Sul dramma di Ashe cinismo made in Usa di Curzio Maltese

Sul dramma di Ashe cinismo made in Usa TV E SPORT Sul dramma di Ashe cinismo made in Usa RIUNIONE Rai. Presiede Gilberto Evangelisti, direttore della testata sportiva. Nervosetto. Allora, che si fa? In settimana, poche trovate. Marco Civoli alla Stramilano intervistava i maratoneti, muti per la fatica: comico. Raul Gardini salta da «Dribbling» al salotto di Mina. La vela, figurati che audience. Non saremo tornati al tormentone di Azzurra? De Laurentiis invita Borsano a chiudere la polemica col Real. Già meglio. E la Fininvest, che combina la concorrenza? Organizza scherzi. Da Vianello alla Gialappa's, passando per Teocoli, è tutta 'na beffa, come direbbe Rokko. • Basta non toccare il Mi-, lan, s'intende. Perché altrimenti Galliani s'arrabbia e blocca tutto (è successo con lo scherzo a Maldini). Sì, ma che c'entra con lo sport? Si alza il ditino di Aldo Biscardi. Il primo della classe. «Ecco, io un'idea ce l'avrei. Originalissima. Eccezzzionale. Un dibattito: stranieri sì o stranieri no? La scheda di Nesti e poi, via, un bel pingo pongo. Eh? Che ne dite?». Silenzio di gelo. Scherzi a parte, son domeniche difficili queste. Il campionato di calcio è finito, quello di Formula 1 è nato morto, Alberto Tomba ha salutato i «suoi» tifosi ed è uscito di pista (alla lettera). Rimangono questi terribili «contenitori», ore e ore da riempire di nulla, in attesa di un playoff di basket, del via al Giro. Quando, all'inizio dell'avventura, si diceva che erano troppe le trasmissioni e troppo lunghe ed eguali l'una all'altra, rispondevano: «Ma nessuno è obbligato a guardarle». Infatti. Nella domenica sportiva, imitata di recente da quella elettorale, si segnala la progressione mostruosa di «Scherzi a parte», ormai vi-, cina agli otto milioni. Ora alla Rai meditano su una 1 «nuova formula» per la DoI menica Sportiva. Alla Finin- vest si domandano se non è il caso di tagliare qua e là. Meglio parlar d'altro. «Ashe ha vinto per manifesta superiorità culturale» scriveva John Me Phee (citato da Gianni Clerici) a proposito della vittoria di Wimbledon '75, avversario Jimmy Connors. Indimenticabile. C'era più intelligenza in una volée di Ashe che nell'intera carriera di molti suoi colleghi. Una parabola perfetta, la sua, euclidea. Un modo di dominare con la ragione il caso, il destino. Dominare se stesso, prima del gioco, è stata la regola di Ashe, unico nero nell'ultimo sport per soli bianchi. In tanti anni non ha mai reagito agli insulti che gli piovevano intorno. Dagli avversari, dalla gente. Dalla vita. Si è risollevato da un terribile infortunio e più tardi da un infarto. Arthur Ashe l'abbiamo visto su Cnn annunciare che è malato di Aids. Non sieropositivo, come Magic Johnson. Malato di Aids. E poi l'abbiamo visto fermarsi, smarrirsi, piangere. Per la prima volta, sconfitto dall'emozione. C'era da vergognarsi. Non certo per Ashe, che non ha nulla di cui vergognarsi. Neppure di fronte alla morale idiota che considera una colpa essere omosessuale o aver avuto «troppi» rapporti sessuali. Ashe ha ricevuto l'Aids da una trasfusione. C'era da vergognarsi per quelle telecamere puntate, oltre la notizia, sul dolore. Fisse, a scavare in fondo al dramma. Come se non fosse bastato lo strazio di quell'annuncio forzato, dopo che un dobermann di redazione aveva trasformato una confidenza in un titolo a tutta pagina su Usa Today. Sono documenti, testimonianze, si dice in casi simili. In questo, l'unica testimonianza è il cinismo. E non importa davvero sapere oggi quanto audience ha fatto la disperazione. Curzio Maltese isej

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