L'OSTAGGIO NELL'URNA

L'OSTAGGIO NELL'URNA L'OSTAGGIO NELL'URNA IL Paese ha fretta, non può più attendere. Lo dimostra lo sconquasso elettorale, lo dimostra in negativo quello che è accaduto nello spazio di ventiquattr'ore in Calabria. Mentre gli uomini politici e i cittadini cercano, ancora storditi, di raccogliere i segnali che emergono dal voto, la cronaca si incarica di aiutarli con la forza semplificatrice dei fatti. Un ostaggio che riesce a fuggire - magari perché i poliziotti erano sulle sue tracce viene subito sostituito da un altro disgraziato, e forse gli viene riservata la stessa tana. Mi sembra di intravedere un acre contrappasso - come una comica voltata in tragedia - in questi frenetici ritmi chapliniani adottati dai sequestratori. E' una industria che non sopporta assenteismi e calo di produzione, non può abbassare la guardia: altrimenti il violento ma insieme delicato meccanismo del crimine si incepperebbe. Ma c'è anche da riflettere su questa imperturbabilità siderale. E' come se un mondo alieno mandasse tra di noi i suoi re- Ebeanti, i suoi androidi, a fare Ottino di beni e persone per ritrarsi in uno spazio senza storia e senza mutamento, dove vige un'altra legge, un'altra etica, un altro costume. E' ben vero che diffondono, abilmente mimetizzate, le loro quinte colonne. Ancora ieri Giacomo Mancini denunciava il pesan- Loranzo Mondo CONTINUA A PAGINA 6 PRIMA COLONNA

Persone citate: Giacomo Mancini, Ottino

Luoghi citati: Calabria