I negozianti divisi sul Grand Hotel Europa

I negozianti divisi sul Grand Hotel Europa Ma quelli che rimangono sono tutti soddisfatti I negozianti divisi sul Grand Hotel Europa Piazza Castello, sabato pomeriggio. Il sole che filtra tra le colonne illumina un via vai fitto. Ragazzine in gruppo, famiglie, bande di giovani vocianti. Sull'angolo con via Roma, i venditori di orecchini trasparenti fanno affari: sono in molti a fermarsi ai loro cavalietti variopinti. Un sabato come gli altri. Il Grand Hotel Europa, cinque stelle di eleganza, cambierà probabilmente la «faccia» di questo angolo di Torino. E i commercianti? Chi resta, chi se ne deve andare, chi è ottimista, chi decisamente «contro». La «Coltelleria De Carlo», classe 1912, è uno dei negozi che dovranno spostarsi. «Ottant'anni di attività, tre generazioni dietro il banco - dicono i fratelli Giorgio e Piero, con la mamma Ester -. Certo, cambiare le abitudini dei clienti non è mai facile, ma ci auguriamo che la proprietà ci trovi una sistemazione adeguata». Da «Paola», il chiosco che vende biancheria da una ventina d'anni, c'è ottimismo. «Ci troveranno un posto - dicono le responsabili Antonietta Cassetta e Mara Palmieri -. Sapevamo da tempo di questo progetto». «Siamo fiduciosi», dice Vincenzo Pisapia, titolare della tabaccheria «della signora Gina», la prima rivendita di Torino. Ma sotto i portici c'è anche chi sostiene di non essere stato avvertito. «Non so se dovrò andarmene - dice Felice Mattia, del chiosco di gelati "Rapalino" -, nessuno mi ha interpellato. Il mio contratto dura ancora un paio d'anni e io voglio rimanere». Si ribella Giorgio Sciretti, della boutique «Babajaga»: «Per avere una nuova insegna ho combattuto per anni con le Belle Arti: ora parlano di rivoluzionare tutto. Vogliono fare l'albergo? Ma quando finiranno chissà se esisterà ancora piazza Castello, o se sarà tutto un mortorio. E che ne faranno dei marocchini che stazionano qui davanti?». Cesare Barbero, il titolare di «Jack Emerson», lo storico bazar-salotto «all'inglese» aperto dal '56, non si scompone. «Non so nulla, con la proprietà siamo ancora a livello di sorrisi. Noi siamo al primo piano, la redazione di "Repubblica" sta sopra di noi e rimane: non vedo perché dovremmo andarcene. Se ci sposteremo, sarà tra molto tempo». Soddisfatti i «salvati». «No, noi rimaniamo», sorridono da Benetton. Sul lato di via Accademia delle Scienze, Carla Ruffatti (boutique di famiglia dal 1866): «Valorizzerà il centro, ne sono contenta». Su via Roma, parla il gerente di «G. B. Sportelli», Giancarlo Martino: «Sarà vantaggioso, alzerà il livello della clientela» e Iliana Montanari, dell'«Antica Gioielleria»: «L'hotel? Ben vengano i cambiamenti!». Cristina Caccia Qui accanto Carla Ruffatti Nelle foto sopra, Antonietta Cassetta di «Paola» e, a destra, Giorgio Sciretti della boutique «Babajaga»

Luoghi citati: Benetton, Europa, Torino