Guerra di successione nel Labour di Paolo Patruno

Guerra di successione nel Labour GRAN BRETAGNA Bryan Gould accusa John Smith di corresponsabilità nella disfatta elettorale Guerra di successione nel Labour Kinnock si è dimesso, aspra lotta tra i delfini LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nell'aula dei Comuni riservata ai laboristi, al secondo piano del palazzo di Westminster, ieri pomeriggio Neil Kinnock ha letto con voce a malapena controllata il comunicato di dimissioni, tirando prontamente le conseguenze della sconfitta elettorale subita giovedì. Ha voluto chiudere in fretta l'ultimo capitolo della storia del suo partito per consentire «al più presto possibile» la nomina del suo successore. Ma non potrà evitare che si scateni un'aspra lotta di successione. Perché al super-favorito John Smith si contrapporrà oggi un nuovo contendente, un altro ex ministro del governo-ombra, Bryan Gould. E l'esito del duello sarà fissato da un Congresso speciale a fine giugno. Pallido e teso, Kinnock se n'è andato sbattendo la porta, con una nota di aspra recriminazione contro «la stampa controllata dai conservatori» che lo ha attaccato ingiustamente, che ha presentato in maniera caricaturale la politica del partito laborista agli elettori. Non sbaglia, Kinnock, nel ricordare che quasi tutta la stampa, specie quella popolare, si è schierata rozzamente dietro il governo, con la clamorosa eccezione del «Financial Times». Ma non è proprio il momento di dirottare sui «nemici esterni» le responsabilità della sconfitta. Perché la caccia agli errori deve cominciare in casa laborista. In una giornata agitata da un vento tornato autunnale, con il centro finanziario della City al lavoro in un panorama da bombardamento aereo dopo l'attentato dell'Ira, con la gente stordita e impaurita da nuovi allarmi alla bomba che hanno bloccato per ore una stazione ferroviaria sconvolgendo il traffico, il partito laborista sembra ripiombato all'improvviso in un clima da «guerra civile». Con aspro scambio di recriminazioni fra le due fazioni che si affrontano nella lotta di successione a Kinnock. Una atmosfera avvelenata dalle accuse lanciate da un ex aiutante di Kinnock, in una lettera pubblicata dal «Guardian» per una asserita «cospirazione» dei sostenitori di John Smith, architettata già un anno fa in previsione della sconfitta elettorale e intesa ad eliminare qualsiasi avversario nel rimpiazzo del leader battuto. Sembra di essere ripiombati di colpo nel magmatico clima del Labour di una dozzina d'anni fa, al quale proprio la leadership di Neil Kinnock aveva saputo porre argine dopo aver disarmato la corrente trotzkista «Militant». Adesso non sono più gli estremisti di sinistra ad attizzare le rivalità interne. I siluri partono dal fronte dei sostenitori di Bryan Gould, lo sfidante di Smith, che accusano gli avversari di voler affrettare la designazione del nuovo leader per non approfondire ii dibattito interno nel partito alla ricerca delle responsabilità della sconfitta. Ma sarebbe riduttivo parlare solo di rivalità personali. In realtà, il «clan degli scozzesi», capitanato da John Smith, un avvocato trasformatosi con successo in economista, è ritenuto almeno corresponsabile nella sconfitta proprio per aver presentato agli inglesi un programma economico di governo troppo simile a quello dei conservatori. Stretta politica monetaria, salvaguardia del valore della sterlina in ossequio allo Sme, con l'aggravante di una politica fiscale punitiva verso il ceto medio-alto che ha alienato molte simpatie al partito. Bryan Gould, come Smith della generazione dei cinquantenni, ma di estrazione meridionale, è convinto che il Labour deve mutare la sua politica cercando un eventuale terreno di intesa con i liberal-democratici sulla riforma elettorale, con l'adozione della proporzionale, e su possibili accordi preelettorali almeno su scala locale. In piccolo, la stessa politica che era servita in Francia a Mitterrand per arrivare all'Eliseo grazie all'appoggio del pc, sbaragliando i governi di centro-destra. Dopo quasi nove anni, dunque, se ne va Kinnock seguito dal suo «vice» Hattersley, anche lui dimissionario. E il Labour oltre alla ricerca di un nuovo leader è obbligato a identificare un nuovo ruolo entro cui calarsi nella società britannica. Paolo Patruno L'ex leader laborista Neil Kinnock

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