Dc nella bufera parla Lega
«Non cerchiamo capri espiatori» De nella bufera, parla Lega «Non cerchiamo capri espiatori» «Dimissioni dei segretari a Torino? Ma non scherziamo». Silvio Lega, vice di Forlani, dall'ufficio di piazza del Gesù a Roma non ha la minima incertezza: il problema non è «e non può essere» quello di trovare capri espiatori. «A Torino - afferma - la de ha perso meno che altrove. La sconfitta non è locale, purtroppo è nazionale. Adesso bisogna capire come se ne esce». In via Carlo Alberto, sede provinciale dello scudocrociato, Giampaolo Zanetta fa eco al suo leader: «Dovrei dimettermi? Neanche per idea. Ha ragione Lega, il discorso su questo voto è ben più vasto e complesso. Non lo possiamo ridurre a un gesto, anche se fosse un gesto di dimissioni». Analogo il ragionamento di Francesco Bruno, andreottiano, segretario cittadino. Le dimissioni dei tre segretari de (regionale, provinciale e cittadino) ieri mattina, invece, erano sembrate imminenti. Se ne .era parlato nelle centrali della ' politica, soprattutto in Comune: una voce insistente che era passata negli uffici del Palazzo municipale, da un assessore democristiano all'altro. Domani alle 18,30 si riunirà la direzione provinciale, ma all'ordine del giorno ci sarà soltanto l'analisi del voto. «E vi pare poco? - dice il segretario provinciale -. Prima cerchiamo di capire poi agiremo». Anche la sinistra del partito chiede chiarimenti. Il ministro Guido Bodrato assicura che non lascerà la politica, «anche per non deludere - dice - quei numerosi giovani di buona volontà che ho incontrato durante la campagna elettorale». Ecco i numeri, più eloquenti delle analisi: in città la democrazia cristiana ha avuto 115.078 voti, meno di 10 voti per iscritto visto che a Torino le tessere sono 12 mila. La percentuale uscita dall'urna è il 16,4 % contro il 19,7 del '90 e contro il 22,3 % del 1987. Afferma Sebastiano Prowisiero, segretario cittadino durante le anuninistrative di due anni fa: «Quando uscirono i risultati completi - il 7 maggio -, mi dissero che la de I aveva toccato il minimo storico, che più in basso non si poteva andare: mi chiesero di dimettermi. E adesso? Sono trascorsi 23 mesi e siamo al 16,4 % con una perdita secca di 3,3 punti. Chi di dovere ne tragga le conseguenze». La prima conseguenza l'ha tratta lui, il quale lascia Vito Bonsignore, diventando - dice il coordinatore di una nuova componente: ancora andreottiana ma con referenti romani diversi. «Ci riconosciamo - precisa - in Formigoni e Sbardella, mentre Bonsignore rimane con Cirino Pomicino e Baruffi. La nostra decisione non è conseguenza del voto, è una scelta fatta prima della campagna elettorale». A fianco di Prowisiero ci sono Elio Borgogno, consigliere provinciale, presidente della Satap (autostrada Torino-Piacenza) e consigliere della Stet, Leonardo Spiller, presidente dell'Acquedotto, Eugenio Bonini direttore della Satap e consigliere della Sip, Aldo Genta membro della direzione provinciale. Nel vecchio gruppo, con Bonsignore, rimangono l'assessore municipale Andrea Galasso, i consiglieri in Sala Rossa Battuello, Bruno e Gaiotti (aderente al patto referendario di Segni), i consiglieri regionali Leo e Penasso, l'assessore Lombardi, il presidente del Mauriziano, Paola Cavigliasso. Il ministro Giovanni Goria riunirà i suoi domenica ad Asti. Al vertice parteciperanno una ventina di persone. Da Torino ci saranno il vicesindaco Franco Pizzetti, l'assessore regionale Beppe Cerchio e il consigliere comunale Paolo Chiavarino. Dall'incontro potrebbe uscire confermata la vecchia parola d'ordine di Goria: «Rinnovamento». Owero una de diversa guidata al vertice dallo stesso ex presidente del Consiglio, da Martinazzoli, Marini e così via. Nuove generazioni, dunque. Esigenza posta a Torino dal Terzo polo di Picchioni e Calieri che con l'elezione di Riccardo Sartoris vogliono por termine alle diatribe con Botta, e chiedono di aprire il partito «alla società». Giuseppe Sangiorgio IlvicediForlani stoppa sul nascere le voci di dimissioni dei tre segretari La corrente andreottiana si spacca In due: lasciano il leader Vito Bonsignore (a lato) l'assessore Prowisiero, Borgogno, Spiller, Bonini La non rielezione del ministro Guido Bodrato è un problema in più per la de torinese
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