Eltsin schiera i marines a Sebastopoli

Eltsin schiera i marines a Sebastopoli S'aggrava il braccio di ferro con l'Ucraina per il controllo della Flotta del Mar Nero Eltsin schiera i marines a Sebastopoli I conservatori chiedono le dimissioni del leader russo II presidente rilancia con la carta del nazionalismo MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Mentre a Sebastopoli si gioca in queste ore un braccio di ferro decisivo per il possesso della flotta del Mar Nero, al Cremlino Boris Eltsin ha subito il fuoco di fila dell'opposizione conservatrice, che cerca di far dimettere il suo governo, di sottrargli i poteri speciali, e di far eleggere un nuovo Primo ministro. Ma il Presidente manovra meglio in acque agitate e, anche se il suo tavolo da gioco ha davanti un baratro, muove le sue pedine senza fretta. Ieri mattina, mentre una trentina di navi innalzavano la bandiera russa, il comandante della Marina comunitaria, ammiraglio Cernavin, è stato inviato a Sebastopoli per prendere possesso della flotta. Poche ore dopo il Comando, gli arsenali e la rada di Sebastopoli sono stati presidiati dalla fanteria di marina e dai paracadutisti fedeli a Eltsin. Nel frattempo, a Mosca, gli uomini del Presidente iniziavano le consultazioni con le frazioni parlamentari moderate, per cooptare nel governo alcuni loro rappresentanti, e facevano circolare un progetto di costituzione che moltiplicherebbe, invece che ridurre, i poteri del Presidente. La terza giornata congressuale ha visto comunque un attacco a fondo dei conservatori. «Lei ha ingannato la Russia, ha completamente modificato il suo programma presidenziale, ha distrutto tutto quello che poteva distruggere», ha tuonato contro Eltsin il suo vecchio rivale Aman Tuleev, che ha chiesto «le dimissioni del governo, e l'annullamento dei pieni poteri accordati al Presidente». Lo speaker del Parlamento Ruslan Khazbulatov, messosi a capo dell'opposizione, ha fatto preparare una serie di mozioni di sfiducia, che spera di far votare nei prossimi giorni. Ed il suo vice, Serghej Filatov, ha chiesto che Eltsin lasci la guida del governo, aggiungendo che «il primo ministro deve essere eletto dal Congresso». Ma fino ad ora i democratici sono rimasti in silenzio: il Congresso si chiuderà solo tra una settimana, e Eltsin attende che i deputati si siano sfiancati nei dibattiti, per fare le sue mosse decisive. Secondo un sondaggio, solo il 15,2 per cento dei deputati favoriscono l'attuale governo, ma il 40,1 chiedono solo un rimpasto parziale. Eltsin è pronto a concederlo. I suoi uomini hanno messo a punto una lista di ministri da «sacrificare», primo fra tutti quello dell'Industria, Titkin, che potrebbe essere sostituito da Arkadij Volskij, un ex gorbacioviano attualmente leader dell'influente Unione industriali. Ma in nessun caso il Presidente cederà la guida del governo, né i propri poteri speciali. Egor Gajdar, «mente» della riforma economica, ha già fatto sapere che se Eltsin abbandonasse il posto di premier, o se fosse privato dei suoi poteri, «il governo si dimetterà in blocco». La minaccia è seria: solo grazie al programma di Gajdar l'Occidente a promesso 24 miliardi di dollari in crediti. Il progetto di Costituzione presentato da Serghej Shakhraj, uno dei migliori uomini di Eltsin, prevede del resto una repubblica presidenziale, l'eliminazione del Congresso, e la creazione di un gabinetto presidenziale con 13 ministri ed un Segretario di Stato, nominati direttamente dal Presidente ed a lui sottoposti. Infine c'è la carta nazionalista, che Eltsin sta giocando in modo spregiudicato ma efficace. Il Congres¬ so ha approvato ieri una risoluzione che invita i moldavi a rispettare i diritti della minoranza russa, e che esprime la «disponibilità» a schierare la 14a armata russa, come forza di interposizione tra parti. Ma è la crisi ucraina che è destinata a fare da catalizzatore del consenso, ed a far raccogliere i deputati attorno al Presidente-difensore degli «interessi nazionali». Il leader ucraino Leonid Kravchuk ha dichiarato il controllo sulla flotta per primo, ma vi è stato costretto: l'iniziativa è in mano a Eltsin. Il Parlamento di Kiev si è riunito ieri in seduta straordinaria, ma senza produrre risposte credibili alle mosse dei russi. Kravchuk ha nominato comandante della flotta il contrammiraglio Boris Kozhin, che è stato però immediatamente dimesso «con disonore» dall'ammiraglio Igor Kasatonov, «vero» comandante della flotta e uomo fedele a Mosca. La rada di Sebastopoli è in mano alle forze filo-russe, maggioritarie tra la popolazione e nel corpo ufficiali. L'ammiraglio Cernavin porta avanti i negoziati con un'importante delegazione ucraina, ma senza conceder nulla. E gli ucraini hanno iniziato a chiedere un vertice dei due presidenti. Il pericolo per Eltsin, ovviamente, è che Kravciuk decida di cavalcare il nazionalismo. Fabio Squillante Mosca dimissiona «con disonore» l'ammiraglio nominato da Kiev Un nostalgico che vorrebbe impiccare Boris Eltsin (nel riquadro) discute con un agente

Luoghi citati: Kiev, Mosca, Russia, Sebastopoli, Ucraina