«Ma il Palazzo non cadrà a pezzi» di Giorgio Bocca

«Ma il Palazzo non cadrà a pezzi» IL PAPILLON DELLA CAMERA «Ma il Palazzo non cadrà a pezzi» Orefice: i Tiggì senza l'obbligo di fare gli scoop LB ROMA m INFORMAZIONE non ;- deve essere un pugno nello stomaco. Perchè non è compito dei telegiornalisti politici fare gli scoop». Vittorio Orefice. Immutabile, inaffondabile, imperturbabile. In una parola, eterno. 0 «anfame», se preferite la caricatura che di lui, e di quelli come lui, fa Giulio Pinocchio ad «Avanzi». Montecitorio è ancora chiuso, ma Orefice è già in perlustrazione, con il suo farfallino rosso e il completo principe di Galles dai risvolti impeccabili. «Sono entrato qui dentro nel novembre del 1944», ricorda. Da allora non è uscito più. Ogni giorno, per 48 anni: in tutto fanno centocinquantamila ore: solo Andreotti può tenergli botta. Il processo contro, la lottizzazione e il Tg 1, primo effetto della tempesta elettorale, non può non riguardarlo: «Ma il Tgl rimane il migliore. Quella dì noi informatori politici è una funzione educativa. Se il Tgl la svolge senza cadute, anche gli altri dovranno adeguarsi. Se invece lascia spazi di credibilità, allora darà fiato a chi preferisce un'informazione di parte». Veramente l'accusa che in molti rivolgono a Vespa è di non esserci andato tanto leggero neanche lui, nel fare campagna elettorale per la de. «Qualche volta anche il Tgl ha dei complessi che non dovrebbe avere. Si sottovaluta. Le elezioni dimostrano che i partiti più sostenuti dalla tv...» Orefice lascia la frase in sospeso, sostituendo lo scontato «...hanno perso» con un sorriso ammiccante. «Bisogna essere credibili. Io riesco a farmi capire dai vecchi e dai bambini». Eppure, in una recente intervista, Biagi l'ha chiamata in causa. Ha detto: perchè ogni domenica gli italiani si devono beccare Orefice, puntuale e implacabile come le previsioni del tempo? Socchiude gli occhi, pessimo segno: «Beh, almeno mi riconosce il pregio della puntualità». Ma Biagi ha anche detto che la riforma della Rai potrebbe cominciare da Orefice. «Io invece penso che se cominciasse da Biagi, la Rai risparmierebbe molti più quattrini. Ma tutto sommato sarebbe un peccato, perchè agli spettatori sono sempre piaciuti De Amicis e gli Harmony». Gli Harmony? «Sì, quei romanzetti d'amore». Orefice adesso ride di gusto. «Avanzi»? Non l'ho mai visto. Comunque non mi sento "la simpatica voce del governo". Sono un giornalista al servizio delle istituzioni. Nessun politico si è mai permesso di suggerirmi quel che dovevo dire. Certo, non ho mai fatto delle provocazioni, tipo aggredire o contestare, perchè non è questo il compito del giornalista». Qual è, allora? «Collegare le notizie al loro vero significato. Mi piacerebbe informare solo sui fatti, sganciandomi dai personaggi. Ma i politici, si sa, sono vanitosi: vorrebbero trasformare i tigì in una sfilata delle loro facce». E Biagi? «Biagi è un brav'uomo. Solo un po' nervoso e deluso perchè ha sponsorizzato una causa non giusta, quella dei repubblicani. E lo ha fatto perchè non è ferrato in politica. La politica richiede una conoscenza scientifica». Quarantotto anni, centocinquantamila ore. «Quando io, ad esempio, dico che non c'è la crisi di governo, sono la logica, la conoscenza, la cultura a dirmelo. Non certo la soffiata di un politico». Si avvicina un funzionario della Camera, con un giovanotto che avanza a passi incerti: «Dottor Orefice, permetta che le presenti l'onorevole Leccisi, neoeletto dei Verdi nella circoscrizione di Bari. Sa, è nuovo, ha solo 30 anni...» Al nuovo venuto Orefice regala uno sguardo benedicente: «Complimenti, ma si ricordi: il Palazzo è molto robusto...», e accompagna le parole con un frenetico allargar di gomiti. «Eh, quanti ne ho visti di questi ragazzi», continua, dopo che l'altro se n'è andato. «Arrivano baldanzosi. Poi c'è il contatto con l'assemblea, le commissioni, i discorsi da pronunciare. La selezione è spietata: se sbagli hai chiuso. Contrariamente a quel che si pensa, la gerarchia politica è innanzitutto culturale. Ho visto nascere tante carriere. E mi sono anche sbagliato. Nel 1963, ad esempio, quando entrarono Cossiga e Adolfo Sarti, era a quest'ultimo che pronosticai un grande futuro. Cossiga sembrava una presenza mediocre, sempre così preoccupato della sua salute...» Passano Onofrio Pirrotta e Francesco Pionati: in fondo, sono figli e nipoti suoi. «I giovani si faranno, sono bravi. Purtroppo si è un po' perso il gusto di fare da tramite tra il politico e l'opinione pubblica. Si tenta di offrire verità precostituite, di fare spettacolo». Allude a Samarcanda? «Ma che cosa ha portato, alla fine, quel programma? Chi si è riconosciuto nella piazza vociante? Il pds che ha perso 1' 11 % o le Leghe?» Orefice preferisce porre domande con la risposta incorporata. Oppure, ribaltare il problema. «Troppe omissioni nei Tg? Non va bene neppure il contrario: far credere alla gente che certe iniziative siano più importanti di quello che sono, diventare tifosi. Ricordo quando elessero Pertini al Quirinale. Giorgio Bocca venne qui a sostenere la candidatura di Giolitti e scrisse che chi non lo appoggiava era un mascalzone. Io mi permisi di rispondergli che, realisticamente, quella candidatura non aveva alcuna probabilità di successo». E adesso che accadrà? «Tutti i partiti pensano che le elezioni siano state un'esplosione, un terremoto. Ma quando la cenere sarà caduta per terra, si renderanno conto che le costruzioni antisismiche hanno tenuto. Qualcosa cambierà, certo. Ma deve cambiare in meglio, non in peggio. Prima dell'elezione del nuovo capo dello Stato non vedo possibile un governo. Oddio, magari Cossiga chiama Martinazzoli. Ma che può fare, Martinazzoli?». Miglio, l'ideologo leghista, dice che il Parlamento ha l'Aids. «Tutti ne parlano male e poi cercano di arrivarci... Troppa enfasi: la nostra società civile è molto più solida di quel che si pensa. Anche questo palazzo è molto più solido di quel che si pensa...» E allunga le mani come per abbracciarlo. O per proteggerlo. Massimo GrameDini «Anche il Tgl di Vespa talvolta ha dei complessi che non dovrebbe avere perché si sottovaluta» Vittorio Orefice è da 48 anni informatore politico. Non risparmia battute al vetriolo su Enzo Biagi e Giorgio Bocca

Luoghi citati: Bari, Galles, Roma