Difende con rabbia i due segreti di nonno Joyce

Difende con rabbia i due segreti di nonno Joyce Aperti gli archivi di Dublino, polemiche sulla corrispondenza ancora in possesso del nipote Stephen Difende con rabbia i due segreti di nonno Joyce «Nello scrigno la schizofrenia della figlia e le lettere erotiche della moglie» LONDRA AMES Joyce morì nel 1941 e, da allora, gran parte del suo archivio privato è divenuto noto al pubblico. Adesso, si è sollevato ogni velo anche su quei papers, il suo carteggio con l'amico e consigliere Paul Leon, che un ferreo embargo di 51 anni proteggeva da ogni sguardo, tra le mura della National Library di Dublino, la città natia dello scrittore. Ma l'attesissimo evento non ha addormentato per sempre le molte polemiche. Tutt'altro. Divampano, più roventi che mai. Perché alcuni segreti sopravvivono, fieramente difesi da Stephen Joyce, il nipote di James. Stephen Joyce ha fatto udire la sua voce domenica, a Dublino, alla cerimonia per la fine dell'embargo: una voce piena di collera e di sdegno. «So che tutti voi, giornalisti, studiosi e mercanti di cultura, mi chiamate 1' "abrasivo mister Joyce", ma non posso tollerare coloro che amano leggere/ la corrispondenza altrui. Leggete invece i libri». Poi 1'«abrasivo miA ster Joyce» ha spiegato aWIrish Times che, prima di presentarli al pubblico, la National Library gli aveva dato un «numero limitato di documenti». «Doveva farlo, perché così esigevano le disposizioni su questo lascito. Co- munque, io non ho distrutto nulla». Si è però eretto un nuovo embargo per questi private papers ora in possesso di Stephen Joyce e pochi altri negli archivi della Library. Scadrà nel 2051. Dalla sponda opposta tuona David Norris del Trinity College di Dublino, uno dei massimi studiosi di Joyce: «Assistiamo a un'ennesima e ormai assurda censura»: pare eccessiva la caparbietà con cui Stephen Joyce difende la privacy del nonno, la cui vita appartiene ormai alla storia della letteratura. Ed è una privacy per modo di dire, perché i «segreti» sono due e già si conoscono. Uno è tragico, la schizofrenia che tormentò la figlia Lucia. L'altro è sapido e pepato, le lettere erotiche scritte a Joyce dalla moglie Nora. Lucia era nata nel 1907 a Trieste, dove Joyce e la moglie vissero alcuni anni e dove lui insegnò inglese alla Berlitz School e incoraggiò Italo Svevo nelle sue aspirazioni letterarie. Lucia «spezzò il cuore di Joyce, che la amava immensamente», narra David Norris. Già era dolorosa per il padre l'irresponsabilità sessuale della figlia (fra i suoi molti amori vi fu anche Samuel Beckett), ma la pena divenne supplizio quando la sua schizofrenia si rivelò irrefrenabile. Si tentarono le «cu¬ re» più fantasiose, persino iniezioni di acqua marina, ma ogni successo fu fragile, effimero. Lucia aggrediva gli infermieri, fuggiva dalle case di cura e dagli istituti psichiatrici. La donna morì, in Inghilterra, nel 1982. Sulle lettere erotiche, quasi porno, non si hanno molti ragguagli. Si sa soltanto che furono scritte da Nora al marito, pare nel 1909, all'inizio del matrimonio. C'è chi sostiene che fu James Joyce a sollecitare queste epistole alla giovane e devota sposa: e c'è chi aggiunge che se ne valse per concepire il personaggio di Molly Bloom, nel suo capolavoro Ulisse. C'è chi afferma infine che le missive non esistono più da tempo, che Nora stessa le distrusse, mentre altri ripetono, sicuri, che sono tra i documenti custoditi da Stephen Joyce, Ylrish Times dice: «Stephen Joyce salvaguarda la privacy di ambedue i nonni». Cosa contengono dunque i tremila documenti resi pubblici dalla National Library? Sono di interesse più biografico che letterario. Il nucleo di maggiore importanza è il carteggio, duecento e più lettere, tra Joyce e l'amico Paul Leon, un ebreo russo. Le lettere - su problemi di vita quotidiana e sulla pubblicazione di Finnegans Wake - erano nell'appartamento dei Joyce in me des Vignes a Parigi, dove vissero fino all'invasione tedesca: e furono raccolte nel settembre '40 dal devoto Paul Leon che rischiò la vita per consegnarle a un diplomati¬ co irlandese. Fu Leon a dare disposizioni affinché questi e altri private papers restassero alla National Library di Dublino, con un embargo di 51 anni, e a ordinare che ogni decisione del museo dovesse avere il consenso degli eredi di Joyce. Leon fu arrestato dalla Gestapo e, dopo nove mesi in un Lager, fu ucciso nel '42 perché, esausto, era inciampato durante un turno di lavoro. Anche suo figlio Alexis era presente alla cerimonia alla National Library. Ha pronunciato un breve e sereno discorso, ha ricordato che il padre intravide nell'amico Joyce la luce del genio. «Un genio che stimò e amò, dal primo all'ultimo giorno». Mario CirielSo Lamico Paul Leon rischiò la vita per salvare quel carteggio James Joyce insieme con il nipotino Stephen

Luoghi citati: Dublino, Inghilterra, Londra, Parigi, Trieste