Il medico assassinato per una faida politica

Il medico assassinato per una faida politica Bianco, il cardiologo era segretario de Il medico assassinato per una faida politica REGGIO CALABRIA. Faida e politica: in questo binomio va forse ricercato il movente dell'omicidio del cardiologo Stefano Ceratti, ucciso l'altro ieri a colpi di pistola mentre visitava un paziente nel suo studio di Bianco. Una faida che opponeva da tempo la famiglia del professionista ad altri gruppi familiari nella zona di Caraffa del Bianco e che si collega anche all'attività politica svolta da molti anni dalla famiglia Ceratti: il padre di Stefano Ceratti, Umberto, ucciso in un agguato, era stato negli Anni Settanta sindaco per la de di Caraffa del Bianco. Lo stesso dott. Ceratti era segretario della sezione di Caraffa della de. L'origine della faida viene fatta risalire all'8 luglio 1984 con l'assassinio di Filippo Marrapodi, presunto «capocosca» di Caraffa del Bianco. L'I 1 novembre successivo ignoti compiono un agguato contro lo stesso Stefano Ceratti ed i fratelli Adolfo e Pasquale, che restano tutti illesi. Il 30 dicembre successivo un altro episodio della faida vede coinvolto ancora Pasquale Ceratti, contro il quale, mentre l'uomo è alla guida della propria automobile, sconosciuti sparano alcuni colpi di fucile. Ceratti, ferito solo leggermente, si salva perché indossa un giubbotto antiproiettile e indica come presunti esecutori del tentato omicidio ai suoi danni Vincenzo e Domenico Marrapodi, Vincenzo Bagnato e il veterinario Giuseppe Cidoni, che vengono però assolti dalla corte d'assise di Locri. Il 25 ottobre scoiso, pochi giorni prima dell'inizio del processo d'appello, Giuseppe Cidoni viene ucciso in un agguato. Gli altri tre imputati, in secondo grado, vengono condannati a dieci anni di reclusione ciascuno. Le questioni politiche legate alla faida tra i Marrapodi ed i Ceratti, rilevate anche nella sentenza della corte d'assise d'appello di Reggio Calabria, riguardano il controllo del Comune di Caraffa del Bianco. I Marrapodi, infatti, avrebbero sempre contrastato il gruppo dei Ceratti, appoggiando liste politiche alternative alla de. Sul fronte delle indagini, sono cinque i bossoli recuperati nello studio del cardiologo. I carabinieri non escludono che l'assassino abbia usato un silenziatore, considerato che lo studio di Ceratti è nel centro di Bianco e l'eco degli spari avrebbe potuto attirare l'attenzione dei passanti o delle persone che abitano vicino. Intanto gli inquirenti hanno poche speranze di sapere qualcosa dal paziente che al momento del delitto veniva sottoposto ad un elettrocardiogramma da parte del dottor Ceratti. L'uomo - Bruno Moio, 42 anni, muratore, di Samo - era sdraiato su un lettino con tutta l'apparecchiatura applicata sul corpo quando il medico ha aperto a chi bussava alla porta della stanza ed avrà ben visto in volto il killer che ha poi sparato al professionista. L'uomo non ha voluto parlare e il magistrato che conduce le indagini, il dottor Arcadi, nella notte lo ha incriminato in stato di arresto per favoreggiamento personale. Il Moio già ieri mattina è comparso davanti al pretore di Locri: ha dichiarato di voler patteggiare la pena, ammettendo così la sua responsabilità in ordine al reato per il quale doveva rispondere. E' stato condannato ad 8 mesi di reclusione. Naturalmente la pena - essendo l'imputato incensurato - è rimasta sospesa e il Maio se n'è tornato a casa. Con il suo segreto e con tanta paura. Enzo Laguna Stefano Gerani, ucciso nel suo ambulatorio

Luoghi citati: Caraffa Del Bianco, Comune Di Caraffa Del Bianco, Locri, Reggio Calabria