Bérè: ho la lista dei corrotti Finimondo in Assemblea

Béré: ho la lista dei corrotti Finimondo in Assemblea Il premier francese contestato per Tapie tira fuori un elenco e minaccia l'opposizione Béré: ho la lista dei corrotti Finimondo in Assemblea PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Stop ai test nucleari francesi, Iva più bassa, scrutinio maggioritario confermato nelle Politiche '93, solenne impegno di trovare un'occupazione entro ottobre per i 900 mila senzalavoro cronici francesi. Pierre Bérégovoy esordisce come premier annunciando molte novità sostanziali e alcune addirittura clamorose quali la moratoria atomica, ma poi spreca tutto. Quasi fosse un politico novellino, il sessantasettenne Bére è caduto in una trappola tesagli dall'opposizione. La scatena, manco a dirlo, Bernard Tapie. Il neoministro figurava assente, ma basta il nuovo inquilino di Matignon ne evochi il nome per suscitare fischi, improperi, coretti. Normale: gli si rimprovera un pedigree imprenditoriale non candido, spregiudicatezza e amore per le telecamere eccessivi. Bérégovoy, scurissimo, continua fra le intemperanze, poi estrae a sorpresa un foglio, sventolandolo in aula: «Prendo anch'io le mie cautele. Ho qui i nomi di personalità coinvolte in scandali... politico-finanziari». L'aula avvampa, socialisti per primi. Che Bére il Saggio stia davvero per svelare i misteri della V Repubblica? «... ma non ne darò lettura» conclude il premier. La Destra insorge al ricatto. «Sono metodi da Vichy» lo interrompe il parlamentare rpr Pierre Mazaud: «Vogliamo conoscere la lista». Preso in contropiede, Bérégovoy tentenna. Diversi parlamentari udf-rpr - una trentina almeno - lasciano furiosi l'emiciclo. La seduta viene sospesa. Il primo ministro fa retromarcia, l'elenco scende: 3 nominativi appena, e innocui. «Si tratta di persone estranee al Parlamento. Macché informazioni top secret! Ne parlano da settimane i media». Quindi una promessa: «E' l'ultima volta che mi faccio trascinare su questo terreno». Il malaccorto, imprevedibile bluff - ammesso sia tale - illustra bene la velenosa atmosfera post-elezioni. A differenza di Tapie, Bére detesta la bagarre. L'homo oeconomicus prevale ancora sull'animale politico facendosi perdonare l'ingenua quanto gratuita gaffe. A tarda sera domanda scusa: «Non volevo ferire nessuno». Il caso è chiuso, ma gli errori si pagano. Bérégovoy lo sprecone se ne deve essere accorto già alle 20, vittima suo malgrado della grande colpa che imputava a Edith Cresson: lo spontaneismo improwisatorio. Nei tg i titoli d'apertura sono per 1'«incidente», oggi la stampa quotidiana replicherà. Peccato scivolare su Tapie quando si hanno molti atout in serbo. E Bére ne aveva. Anzitutto il blocco degli esperimenti atomici. L'iniziativa compete all'Eliseo, finora gelosissimo in politica estera. Da sempre è Mitterrand che annuncia le grandi svolte, ma per Bére ha invertito la regola, cedendogli i riflettori. Dunque la Francia sospende i test nel Pacifico per l'intero '92, una decisione unilaterale che il Presidente notifica alle altre potenze nella speranza vi si conformino. Greenpeace sorride, i Verdi esultano, Muroroa pure. Ma Jacques Chirac critica aspramente la scelta, che sguarnirebbe il potenziale dissuasivo. Lo si può comprendere: tramonta un caposaldo per la vecchia force de frappe gollista, che Mitterrand ereditò nell'81 senza ap¬ portarvi grandi modifiche. Era tempo, visto che la Guerra Fredda non è più. Tuttavia la mossa fa pensare a solide ragioni francesi, oltre che internazionali. Bisognava ingraziarsi «Les Verts» e «Generation Ecologie», usciti il 22 marzo con il 15% dalle urne. Ma la carezza viene seguita da uno schiaffo. Mettendo fine a una interminabile querelle, il premier dichiara che la proporzionale esordirà - caso mai - dopo il '93. L'opposizione borghese applaude, ma per ecologisti e Front National costituisce una doccia fredda. Insieme hanno oggi il 30%, i collegi maggioritari lo mortificheranno a livelli irrisori. Questo spiega le virulente reazioni di Le Pen, che Bére attacca fra l'altro senza mezzi termini quale cripto-vichysta. Terza offensiva, la disoccupazione. Matignon promette il miracolo per l'autunno: nuovi impieghi, corsi riqualificanti e in via provvisoria attività sociali o ecologiche. Con tre milioni senza lavoro, è il ventre molle del socialismo francese. Gli apparati produttivi temono massicci oneri pubblici in materia? Pierre Bérégovoy li rassicura togliendo l'Iva al 22% per adottare con 8 mesi d'anticipo l'inferiore tasso europeo. Garantisce inoltre una durissima battaglia anti-corruzione e bustarelle che mette al centro la «questione morale», predica la «sicurezza» quale «diritto umano» (una strizzatina d'occhio verso il centro-destra), ammonisce i musulmani francesi che reprimerà la poligamia. «Decidere, spiegare, convincere è il mio metodo. Abbiamo 11 mesi: possono bastarci». Enrico Benedetto C'è il programma Alt ai test nucleari Meno Iva e piano per l'occupazione premier Pierre Bérégovoy contestato in Assemblea

Persone citate: Bernard Tapie, Edith Cresson, Enrico Benedetto, Jacques Chirac, Le Pen, Mitterrand, Tapie

Luoghi citati: Francia, Parigi, Vichy