Tutti in mare, è di scena la vanità

Tutti in mare, è di scena la vanità Inedite fibre e colori brillanti rivoluzionano l'abbigliamento dei velisti Tutti in mare, è di scena la vanità La regata oceanica, banco di prova per i nuovi indumenti e materiali aj _ LLA fine di ogni regata, gli uomini dell'equipaggio del maxi Merit scendono in banchina indossando impeccabili divise bianche e gialle. Il loro skipper, Pierre Fehlmann, è inflessibile: concluso un triangolo mediterraneo o una traversata oceanica, prima di entrare in porto esige che l'equipaggio curi il proprio look: «E' una questione di stile», sostiene. Lo stesso principio che seguivano i marinai degli antichi velieri: indossavano roba vecchia, ma sempre pulita e rammendata e la domenica farsetto e pantaloni di tela, persino in mezzo all'oceano. «Chi va in barca, anche oggi, indossa abiti vecchi - fa notare Marco Massaglia, titolare della Brooksfield, azienda d'abbigliamento che metterà il suo marchio su un veliero alla prossima Regata intorno al mondo -. Soltanto chi gareggia d'inverno o chi naviga in condizioni estreme non può fare a meno di un adeguato abbigliamento tecnico». Questo non significa che i moderni marinai rinuncino all'eleganza: alle regate di «vetrina» come quelle che si svolgono a Porto Cervo, Portofino, SaintTropez, è quasi d'obbligo presentarsi in divisa. Ma chi «fa moda» è soprattutto il pubblico di contorno al palcoscenico del vento. Giacche, maglie e completi (primeggiano in questo caso le simpatiche e funzionali proposte di Fay/Ema e Belfe) visti in banchina sfileranno anche in città quasi a rappresentare uno status symbol a cui fanno riferimento anche coloro che in barca non ci hanno mai messo piede. Questi ultimi hanno anche scoperto i vantaggi di certi capi marinari come la comodità dei giacconi, la funzionalità dei cappucci, delle maniche dai polsi regolabili, delle infinite tasche, con le comode chiusure, delle cuciture rinforzate. Delle scarpe da barca, ormai superurbanizzate, si ap- prezzano i pellami idrorepellenti, le suole antisdrucciolo fatte con mescole differenti per garantire la massima aderenza. Sull'asfalto quelle suole servono poco, ma è consigliabile, per sembrare un vero marinaio, indossarle senza calze: fra le più famose, le Sperry Top Sider antenate di tutte le altre, le collaudate Timberland, le Tod's, le Docksteps. E poi la moda ha rivoluzionato i colori: il blu accoppiato al rosso e al bianco, mantiene salda una tradizione d'eleganza ma non ha saputo contenere la straordinaria varietà di tinte che hanno invaso le vetrine di abbigliamento nautico: dai colori fluorescenti alle tonalità calde. Nel corredo del marinaio ciò. che conta di più però è il tessuto: deve essere caldo, leggero, resistente agli strappi e al sole, ma soprattutto impermeabile e traspirante e le cuciture non devono lasciar filtrare acqua. La ricerca tecnologica che ha prodotto nuovi tessuti e morbide microfibre, oltre agli efficaci «pile», sta scalzando le vecchie cerate di nylon, fredde, rigide e scomode e certi capi di lana che si infeltrivano facilmente. La moda mare prima di arrivare in vetrina viene sperimentata sul campo anche in imprese estreme. Alcuni esempi: Fly 3 di Gente di mare, che si rivolge a un pubblico elegante, fa sperimentare lane e cotoni (come la tenuta dei colori al sole e alla salsedine) al giro del mondo in crociera sul veliero italiano Gulliver. La Slam ha affidato i propri capi all'equipaggio di Fehlmman durante l'ultimo Giro del mondo (32 mila miglia in tre oceani) e agli uomini della spedizione antartica Sector Pelagio. La britannica Musto, in forte concorrenza sul mercato mondiale con la connazionale Henry Lloyd, può soddisfare qualsiasi esigenza marinara, fornisce l'abbigliamento tecnico a molti equipaggi oceanici fra cui quelli di Falck (prima Gatorade ora Safilo). Murphy e Nye veste il Moro di Venezia, sfidante di Coppa America: le sue cerate sono in robustissima microfibra tessuta con filato composito di kevlar avvolto con poliestere. L'ultima novità vista alle regate di Portofino è il Microtene 10.000 studiato da Montefibre per la Ermenegildo Zegna. E' un filo continuo poliestere (terital Zero 4) leggerissimo (ne basterebbero soltanto due chili per avvolgere la Terra sull'equatore) compatto e quindi impermeabile, ma traspirante. L'ha sperimentato, come tenda, Messner in Antartide, ora dovrà affrontare anche la prova mare. Irene Cablati Fra le ultime novità per l'abbigliamento da sportivo c'è a Microtene 10.000 un filato in poliestere lanciato da Zegna QcC Qui accanto l'equipaggio di «Brava» indossa cerate Slam High Seas nei colori bianco-royal Qui sopra: Joni Mundi, protagonista di circumnavigazioni del globo, indossa un completo Coastal Tricolor prodotto dalla Musto.

Luoghi citati: America, Antartide, Portofino, Venezia