Genet: la mia morte, vendetta della donna di Osvaldo Guerrieri

Genet: la mia morte, vendetta della donna Un cesto sconosciuto dello scrittore maledetto ha inaugurato il festival «Da Sodoma a Hollywood» Genet: la mia morte, vendetta della donna Quattro attori in un 'affascinante lettura curata da Ronconi TORINO. Jean Genet è quest'anno il personaggio-guida del settimo festival a tematiche imosessuali «Da Sodoma a Hollywood», L'uomo che ha sapute trasformare in arte la proi ria fedina penale di ladro e pe lerasta, il bellicoso profeta del teatro della realtà, delittuoso e cerimoniale,, contrapposto al teatro della storia ufficiai attraverserà le sei giornati della manifestazione con filrri tratti dalla propria opera dra nmatica, cortometraggi, intc rviste filmate, convegni. Ci sarà, in sostanza, la metodica esplorazione di un mito affidato per troppo tempo a logore formule critiche, si ridiscuterà uni figura che, per quarant'ajini, è stata inchiodata alla paralizzante formula sartrìana del maitire e del santo, come se martirio e santità spiegassero'per intero un personaggio che ha gettato le sue reti su tut-.e le avventure della vita e, più che trasformarle, le ha esaltate fino a farne simboli. Genet ha aperto il festival, l'altra sera in uh Carìgnano gremito, non con le sue pagine letterarie più note o con le suggestioni di quel suo teatro tutto cerimonia e travestimento. Lo ha fatto con «Fragments», un testo da noi totalmente sconosciuto, unico capitolo di un romanzo mai scrìtto che avrebbe dovuto intitolarsi «La morto, nel quale si sarebbero dovuti condensare, con un procedimento caro ai surrealisti, tutti gli stili possibili. Tradotto e adattato da Piero Ferrerò, il testo è stato teatralizzato da Luca Ronconi, che ne ha affidato la lettura a Mauro Avogadro, Riccardo Bini, Valter Malosti e Massimo Popolizio. «La mort» doveva essere, per Genet, il testo di una vita. L'opposizione morte-vita è strana soltanto in apparenza, poiché la morte indica qui la condizione omosessuale, l'amore infecondo di chi ha allontanato da sé la donna. Direte: normale che l'omosessuale rifiuti la donna. Ma Genet supera d'un balzo l'ovvietà e, pur registrando il rifiuto, dice che la donna «ironica com'è, si vendica ricomparendo in lui per porlo in una posizione piena di pericoli». Aggiunge: «Bandita, sequestrata, beffata, la Donna, in virtù dei nostri gesti e delle nostre intonazioni, cerca di venire alla luce». Mi pare che in questa formulazione risieda il nocciolo ideologico di «Fragments», quel nucleo dialettico che Genet lascia galleggiare sull'acqua tumultuosa dei propri ricordi, degli incontri, degli innamoramenti. Saune rannuvolate dal vapore, città mediterranee dove è facile comprare l'amore per un'ora o per un giorno; e ragazzi: belli, impudenti, crudeli, teppisti, prostituti, ai quali Genet si rivolge con un «tu» ininterrotto, in un dialogo fittizio che mescola fisicità e poesia. Ascoltiamo un campionario minuzioso di fascinazioni e di turbamenti. Il giovane tisico che sputa le ostie del suo male diventa per lo scrittore- amante il simbolo della voracità erotica e della dissoluzione fisica. Che altro è l'omosessualità?, sembra dirci Genet. Ma riconoscerla, significa riconoscere la separazione psicologica di chi la pratica: «Essa mi isola, mi separa ad un tem- po dal resto del mondo e da ogni pederasta. Noi ci odiamo in noi stessi e in ognuno degli altri. Ci facciamo a pezzi fra di noi». E così il violento Genet, allevato dall'assistenza pubblica e cresciuto tra un carcere e l'altro, mette a nudo la propria anima, ce la racconta con una lingua sontuosa e ieratica, ricamata di splendori come la stola di un sacerdote. Non aspettiamoci protervia e cinismo. Ciò che qui viene ritualizzato è semmai il carnevale funebre di chi vede se stesso come il fratto di una «colpa originale» e si sente destinato a una «infinita miseria», poeticamente vicina alla «longue misère» di Baudelaire. Confessione straordinaria, dolorosa e scintillante di visioni, accolta dal pubblico con grandissima attenzione. Osvaldo Guerrieri Luca Ronconi ha affidato la lettura del testo a Mauro Avogadro, Riccardo Bini Valter Malosti e Massimo Popolizio Jean Genet è quest'anno il personaggio-guida del festival «Da Sodoma a Hollywood»

Luoghi citati: Hollywood, Torino