DAUMIER LITOGRAFO

DAUMIER LITOGRAFO ARTE DAUMIER LITOGRAFO Tutta la Francia dell'800 sfila a «Il Vecchio Melo» I propongo ora di parlare di uno degli uomini più importanti, non soltanto, si badi, della caricatura, ma anche dell'arte moderna (...) sino ad oggi solo gli artisti hanno capito quanto rigore vi. sia in questo disegnatore (...) è facile intuire che parlo di Daumier (...) come artista, ciò che distingue Daumier è la sicurezza. Il suo tratto è ricco, agevole, di un'improvvisazione continua...». Sono parole di Charles Baudelaire datate 1846 e poco, se non nulla, credo sarebbe necessario aggiungere come commento alla straordinaria mostra allestita da Gianni Vurchio al «Vecchio Melo» di via San Dàlmazzo, una piccola galleria nata due anni fa dall'amore per le stampe e i vecchi libri di una coppia preparatissima nel settore (lei è Zuma Maria Biraghi). Memore Daumier copre con la sua ombra gigantesca tutto l'Ottocento francese. Egli è litografo e pittore, ma anche scultore. Amato specialmente dagli artisti, saranno in molti a chiamarlo Maestro (Millet, Van Gogh...), mentre il grosso pubblico, che per decenni riderà con gusto alle sue vignette pubblicate su vari giornali (sono circa 4 mila in totale), lo ignorerà come artista e lo lascerà morire cieco in miseria. Il «Vecchio Melo» presenta quasi 200 litografie, datate dal 1836 al 1872: era dal 1960 che non si vedeva a Torino una selezione così imponente di quest'opera colossale. Sono quasi tutti fogli «strappati» a «La Caricature», «Le Charivari», «Le Journal pour rire»...oppure ad album come «Les petits tableaux de la vie parisienne». Ma la carta di giornale, allora, era ancora buona, e il segno li- tografico, con la particolare ricchezza che Daumier sapeva dargli, è ancora tutto godibile e fresco. Come rilevava Baudelaire circa 150 anni fa, una delle caratteristiche di Daumier è saper disegnare con grande sicurezza. Di fatto disegnava direttalmente sulla pietra, con quel suo segno sciolto e curvilineo che noi oggi troviamo forse un po' «vecchiotto», anche perché è lo stile di disegno satirico che noi identifichiamo come tipicamente ottocentesco. Segno sontuoso, variato dai neri più intensi alle più evanescenti «sgranature» che soltanto la pietra litografica verace può dare (e non la più debole carta dà trasporto o lo zinco litografico venuti in uso più tardi) ma sempre al servizio dell'idea, della battuta, della satira. Daumier, come caricaturista, è un «radicai» della prima ora, papà dei Forattini e degli Altan di oggi, e all'inizio della carriera passò beh 6 mesi in prigione per aver satireggiato troppo il re. Ma abbastanza spesso, anche se non sempre, la sua illustrazione assurge a capolavoro grafico. Si veda in questa mostra, come esempio di questo altissimo livello d'arte a volte raggiunto, il «Grand Escalier» dalla serie «Le Gens de Justice». Si può dire che non vi è angolino dei costumi, delle usanze, non vi è tipo umano francese dell'Ottocento che Daumier non registri con acutezza nella sua immane opera realizzata con la matita litografica, vero «documento» di un secolo e di un luogo (Parigi) prima di essere «anche» oggetto d'arte. Un documento realizzato con la rapidità e l'intensità di un pezzo giornalistico, giorno per giorno sul bancone della tipografia: non soltanto, perciò, le vicende politiche, ma anche i fatti di cronaca, quella nera con i grandi delitti (Celebreil foglio-capolavoro della «Rue Transnonian») e quella bianca con le vicende di ogni giorno, le beghe di quartiere e quelle di famiglia. Ma sempre la sua mano è guidata più dalla bontà che dal disprezzo, più dalla simpatia che dall'odio. Beppi Zancan H onore Daumier litografò Libreria antiquaria «Il Vecchio Melo» via San Dalmazzo 6/C Orario 9,30-12,30 e 16-19,30; chiuso lun e test; fino al 30 maggio Una litografia di Daumier. Sotto: «Cavallo e cavaliere» di Marini e un «tanzen» di De Silva

Luoghi citati: Francia, Parigi, Torino