« Più nulla da fare » di Fabio Albanese

« Più nulla da fare » « Più nulla da fare » Un esperto: siamo stati sconfitti CATANIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Ormai non c'è più nulla da fare. Da qui sotto non si può fermare la lava». Renato Cristofolini, vulcanologo ed esperto per conto della Protezione civile della Regione Siciliana, di eruzioni dell'Etna ne ha viste e studiate tante nella sua lunga carriera. Al centro operativo di Zafferana parla con gli uomini della prefettura, accompagna i militari nei sopralluoghi «tecnici», segue quasi con fatalistico distacco gli avvenimenti che si susseguono. La sua analisi «è pessimistica forse, ma estremamente realistica». Dall'Hotel Airone, nuovo quartier generale della Protezione civile, guarda gli automezzi dei militari salire verso il fronte lavico che si vede distintamente a poco meno di un chilometro dalle prime case del paese. «Temo che sarà tutto inutile», dice. Il terrapieno che le ruspe del Comune e quelle della Protezione civile hanno cominciato a sollevare già nella tarda serata di venerdì in località Piano dell'Acqua, è già inservibile. La lava lo ha scavalcato in un punto nel primo pomeriggio di ieri. Come nella mutile lotta tra un elefante e una formica, gli escavatori indietreggiano e ricominciano a sollevare argini, ancora più in basso, davanti alle prime case della frazione di Ballo-Petrulli. «E' comunque un palliativo», andava dicendo l'altro giorno il vulcanologo Franco Barberi. E mentre le squadre di operai aspettano la lava al fronte, sulle sommità del vulcano comincia l'esperimento mai tentato prima al mondo: bloccare il flusso lavico alle bocche per dare il tempo ai fronti avanzati di raffreddarsi. «Non si tratta di una deviazione - tiene a precisare Stefano Scammacca, prefetto vicario di Catania che coordina le operazioni della Protezione civile - ma di un semplice rallentamento del flusso, che ci darà un po' di respiro». Sebbene di un'ipotesi di deviazione della lava si sia già discusso l'altra sera in prefettura, se dovesse raggiungere il paese, tutti evitano di parlarne. Il ricordo delle polemiche seguite al tentativo dell'83 è ancora vivo. E ieri mattina al fronte lavico è arrivato anche il procuratore della Repubblica Gabriele Alicata. «Sono qui a titolo personale - ha tenuto a precisare - anche se un'ipotesi di deviazione implica una serie di valutazioni di carattere giuridico». Le operazioni avrebbero dovuto cominciare già ieri mattina presto. Ma ci si è messo di mezzo anche il maltempo: pioggia e grandine si sono abbattute sulla zona e gli elicotteri della Marina militare italiana con quelli della base statunitense di Sigonella si sono potuti alzare in volo solo nel pomeriggio. I velivoli, secondo quanto stabilito venerdì dalla Commissione grandi rischi, dovrebbero trasportare enormi macigni in cemento all'imbocco dei tunnel dentro i quali la lava si «ingrotta», poco sotto le bocche eruttive di quota 2450. «La fase più delicata è quella dello sganciamento - dice il generale Franco Fuduli, che dirige le operazioni delle Forze armate - perché bisognerà essere molto precisi, senza però rischiare di abbassarsi troppo sulla lava». Gli enormi massi, trasportati a bordo di camion militari, sono arrivati nel pomeriggio a Zafferana da Sigonella e sono stati portati nel campo sportivo, utilizzato ormai come eliporto. I grandi elicotteri «CH 53 Stallion» della Nato li porteranno in quota forse già domani, se le prove effettuate ieri pomeriggio assicureranno accettabili margini di sicurezza all'impresa. A Zafferana ieri sono arrivati da La Spezia anche gli «incursori» della Marina militare che dovranno raggiungere, arrampicandosi sull'Etna attraverso zone impervie, l'argine naturale che ostruisce il passaggio della lava verso la Valle del Bove. Proprio questo baluardo di lava solidificata ha deviato nelle scorse settimane il corso del magma verso la Val Calanna, facendo affluire in quella zona più di 20 milioni di metri cubi di roccia fusa. Con delle cariche esplosive piazzate su piccoli treppiedi, 15 centimetri dal suolo, si tenterà di far saltare l'argine per far cambiare percorso alla lava che finirebbe nuovamente dentro Valle del Bove, un enorme catino naturale dove scorrerebbe per anni senza arrecare danno alle popolazioni. Ma bisogna fare in fretta. In 24 ore la lava ha percorso 2 chilometri e mezzo e adesso si trova a circa 800 metri dalle prime case. In serata è stato notato un leggero rallentamento della colata. «Non bisogna farsi illusioni», dicono i vulcanologi. Sono loro i più sorpresi. Non lo dicono in maniera ufficiale, ma negli ultimi giorni nessuno era stato in grado di prevedere il comportamento del vulcano. Fabio Albanese

Persone citate: Franco Barberi, Franco Fuduli, Gabriele Alicata, Petrulli, Renato Cristofolini, Stefano Scammacca, Zafferana

Luoghi citati: Catania, La Spezia, Sigonella