E' Pippo che aiuto la Lega

E' Pippo che aiuto la lega Ricci caustico sulle accuse di Baudo a «Striscia la notizia» E' Pippo che aiuto la lega «Uno vede la sua "Domenica in" e poi vota Bossi Nessun programma convince come la realtà» MILANO. «Pippo Baudo mi accusa di avere contribuito al successo delle Leghe?». Antonio Ricci è così sbalordito che, contrariamente al solito, questa volta la risposta non arriva fulminea. Nell'intervista di ieri su «La Stampa», Baudo se la prendeva in particolare con «Striscia la notizia», parlava di «sfascismo qualunquista, spirito antiromano per quel che Roma rappresenta: i partiti, il potere, la burocrazia». Per due secondi, Ricci ci pensa su. Poi la graffiata arriva, eccome. «No, a favorire l'affermazione della Lega mi pare sia stato Pippo Baudo, con i suoi ''mandarinati". Uno vede lui e poi vota per Bossi. E' una giustificazione ideologica che io non condivido, beninteso, però so di tante persone normali che sono arrivate a una tale conclusione. Hanno votato Lega dopo avere visto "Domenica in", e la fine che fanno i soldi dei contribuenti. Non c'è nessuna trasmissione al mondo che possa incidere sul comportamento degli elettori più di quanto faccia la realtà». Secondo Baudo, un certo tipo di satira genera disaffezione alla politica ed è anche in parte responsabile della caduta elettorale della de. Il suo commento? Stranissimo. Come si fa a credere nel potere di suggestione di un programma che dura 10 minuti, e non nell'influenza di quelle 23 ore e 50 minuti di sfascio, in cui la gente ha a che fare con ospedali, inquinamento, traffico e così avanti? Mi dispiace di quel calo di voti, io sono de. Se lo dice, c'è il rischio che qualcuno ci creda. E che me ne importa? Di me, dicono anche che sono gay. A proposito di satira, dal 13 prossimo Italia 1 propone un «rimontaggio» di «L'araba fenice» proprio come qualcosa, o qualcuno, che «rinasce dalle ceneri»: in onda ogni lunedì alle 22,30, sette puntate invece delle 10 originali dell'88. Allora la trasmissione ebbe le sue vicissitudini. Il titolo originale era «Matrioska»ma ebbe subito molti oppositori: il coro di Comunione e Liberazione inveì per il fatto di non essere stato informato che la registrazione del suo canto sarebbe stata inserita in quel programma; e le proteste via via si ingigantirono per il grottesco nel personaggio dello Scrondo, per la sorpresa nel vedere per la prima volta un conduttore non europeo (Mazouk Barek, marocchino), per il gusto della provocazione non mediata nel susseguirsi rapidissimo di scene una più esilarante e imprevedibile dell'altra. «Insomma, un tipo di umanità diversa da Lorella Cuccarmi», conclude Ricci. Finì però che la presenza di Moana Pozzi fra gli interpreti diventò il catalizzatore dello scandalo. «Era più comodo per tutti, pensare che fosse colpa sua - riflette l'autore - in realtà lei non c'entrava nulla, anche perché, al contrario di quanto tutti farneticavano, il suo nudo era assolutamente casto». La formula era «da un lato inserire immagini e battute in situazioni del tutto diverse da quelle previste o prevedibili, dall'altro usare in modo nuovo proprio il mezzo tecnico, sperimentare al massimo i possibili risultati di un linguaggio che fosse veramente televisivo». Si scatenò un gran parlare sul nulla, e, pressato dallo scandalo, Berlusconi decise di sospendere «Matrioska». «Ci fu un po' di maretta», ricorda Ricci sorridendo solo a metà. Fra proteste e atti di solidarietà (fra cui gli scioperi degli attori di «Drive in»), la polemica proseguì per alcuni mesi, poi il programma, con qualche modifica accettata dall'autore, fra cui quella del titolo, che divenne appunto «L'araba fenice», andò in onda. E fu un successo delle cui ragioni ci si rende conto ancora meglio oggi, dopo quello di «Blob» e «Avanzi». «Ma la mia trasmissione può risultare un po' più irritante - aggiunge Ricci. Sono state tagliate le scene più datate - e non è stato difficile, perché io non faccio la tv usa e getta, ma la modulo già in modo che sia smontabile». Su Italia 1, la sera del lunedì è consacrata al comico. Di fianco a «L'Araba fenice» si affiancherà, alle 20,30, il nuovo ciclo di «Mai dire tv», della Gialappa's Band. Intanto, si sta preparando una rubrica di libri condotta da Gene Gnocchi e «Il falò delle vanità» con Vittorio Sgarbi. Ornella Rota Antonio Ricci: «Come si fa a credere nel potere di un programma e non nell'influenza dello sfascio con cui abbiamo che fare quotidianamente?»

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