A colpi di spray
A colpi di spray ARMI D'ATTACCO A colpi di spray Grande varietà di liquidi: caustici, maleodoranti, irritanti alcuni già pronti per l'uso, altri fabbricati all'istante STRANO è il destino delle parole. Alcune rimangono circoscrìtte alla lingua cui appartengono, altre invece hanno grande successo e varcano le frontiere del Paese d'origine per diventare dovunque di dominio pubblico. Fa parte di questa seconda categorìa il vocabolo inglese «spray», che letteralmente significa spruzzo o getto vaporizzato. In natura gli spray esistono da tempo immemorabile sotto le forme più diverse e non ci risulta che abbiano in qualche modo danneggiato la composizione dell'atmosfera o provocato comunque dei guai. Dipende dal tipo di gas che emettono. Non contengono evidentemente quei dannosissimi clorofluorocarburì che si sprigionano dalla mirìade di bombolette spray in uso nel mondo civilizzato. Ma è interessante conoscerli. Ce n'è un assortimento incredibilmente vasto. Gli scarafaggi nordamericani del genere Eleodes, per poco che vengano molestati, fanno un subitaneo dietrofrónt, puntano la testa in basso e sollevano l'addome per spruzzare addosso al disturbatore il getto vaporizzato di un liquido caustico e maleodorante fabbricato da speciali ghiandole addominali. Alcuni miriapodi tropicali studiati dallo zoologo Thomas Eisner della Cornell University, come il Narceus gordanus dèlia Florida, si difendono emettendo una secrezione spray estremamente irritante. Fanno di peggio quei coleotteri che a giusta ragione vengono chiamati «bombardieri». L'arma chimica non ce l'hanno già pronta per l'uso, ma la fabbricano lì per lì al momento del bisogno. Se li si molesta, i reagenti chimici, prima separati tra loro, vengono a contatto e si sviluppano, sostanze particolarmente caustiche che vengono spruzzate a distanza con una piccola esplosione, come fa il più noto dei nostri bombardieri, il Brachinus crepitans. Nei bombardieri africani e sudamericani la reazione sviluppa anche calore al punto tale che lo spray difensivo raggiunge una temperatura di cento gradi. Lo Stenactinus, un bombardiere del Kenya lungo due centimetri e mezzo, reagisce a una situazione di perìcolo scaricando dall'estremità dell'addome un getto vaporizzato di liquido bollente e urticante. A toccarlo, ci si scotta. Ci sono persino dei serpenti che, anziché inoculare il veleno con il morso dei denti veleniferi, lo sputano a distanza. Così fanno il cobra dal collo nero (Naja nigrìcollis), lo sputatore del Sudafrica (Haemachatus haemachatus) e una sottospecie indonesiana del cobra dagli occhiali (Naja naja sputatrix). E' buona norma avvicinarsi a questi serpenti muniti di occhiali, perché il loro spray velenoso arriva facilmente a due o tre metri di distanza e stranamente si suddivide in due raggi sottili che vanno infallibilmente a colpire gli occhi del disturbatore, provocando una cecità temporanea nell'uomo e permanente, nei predatori non umani. . Ma forse lo spray più singolare è quello di un aracnide, che non è un ragno e nemmeno uno scorpione. Appartiene all'ordine dei pedipalpi. Lo chiamano «scorpione dalla frusta» e,gli studiosi gli hanno affibbiato il nome pomposo di Mastigoproctus giganteus. In realtà non ha nulla di gigantesco. Misura in tutto una decina di centimetri. Il suo spray, che funziona dalla bellezza di trecento milioni di anni, gli consente di spruzzare un liquido irritante ogniqual- volta un importuno turba la sua pace. La sua particolarità consiste nel fatto che il getto di liquido è orientabile, perché il foro di uscita si trova su un pomello rotante posto all'estremità posteriore del corpo, che funziona come la mitragliatrice di un carro armato. Il pomello fa da impugnatura a una specie di frustino o flagello che ruota insieme con lui. Sicché, quando lo scorpione orienta il suo spray su un aggressore, il frustino si punta contro di lui. Il vero scorpione, quando affronta un aggressore, inarca al di sopra del corpo il postaddome, la cosiddetta «coda», che porta nell'ultimo segmento un'ampolla velenifera munita di pungiglione, che viene conficcato nelle carni del nemico. Il Mastigoproctus invece fa un brusco voltafaccia all'avversa¬ rio, in modo da puntargli contro lo spray. Poi, presa la mira, gli lancia un getto ben assestato di liquido vaporizzato che può giungere anche a sessanta centimetri di distanza, sei volte la lunghezza del corpo. Le ghiandole che fabbricano la sostanza irritante hanno una capacità considerevole: lo scorpione dalla frusta è capace di spruzzare per dieci o più volte successive, eccezionalmente fino a 20 volte. Bersagliato dallo spray, in genere 1 aggressore batte in ritirata. Ma se dopo qualche minuto vuole tornare all'attacco, l'attende la stessa accoglienza, sicché alla fine rinuncia all'impari lotta. Il lungo flagello che sporge posteriormente dall'addome dello scorpione dalla frusta e accompagna il movimento rotatorio del pomello aveva fatto pensare a una specie di antenna dislocata all'estremità posteriore del corpo con funzioni sensorie. Ma gli esperimenti hanno dimostrato che gli scorpioni amputati del flagello sanno dirìgere il loro spruzzo con immutata precisione. L'esatta funzione del flagello rimane perciò ancora da chiarire. L'analisi chimica del liquido irritante ha rivelato che è costituito in prevalenza da acido acetico (184 per cento), per il resto da acqua (1' 11 per cento) e da acido caprilico (il 5 per cento). La presenza dell'acido caprilieo, ottimo solvente, spiega l'efficacia della sostanza nel penetrare attraverso la spessa cuticola di chitina che riveste il corpo degli insetti, dei ragni e di altri artropodi. Isabella Lattea Cotonami Aracnidi, serpenti scarafaggi coleotteri vaporizzano veleni sul muso dei nemici Alcuni serpenti, anziché Inoculare II veleno con il morso dei denti veleniferi, lo sputano a distanza. Questo spray, che arriva facilmente anche a tre metri, si suddivide curiosamente in due spruzzi sottili che vanno a colpire gli occhi del disturbatore: se è un uomo, la cecità che provocano è temporanea; se è un animale, permanente. v ggj kSL Alcuni serpenti, anziché Inoculare II veleno con il morso dei denti veleniferi, lo sputano a distanza. Questo spray, che arriva facilmente anche a tre metri, si suddivide curiosamente in due spruzzi sottili che vanno a colpire gli occhi del disturbatore: se è un uomo, la cecità che provocano è temporanea; se è un animale, permanente.
Persone citate: Thomas Eisner
Luoghi citati: Kenya
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