MAL DI COMPLOTTO di Pierluigi Battista

MAL DI COMPLOTTO MAL DI COMPLOTTO Da Pasolini al «giallo» di Wojtyla f\A ROMA Avi deve essere sotto jB 1 qualcosa. Qualcuno ifi 1 avrà pur pianificato 'Vj questa mania che con sospetta coincidenza *9 I sta dilagando in Italia. ma I La paura del complotw J to, la quotidiana denuncia di trame e congiure, la contagiosa attitudine a riscrivere la storia come un immane duello tra poteri occulti stanno attecchendo con troppa rapidità per poterle interpretare come il frutto del caso. E dunque, pur non conoscendone l'identità, di certo qualche diabolico Grande Vecchio avrà tramato nella penombra con l'obiettivo non dichiarato di inoculare il nuovo virus che in Italia sta mietendo vittime nell'editoria come nella politica: la «complot tomania». Sbarca in Italia JFK, il film di Oliver Stone che indica in una terrificante coalizione delle forze del Male (Cia e mafia, Pentagono ed esuli cubani) la mente occulta che armò gli assassini di Kennedy, e subito il regista americano viene glorificato come esempio eccelso di smascheratore delle menzogne ufficiali. Le Edizioni Associate, la casa editrice che coltiva il genere della complottistica come una sua specialità, ripropone in versione aggiornata l'autentico cult-book della letteratura diétrologica contemporanea: la Strage di Stato. Ma di recente, rigurgitando i giornali di denunce sulle malefatte di Gladio, ha pubblicato Sovranità limitata. Storia dell'eversione atlantica in Italia, il libro dei fratelli Antonio e Gianni Cipriani dedicato alla storia occulta della Prima Repubblica che nelle ultime righe rende esplicita la filosofia del perfetto complottomaniaco: «Non tutto quello che è appare. E non tutto quello che appare è». In un intreccio vertiginoso di Piani segreti (piano X e piano XX, piano K e piano Solo, piano Demagnetize e piano Torà Torà), di memoriali smarriti, di sigle misteriose e organizzazioni segrete che tramano nell'ombra (templari e logge di rito scozzese, Cavalieri di Malta e Prieuré de Sion, Cag e P2, Opc e Superclan), nel libro si attua la cancellazione definitiva di ogni fenomeno che possa avere qualche relazione con la dimensione del casuale, del fortuito, dell'accidentale. Per i fratelli Cipriani tutto questo non è fiction, ma storia vera. Come è vero, secondo quanto asserisce il politologo Giorgio Galli nella prefazione di Omicidio nella persona di Pasolini Pier Paolo pubblicato dalle Edizioni Kaos, che anche «l'oscura morte di un intellettuale scandaloso» fu il frutto di un complotto. Tesi non nuova, eppure ricorrente tra gli amanti della complottistica, tanto da essere rilanciata dal poeta Dario Bellezza quando ha evocato per il truce delitto dell'Idroscalo di Ostia nientemeno che «lo zampino di Gladio». Il morbo della complottomania non conosce barriere. E a tratti sembra addirittura di rivivere una scadente imitazione del Pendolo di Foucault di Umberto Eco. Negli Stati Uniti si avanza l'ipotesi che Marilyn Monroe sia stata eliminata dalla mafia per mezzo di una supposta avvelenata. Scoop sconvolgenti rivelano che la storia polacca dalla nascita di Solidarnosc in poi non sarebbe altro che l'attuazione di un piano maturato in riservatissimi colloqui tra il Papa Wojtyla e Reagan (tesi che con singolare tempismo, sarà un caso?, viene raccontata nell'ultimo romanzo di Luigi Bisignani appena uscito da Rusconi Nostra Signora del Kgb). I servizi segreti dell'ex Urss parlano apertamente di «un complotto di destra» a proposito dell'assassinio di Moro. Si avanzano dubbi sull'annegamento di Toni Bisaglia e sul suicidio di Luigi Tenco. Dappertutto si sospettano congiure e piani segreti. E nel recentissimo libro di Alberto Asor Rosa, Fuori dall'Occidente (Einaudi), si descrive l'apocalittico scenario di un mondo che assomiglia sempre più a un complotto riuscito grazie alla completa eliminazione dell'avversario dei complottatoli: «Per la prima volta nella storia, c'è uno Stato che può farsi, da solo, giudice, gendarme e boia di qualsiasi conflitto a livello mondiale». Persino il lessico politico, in Italia, sembra avvolgersi in una spirale di ossessioni paranoiche e di tetre fantasie di tipo persecutorio. Si agita lo spettro della «lobby». «Trasversalità» diventa una parola-chiave per descrivere una situazione in cui non si riconoscono più gli amici dai nemici e si sospetta che gli amici possano brigare con i nemici. Si riesuma la desueta formula della «strategia della tensione». Giulio Andreotti denuncia un piano per far fuori la de. Achille Occhetto lancia l'allarme circa un presunto complotto «massonico-finanziario» per liquidare il pds. Francesco Cossiga si proclama vittima di un complotto architettato da una «lobby giornalistico-finanziaria»,.. Ottaviano Del Turco, sinda¬ calista e pittore, non si stupisce affatto per questa recrudescenza di febbre complottistica: «La mia generazione è cresciuta nell'Italia dei memoriali. Attorno agli Anni Cinquanta si andava a scuola con il sussidiario ma anche con l'ultimo memoriale che immancabilmente aveva svelato tutti i retroscena della morte di Mussolini, o della fuga dei reali, o della scomparsa del tesoro di Dongo. L'editoria va a cicli: ieri era il momento delle biografie, oggi è quello della complottistica». E perché tanto scetticismo? «Perché», risponde Del Turco, «in questo tipo di letteratura ciò che si rivela non è l'oggetto del presunto complotto, ma la fisionomia psicologica del complotti sta. Stone sembra che voglia parlare di Kennedy: in realtà parla del suo complicato rapporto con l'America. E quando Dario Bellezza parla di Pasolini è a se stesso che in realtà vuole alludere». Complottisi uguale narcisisti camuffati, insomma. Ma quando sono i politici ad agitare la bandiera del complotto? «Questa è un'altra faccenda», dice Del Turco, «perché in questo modo i politici precostituiscono l'alibi per le loro sconfitte. Se perdono possono sempre dire: ma non v'avevo detto che c'era un complotto contro di noi?». «E' vero», replica lo scrittore Giampaolo Rugarli, autore di un romanzo, La Troga, in cui un complotto rappresenta il nucleo della trama, «questo è un Paese in cui se uno trova il pianerottolo sporco, subito accusa il condominio di aver tramato contro di lui». «Però», prosegue Rugarli, «bisogna tener conto che una costante della nostra "civiltà" è l'assoluta indifferenza nei confronti della menzogna. Nella civiltà anglosassone un bugiardo è un uomo squalificato per sempre. Da noi è un dritto e un furbo». E il nesso con la complottomania? «E' rappresentato dalla nostra doppiezza», risponde Rugarli, «da noi un complotto rende di più, l'intrigo è più redditizio di un'azione alla luce del sole, una via obliqua per raggiungere uno scopo è più utile di una diretta. Nasce così un'atmosfera in cui si ha costantemente la sensazione di vivere tra veleni e pugnali». E questo legittima la credulità verso qualsiasi fantasia complottistica? «Si metta nei panni di un uomo che anche per una volta soltanto è stato tradito da una moglie avvenente. Quest'uomo non è forse giustificato se poi finisce per passare il resto della vita sui carboni ardenti?». Benché abbia sostenuto la tesi del «complotto» contro Pasolini, il politologo Giorgio Galli, studioso dei nessi tra cultura politica ed esoterismo, dice di essere «contrario al'interpretazione complottistica della storia». Galli ha anche pubblicato presso le Edizioni Kaos Affari di Stato. L'Italia sotterranea 1943-1990, ma nega di essere un dietrologo: «Per il caso Pasolini è diverso. Li sono proprio le risultanze processuali a smentire la tesi della rissa tra omosessuali. Pino Pelosi, invece, agì come un autentico killer. Non dico che si volesse uccidere l'intellettuale che voleva fare un processo alla de. Sono convinto però che fu architettato un marchingegno per distruggere agli occhi dell'opinione pubblica la figura di un "moralista" scomodo». Tutto daccapo, dunque. Per la complottistica si profila una seconda primavera. «E io continuerò a leggerla fino all'appagamento», conclude Del Turco, «aspettando con ansia che qualcuno finalmente riveli che il mostro di Firenze era affiliato a Gladio». Pierluigi Battista P P. Pasolini e, a destra, Kami Wojtyla P P. Pasolini e, a destra, Kami Wojtyla