, è l'ing. Salvatore Campobello, responsabile della Sezione fisico-impiantistica del Laboratorio di sanità pubblica dell'Usi di Torino, erede delle competenze del vecchio Enpi, l'Ente nazionale prevenzione infortuni abolito nell'82 e di altri organismi di controllo parimenti soppressi. «Per fortuna - spiega l'ing. Campobello - il rateo di infortuni degli ascensori è di un incidente, non mortale, ogni 2 miliardi e mezzo di corse per persona. L'ascensore è meno pericoloso di quel che si pensa». Le competenze della sezione fisico-impiantistica dell'Usi sono tante: il carico di lavoro presunto per Torino, oltre ai 30 mila ascensori, prevede 18 mila impianti di sollevamento (gru, montacarichi), 20 mila impianti elettrici e 20 mila apparecchi a pressione. A fronte di questi compiti ci sono 4 ingegneri (ne mancano 5) e 3 tecnici diplomati (ne mancano 13). Così oggi si procede con un criterio di priorità fondato su una valutazione del massimo rischio. Si dà la precedenza a impianti in locali pubblici, ascensori con prestazioni non usuali, o con prescrizioni antincendio oppure collaudati prima del 1964. Per una verifica periodica ragionata degli ascensori, che eviti episodi clamorosi come quello di venerdì alle case Iacp di via Giolitti 40 (porte senza sicurezze), la speranza si chiama legge 428/91: «In sostanza spiega l'ing. Campobello - si tratta di una "privatizzazione" dei controlli, che vengono affidati a professionisti con certe caratteristiche, tutti ingegneri iscritti ad un albo apposito dopo il superamento di un esame. E' un'applicazione del concetto di autocertificazione come è già previsto dal nuovo codice della strada in tema di revisione periodica dei veicoli: la ditta che esegue la manutenzione o il professionista che certifica l'efficienza di un impianto ne sono responsabili. All'ente pubblico resta il controllo a campione o le verifiche su indicazione delle varie Usi». Ma la 428 sta nascendo con un travaglio lungo e difficile perché il regolamento applicativo doveva essere pronto in 120 giorni, mentre è trascorso più di un anno e il ministero non ha ancora partorito nulla, tanto meno gli elenchi dei professionisti abilitati alle verifiche: se si avranno per Natale potremo ritenerci fortunati, anche perché gli esami per tutta l'Italia si potranno fare soltanto a Roma. La legge ha cercato di ovviare agli inconvenienti lamentati dalla 818, che ha privatizzato la prevenzione incendi senza tener conto delle possibili perversioni: così è impossibile il «subappalto delle verifiche», perché gli incarichi sono «ad personam». Gli stessi ingegneri delle sezioni fisico impiantistiche delle Usi possono diventare controllori privati solo dopo due anni dall'aver lasciato l'ufficio pubblico e dopo aver superato l'esame. Come tutti. Gianni Bisio La percentuale di infortuni (non mortali) in ascensore è di uno ogni due miliardi e mezzo di corse per persona Secondo gli esperti gli impianti sono meno pericolosi di quanto si creda

Persone citate: Campobello, Salvatore Campobello

Luoghi citati: Italia, Roma, Torino