Sul ring di casa vince il baby-tiranno di Gigi Padovani

Sul ring di casa vince il baby-tiranno Crescono i casi di violenza in famiglia, gli esperti a Rimini mettono sott'accusa la tv Sul ring di casa vince il baby-tiranno Genitori impreparati ai figli che si ribellano «Ceravamo tanto amati», trasmissione pericolosa RIMINI DAL NOSTRO INVIATO «Di questo caso si parla tanto perché si pensa che uccidere un genitore sia la cosa più terribile, invece sono persone come le altre, anzi più predisposte ad essere ammazzate». Più avanti: «Se il ragazzo killer ha ucciso per i soldi, non so se giudicarlo male sarebbe completamente giusto». Si parla naturalmente di Pietro Maso, e questi sono brani tratti dal tema di una sedicenne. Ma come dimenticare Manuela che assiste all'omicidio della madre, il violoncellista quattordicenne che massacra il padre a Bolzano perché non lo lasciava suonare o il drogato di Varese che uccide mamma e papà per comprarsi l'eroina? Negli ultimi tempi la cronaca ha offerto tante storie di ragazzi che sfogano la loro violenza contro la famiglia. E' l'«adolescente tiranno», dal quale i genitori non riescono più a difendersi. Il prof. Gaspare Velia, ordinarie di psichiatria all'Università «La Sapienza» di Roma, ha presentato questa sua formula ai 1500 colleghi che si sono dati appuntamenti al Palacongressi di Rimini per discutere dell'«adolescente e i suoi sistemi», su invito della Società italiana di psicologia e psicoterapia relazionale. Il congresso nasce da un presupposto: se c'è una malattia nella famiglia, l'adolescente la farà emergere. I casi presentati a Rimini sono intrisi di violenza. Ragazze che «sfasciano» il proprio corpo ingrassando a dismisura, giovani che giocano a fare gli skinhead senza averne alcuna ragione ideologica, piccoli «Rambo» che distruggono tutto in casa o quindicenni in crisi depressiva che si strappano capelli e peli. «Di fronte a queste situazioni noi non spariamo sui genitori, ma lavoriamo "con" la famiglia», spiega Fabio Bassoli, uno degli organizzatori del convegno. Ormai in Italia gli psicoterapeuti della famiglia sono circa 10 mila, in genere neuropsichiatri o psicologi, che adottano le tecniche sperimentate trent'anni fa per la prima volta a Palo Alto, negli Stati Uniti e poi importate a Milano nel '67 da Mara Selvini Palazzoli. Un business, quando il centro è privato - 200 mila a seduta, una ogni 15 giorni, con papà, mamma, figli e nonni - , ma anche un intervento sociale, visto che la maggior parte di loro lavora con Usi, enti locali e università. Se la colpa non è dei genitori, dove si trovano i modelli violenti? Luigi Boscolo, del centro milanese di terapia della famiglia, parla di «saturazione delle coscienze bombardate dai messaggi». Il che significa accusare i modelli culturali di tv e giornali. Come la trasmissione «C'eravamo tanto amati», in cui Luca Barbareschi, ha detto Boscolo, «spinge i genitori a litigare con un sorriso sadico». In sostanza, spiega Luigi Cancrini (esperto di droga), «manca un rinforzo sociale al principio di autorità». Mamma e papà diventano «amici» del figlio, non sanno imporsi perché nessuno li aiuta, fino ad esserne tiranneggiati. Che fare per arginare il fenomeno? Ci sono 40 miliardi del ministero Affari sociali da spendere e ovunque stanno nascendo progetti pubblici contro la de¬ vianza minorile. Il consiglio è di mantenere un'attenzione particolare verso i figli adolescenti. Ci sono «campanelli d'allarme» ricorrenti. Li descrive il neuropsichiatra Mauro Mariotti (Usi di Reggio Emilia): «Se smette di mangiare, si chiude in casa, assume sostanze, picchia i genitori, si blocca a scuola, ha comportamenti ossessivi o depressivi, allora si deve intervenire subito». Aggiunge Maurizio Andolfi, psicoterapeuta romano: «Sono spie che si accendono già nell'infanzia. Quando un bambino non sorride mai alla madre, non parla con gli estranei, rifiuta il cibo, ha paura del buio, potrà avere problemi nell'adolescenza». Maghi, terapeuti: di fronte all'aumentato disagio dei ragazzi, i genitori tentano di tutto. Pare che l'Italia sia il Paese europeo con decine di migliaia di famiglie in terapia. I risultati sono rapidi. Spiega il prof. Andolfi: «Ai farmaci sostituiamo la famiglia, che ha sempre le forze per vincere la sofferenza». Gigi Padovani ll veronese Pietro Maso e la ligure Emanuela Del Monte