Cossiga: fate in fretta o mi dimetto di Alberto RapisardaRenato Altissimo

Cossiga: fate in fretta o mi dimetto Avviate le pre-consultazioni, nella de e nel psi si accende il dibattito sull'apertura al pds Cossiga: fate in fretta o mi dimetto // Capo dello Stato accelera e «minaccia» i partiti ROMA. Freme e scalpita Cossiga mentre vede dipanarsi il teso e confuso dibattito democristiano. La de chiede tempo, anzi, se 10 vuole prendere. «Sul governo la riflessione sarà lunga» avvisa Nicola Mancino. «Io ho intenzione di affidare l'incarico di formare il governo in tempi brevissimi» dice, invece, il Presidente della Repubblica a Cariglia e Altissimo che consulta in mattinata. E per forzare i partiti a spicciarsi potrebbe anche dimettersi. «Sì. Proprio così - spiega il segretario socialdemocratico, latore di questo pubblico messaggio - Lui è deciso a non perdere tempo. E potrebbero essere dimissioni in tempi ravvicinati». Non ha perso un'ora il Presidente della Repubblica. Appena rientrato dagli Stati Uniti ha avviato un fulminante giro di consultazioni tra i partiti, dopo avere annullato il suo viaggio in Egitto. Evidentemente, Cossiga ritiene che la de vada pungolata finché è ancora caldo il bruciore per la sconfitta elettorale e prima che riesca a calmare i sommovimenti interni che la scuotono. Così ieri ha visto Cariglia e Altissimo, Craxi e il suo vice, Amato, i de Martinazzoli e Rognoni ed ha parlato al telefono con Forlani. Dal lato opposizioni ha ricevuto Bossi e ha fatto sapere che incontrerà anche Occhetto. Tanta fretta pare insospettire 11 pds: «E' bene ricordare che le consultazioni per la formazione del nuovo governo potranno avere inizio solo dopo l'insediamento delle nuove Camere e la formazione dei gruppi parlamentari» manda a dire a Cossiga attraverso una dichiarazione di Cesare Salvi. Salvi è giovane, «non solo gli si possono, ma gli si debbono perdonare queste sciocchezze» risponde immediatamente Cossiga. Piccato, Salvi replica: «Quando si ricorre all'insulto vuol dire che non si è in grado di dire nulla nel merito». Comunque, il preannunziato incontro al Quirinale non viene smentito. Tutti vogliono vedersi, par- larsi, capire, proprio perché si capisce ben poco come possa nascere il primo governo della nuova legislatura. I comunicati danno conto persino di una telefonata Forlani-Occhetto. Riferisce il segretario della de alla direzione del suo partito: «Occhetto dice che bisogna trovare il modo di conciliare l'esigenza della governabilità col mandato ricevuto dagli elettori per fare l'opposizione». E la de non capisce quello che più conta: il pds è pronto ad entrare nel governo, ma da chi vuole farsi aprire la porta, dallo scudo-crociato o da un incontro col psi? «Sta tutta qui la sostanza del dibattito in corso nella de - assicura Francesco D'Onofrio -. Chi deve pilotare l'ingresso del pds nella maggioranza? La linea sinora emersa nel mio partito vuole ingabbiare Forlani e i socialisti e congelare Spadolini e la lotti nelle rispettive presidenze delle Camere. In questo quadro, le dimissioni di Cossiga corrisponderebbero ad una cacciata». * * In realtà, i socialisti stanno lavorando di gran lena per togliere alla de la carta dell'apertura al pds e per questo da due giorni sono in riunione quasi permanente, con le orecchie attentissime a quel che viene da Botteghe Oscure. Il primo risultato è un incontro tra Craxi e Occhetto, fissato per giovedì prossimo, il giorno dopo la riunione della direzione socialista che ufficializzerà la proposta del partito, garantisce Martelli. La proposta che matura nel psi, per quanto si capisce, è che Craxi accetterebbe di guidare il governo solo se entrasse anche il pds. E questo, il segretario del psi lo avrebbe già comunicato a Forlani. E non sarebbe il tanto chiacchierato «governissimo», sostengono i socialisti, perché l'accordo si dovrebbe estendere anche ai Verdi e ad altri. Con fatica, insomma, si comincia ad abbozzare un accordo politico che leghi i rissosi fratelli separati della sinistra (pds, psi, psdi) che, messi insieme, totalizzerebbero una forza del 33 per cento contro il 30 della de. In gran segreto il socialista Amato e il pidiessino Rodotà stanno lavorando per trovare un accordo sulla riforma elettorale, il vero ostacolo all'incontro tra i due partiti. Craxi a Palazzo Chigi, col supporto del pds, potrebbe sbloccare anche lo scontro interno democristiano lasciando Forlani e Andreotti liberi di duellare per la presidenza della Repubblica e dando il via al ricambio interno con la segreteria a qualcuno più giovane. Alberto Rapisarda Renato Altissimo

Luoghi citati: Egitto, Roma, Stati Uniti