L'Etna ha vinto la prima battaglia

L'Etna ha vinto la prima battaglia Cronaca di una giornata di guerra alla lava: le mine non hanno deviato il fiume di fuoco L'Etna ha vinto la prima battaglia Trasportati a valle i massi lanciati dagli elicotteri Usa Operazioni sospese, oggi sarà sferrato l'attacco decisivo ZAFFERANA ETNEA DAL NOSTRO INVIATO L'Etna non è stato sconfitto, la colata lavica continua a scendere inarrestabile verso Zafferana, anche se, dopo gli esperimenti di ieri, forse c'è qualche speranza in più. Un minuto dopo mezzogiorno il prof. Barberi ha ordinato agli incursori della Marina di far brillare le cariche cave poste sulla crosta di lava rappresa a quota 1950, in Val del Bove ancora coperta di neve, sotto la quale, ad una profondità di circa 20 metri, scorre il fiume di magma incandescente. Lo scoppio dei 480 chili di esplosivo ha provocato il crollo di un lungo tratto della superficie del tunnel: un getto infuocato, seguito da una lunga colonna di fumo si è innalzato verso il cielo, mentre grossi frammenti di roccia lavica si rovesciavano all'interno della breccia. «E' riuscito, ce l'abbiamo fatta», ha gridato per radio il vulcanologo: l'esperimento sembrava aver dato i risultati sperati, per effetto dell'esplosione una parte del tunnel si era scoperchiata, si vedeva la lava incandescente che fluiva velocemente, quasi una cascata, ostacolata in un primo momento dai massi caduti all'interno, ma purtroppo la forte pressione che spinge la massa fluida li ha travolti, la lava non è uscita dal tunnel e, percorse poche decine di metri allo scoperto, ha continuato a scivolare sotto la spessa crosta di magma rappreso. All'euforia del primo momento è seguita perciò una più cauta valutazione. Rientrato in elicottero a Zafferana, Barberi ha spiegato: «Sono interventi molto difficili. In parte il risultato è stato quello sperato: la volta è crollata nel canale sotterraneo ma l'esplosione non è riuscita a deviare il corso della lava. Questo ci ha fatto capire che bisognerà utilizzare cariche assai più potenti, perché le pareti del tunnel sono molto spesse, la lava in certi punti scorre ad una profondità di oltre 30 metri, e bisognerà farne esplodere ancora molte». Questa, comunque, è la tecnica da seguire per tentare di rallentare e deviare il corso della lava che continua a scaturire dalle viscere del vulcano? «Senza dubbio. Ma non dobbiamo limitarci a questo, è necessario attuare altri interventi più in basso, in Val Calanna, in prossimità del terrapieno costruito quattro mesi fa, per cercare di rallentare l'avanzata della colata». Proprio in quel punto, alle 12,30, i genieri dell'esercito hanno fatto esplodere quattro cariche cave che hanno sfondato la volta di un tunnel dove fluisce uno dei quattro bracci in cui si è diviso il fiume di magma che scorre sottoterra. Operazione molto difficile e pericolosa: i genieri hanno dovuto portare l'esplosivo camminando su una superficie di lava ancora calda, in certi punti, dice il colonnello Vittorio Pennisi, «la crosta lavica fluttuava sotto i nostri piedi, gal- leggiando sulla lava fluida che scorre al di sotto». Per poter sistemare la cariche, è stato necessario raffreddare la crosta con getti d'acqua. La deflagrazione ha provocato uno squarcio di circa un metro, da cui è sgorgato un flusso di kva incandescente che si è riversato in un canalone laterale. Ma la quantità di magma che continua a sgorgare dalle viscere dell'Etna, da una profondità stimata dai vulcanologi intorno ai ventimila metri, è enorme, la pressione è tale che quando, circa tre ore dopo, ho sorvolato la zona su un elicottero dei Vigili del Fuoco, dalla falla sgorgava un rosso torrente di lava infuocata largo almeno quindici metri che scivolava velocemente verso il basso. In quel momento, erano le 15,30, tre elicotteri «Black Stallion» della US Navy, che portavano appesi massi di calcestruzzo pesanti due tonnellate ci sono passati accanto e, raggiunta Val del Bove, li hanno sganciati sulla breccia aperta dagli incursori sul tunnel sotterraneo. Nono¬ stante le condizioni del tempo fossero peggiorate, con la visibilità ridotta al minimo dalle nuvole, quattro massi su cinque hanno centrato l'obiettivo ma non è stato ottenuto l'effetto desiderato: invece di sprofondare nella lava fluida i massi sono rimasti a galla. Scopo dell'operazione era quello di bloccare il flusso del magma nel tunnel con questi massi posati sul fondo che avrebbero dovuto fare da tappo ma, come ha spiegato Barberi, «purtroppo il loro peso specifico è inferiore a quello della lava. Domani proveremo a lanciare nella breccia dei blocchi di lava che dovrebbero affondare senza difficoltà: la lava va combattuta con la lava. Comunque sono molto soddisfatto, l'esperimento ha dimostrato che è un'operazione fattibile». Per circa mezz'ora ho sorvolato la zona investita dalla colata. Uno spettacolo impressionante. Dalle bocche effusive di Val del Bove, ancora innevato, la lava ha raggiunto Val Calanna: un mare di magma raggru¬ mato, percorso da strisce infuocate, in lento, costante movimento, ha invaso questo pianoro di circa 13 ettari, ricco di vegetazione, ginestre, alberi da frutta, che è stato completamente sommerso dalla lava. Il terrapieno di sostegno, costruito quattro mesi fa, alto più di 25 metri, è stato superato e sommerso da questo mare ribollente, la lava è precipitata verso il basso percorrendo un ripido canalone, ha travolto i tre sbarramenti in terra inalzati in fretta e furia dagli operai del comune giovedì e venerdì e sta per superare anche l'ultimo, alto circa dodici metri, costruito alla fine del canalone, dove si apre il pianoro di Pian dell'Acqua, a meno di un chilometro dalle prime case di Zafferana. Le ruspe dei vigili del fuoco, in una disperata lotta contro il tempo, stanno lavorando sul terrapieno, quasi a contatto con il magma bollente, cercando di rialzarne il bordo, ma da un momento all'altro c'è il rischio che la lava riesca a sfondare la sottile, fragile barriera di terra ammucchiata sulla sommità dell'argine. Con il comandante dei Vigili del Fuoco di Catania, Calogero Murgia, ho raggiunto con una camionetta il terrapieno. Il calore emanato dalla lava è quasi insopportabile: il fiume di magma sembra inarrestabile. La scorsa notte il fronte lavico distava ancora una quarantina di metri dall'argine, alto dieci metri, ora è a ridosso dello sbarra¬ mento e ne ha già raggiunto la sommità, elevata di altri due metri nel corso della giornata. Dall'elicottero la minaccia che incombe su Zafferana appare in tutta la sua drammatica evidenza. Se non si riesce a bloccare il flusso del magma, deviandone il percorso a monte, a Pian Calanna, nelle prossime ore il terrapieno sarà sommerso e più nessun ostacolo si frapporrà fra la lava e il centro abitato. Due sono le possibilità: il magma può incanalarsi lungo la strada, in ripida discesa, e piombare sulla frazione Ballo, oppure può deviare a destra, attraverso i campi, invadere il letto del vecchio torrente e dirigersi verso il centro del paese. In entrambi i casi, Zafferana rischia di essere divisa in due, attraversata dal torrente di fuoco. La potenza distruttiva del magma incandescente è terribile: ho visto una piccola casa colonica investita dalla lava sciogliersi letteralmente e sprofondare nel fiume infuocato. Francesco Pomari La colata lavica prosegue la sua corsa nonostante gli interventi di ieri

Persone citate: Barberi, Calogero Murgia, Vittorio Pennisi, Zafferana

Luoghi citati: Catania, Pian Calanna, Usa, Zafferana Etnea