Sbardella attacca Andreotti di Francesco Grignetti

Sbardella attacca Andreotti Sbardella attacca Andreotti «Ha fatto marcire la situazione». Poi si pente a metà 'RÓMA'. «La cólpa di questa sconfitta è di chi ha fatto marcire la situazione». Allude ad Andreotti? «Vuol fare il nome di Andreotti? Lo faccia». Botta e risposta tra Vittorio Sbardella e un redattore dell'Europeo. Spira aria di crisi, tra lo Squalo e Giulio Andreotti. Complice il duello all'ultima preferenza con Franco Marini, ministro del Lavoro e capolista della de a Roma, i rapporti interni alla corrente andreottiana sembrano naufragare. Nella sua corsa alla supremazia, poi, Marini sembra aver beneficiato in Ciociaria dell'aiuto di Ciarrapico, altro proconsole andreottiano e rivale accanito di Sbardella. E adesso lo Squalo attacca Andreotti in persona. Ma in serata, con una nota di agenzia, Sbardella sembra ridimensionare la polemica: «Il crollo elettorale della de non è colpa di Andreotti. Certo però che nell'ultimo anno di governo, molti problemi sono marciti. E questo ha penalizzato in particolare la de. Il guaio è che le elezioni sono arrivate troppo tardi. A posteriori si può dire che l'errore è stato quello. Un anno fa avevo detto che dovevamo andare a votare subito...». Quanto alla guerra delle pre- ferenze, Sbardella - che nel conteggio finale è arrivato secondo dopo Marini, 116 mila preferenze contro 114 mila 900 - nega che ci sia mai stata battaglia: «Era il ministro che immaginava di fare una battaglia per prendere cento voti in più o in meno. A me interessava portare degli amici in Parlamento». Lo spoglio delle preferenze, poi, ha scatenato nuove accuse tra i due. L'altra notte, quando gli uffici capitolini erano in panne per la «scomparsa» di 37 verbali di seggio, Franco Marini ha addirittura occupato l'anticamera del sindaco. E non ha lasciato la posizione finché anche l'ultimo verbale non è stato ritrovato. Poi ha lanciato la sua accusa: «L'informazione, a Roma, è stata una cosa folle. Sono state diffuse notizie destituite di ogni fondamento». Sottinteso: sulle preferenze dell'altro. Così, «per fare chiarezza sulle cifre», il ministro ha deciso di indire una conferenza stampa. Ha dato il via a nuove polemiche. Già la sera prima, a caldo, Marini aveva lanciato il suo grido di vittoria: «Il risultato nel Lazio è stato meno grave per la de che in altre regioni. E questo per l'impegno dì amici rifiutati da un apparato di partito come quello romano, schiacciato sugli interessi di una sola persona. Il partito a Roma non esiste, come espressione ideale e capacità politica. Perciò bisogna ricostruirlo». Ieri ha rincarato la dose. E se l'è presa con il segretario della de cittadina, Pietro Giubilo, che avrebbe fatto campagna elettorale tutta a favore di Sbardella. Ne ha chiesto le dimissioni. In casa Sbardella, però, le paróle polemiche di Marini forse erano attese. La primissima replica è pungente: «In questa campagna elettorale tutto il sindacato è stato strumentalizzato impropriamente a favore di Marini: ha dimostrato di essere estraneo al partito». La seconda è un po' infastidita: «Se Marini vuol fare politica è il benvenuto. Se invece vuole fare il giudice delle azioni altrui, ha sbagliato strada e regione. Se poi crede di essere arrivato a fare il liberatore, posso dirgli che noi siamo stati già liberati». E sulle preferenze: «Avrei potuto incassare altri 60 mila voti». Snocciola quella che considera la «sua» corrente: i deputati Tuffi, Carta più i senatori Redi e Lazzaro. E si fa sentire Giubilo: «Per le industrie della nostra zona, sulla Tiburtina, il ministro Marini mostra solo indifferenza». Francesco Grignetti Da sinistra: Vittorio Sbardella e Giulio Andreotti

Luoghi citati: Lazio, Roma