lo, Annoni, il guerriero di Claudio Giacchino

lo, Annoni, il guerriero Il difensore granata, retrocesso con il Como, è diventato un punto di forza della squadra lo, Annoni, il guerriero «A Superga in bici se vinco la Coppa» TORINO. Come naufragare e risorgere, ovvero Enrico Armoni, il guerriero del Toro. Nel giugno del 1990 il difensore granata era retrocesso in C con il Como: la seconda caduta consecutiva, poiché il campionato precedente il giocatore e la società lariana erano già precipitati in B. Il fallimento di una stagione può ferire gravemente una carriera: due, per giunta così ravvicinati, la uccidono. Tant'è vero che di quel Como disastroso la maggior parte dei componenti è stata ingoiata dal limbo della terza divisione, i più fortunati calcano i palcoscenici della cadetteria. Il solo Annoni è riuscito a tornare in Paradiso. Pareva ormai destinato agli stadioli di provincia e s'è ritrovato addirittura a giostrare nel mitico Bernabeu. Come spiega questa prodigiosa rinascita? Due anni fa ero davvero a terra: a fine contratto, disceso in C, temevo proprio di aver chiuso con il grande calcio. Invece, a sorpresa, giunse la chiamata del Torino. Accettai al volo dicendomi: Enrico, non pensarci due volte, vacci subito, anche a piedi: certo, farai la riserva però, ridotto come sei, tutto ciò che verrà in più sarà guadagnato. Invece di camminare sino a Torino si decise per una faticaccia in bicicletta. Sì. Avevo fatto il voto di scalare il Ghisallo in bici se mai fossi tornato in A: il Ghisallo, che salita terribile. Chissà che non ne affronti una ancora peggiore: Superga. Sa, nel caso si vincesse la Coppa Uefa... Quando arrivò in granata era considerato un brocchettone famoso solo per il fallo che costrinse lo juventino Laudrup a lunga assenza. Come ha fatto a migliorarsi tanto? La sfortuna altrui è stata la mia fortuna. Gli incidenti che hanno bloccato i miei compagni hanno permesso al sottoscritto di andare in campo e dimostrare quanto vale. Penso di aver sempre giocato così. Solo che le disgrazie del tuo club travolgono anche te: anche se fai bene, nessuno ti nota se la squadra è un colabrodo. Lo dico a ragion veduta: prima delle due retrocessioni disputai, sempre nel Como, un campionato alla grande in A e fui convocato nella under 21. Poi, l'anno dopo, ecco il tracollo: avevo un bel continuare a giocare sullo stesso standard che mi aveva condotto alla Nazionale giovanile... Siccome l'appetito vien mangiando anche l'umile Annoni, ad un certo punto, quest'anno, ha alzato la testa e preteso un posto fisso nel Toro. Risultato: la domenica successiva, con il Bari, per punizione s'è accomodato in panchina. Eh no, guardi che se cerca la polemica ha scelto la persona sbagliata. Odio le polemiche. Dopo il mio sfogo ho ricevuto la risposta giusta: è stata un'esperienza in più. Comunque, a proposito dell'Annoni picchiatore, dato che lei ha ricordato il fallo su Laudrup, tengo a precisare che sono stato espulso solo due volte quando, giovanissimo, ero in prestito alla Sambenedettese. Non sono uno scarpone, solo grintoso quant'è necessario. Grazie alla grinta, alla volontà, lei è il guerriero del Toro, i tifosi stravedono per Annoni detto Tarzan, Lotti ar, Sandokan. Ai calciatori, in genere, i soprannomi non piacciono, li tollerano come un male necessario. Finché la folla ti appioppa di queste etichette significa che tutto fila per il verso giusto: parola di uno che, sempre per le succitate retrocessioni, aveva dimenticato che cosa significa essere un beniamino dei sostenitori. Sposato, padre di una bimba di 2 anni, come vede il futuro? Ne ha paura? Paura no, so che nel càlcio ci vuole poco perché tutto cambi. A carriera finita non resterò nel football, mi piacerebbe insegnare tennis. A 16 anni me la cavavo bene. Poi provai con il calcio, nel Seregno, a un tiro di schioppo dal mio paese: così, abbandonai i tornei. Il guerriero del pallone è approdato alla leggenda del Bernabeu: chissà se quello con la racchetta sarebbe arrivato a quell'altra leggenda che è Wimbledon? Uhm, non credo proprio. Per concludere, la notizia che il Toro ha già acquistato dalla Spai l'Arnioni del domani: il diciottenne, e under 21 di C, Christian Servidei. Intanto, ieri, Borsano, nel festeggiare l'elezione ad onorevole ha- detto: «Non vendo il Torino. Quanto a Lentini, cederlo sarebbe decisione dolorosa. Decisione che, per ora, non è stata presa». Claudio Giacchino

Luoghi citati: Lentini, Torino