«Ida e Ada»: eravamo due amiche al bar di O. G.

«Ida e Ada»: eravamo due amiche al bar Al Gianduja presentata la novità di Myriam Lattanzio «Ida e Ada»: eravamo due amiche al bar TORINO. E' lodevole che una struttura importante come il Teatro Alfred Jarry di Mario e Maria Luisa Santella abbia prodotto «Ida e Ada» con la Compagnia de li cunti. E' generoso avere sostenuto una giovane autrice, Myriam L/attanzio (con la sbarretta, chissà perché), napoletana psicologicamente lontana da Napoli, e quindi in concorrenza con un teatro nazionale che già fatica a trovare udienza, a meno che non sia cabarettistico e para-televisivo. Rallegriamoci dunque se lo spettacolo, diretto da Niko Mucci, è approdato al Gianduja. L'elenco delle coincidenze fortunate purtroppo si ferma qui. «Ida e Ada» è un copione che s'affida al battutismo, al rovesciamento delle situazioni, alle suggestioni dell'assurdo, al fumettismo avventuroso. Ma, sotto la superfìcie variata e talvolta scintillante, rivelano una disarmante fragilità. «Ida e Ada» è un garbato bozzet¬ to che fatica a trovare la dimensione della commedia. Due amiche si danno appuntamento in un bar. Non si vedono dal tempo della scuola. Una è introversa, grigia come l'abito che le scende fino alle caviglie. L'altra è vaporosa e avventurosa. Ritrovarsi significa rinnovare ricordi e ferite, scoprire che l'estroversa invidia la silenziosa esistenza dell'altra e una sua avventura onirica: lei, salvatasi da un naufragio, accolta dalle robuste braccia di Marion Brando; il divo la contende a Tarzan in una lotta che si volge inopinatamente in abbraccio amoroso. Fra le due amiche s'insinua una terza persona, il cameriere del bar, anzi una donna travestita da uomo che, sotto la giacchina bianca, nasconde un grembiule da scolara. Alla fine scopriremo perché cerchi con ossessione un pastello color oceano. Attrici brave, divertimento e il senso di una inappagata attesa. [o. g.]

Persone citate: Maria Luisa Santella, Marion Brando, Myriam Lattanzio, Niko Mucci

Luoghi citati: Napoli, Torino