La guerra di Bosnia arriva a Medjugorje

La guerra di Bosnia arriva a Medjugorje JUGOSLAVIA Bombardamento dell'Aviazione federale, intatto il santuario mariano dell'Erzegovina. Colpita Mostar La guerra di Bosnia arriva a Medjugorje Dopo l'Europa anche Bush riconosce le tre Repubbliche ribelli ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO I cacciabombardieri dell'aviazione militare di Belgrado hanno bombardato Medjugorje, nell'Erzegovina occidentale. Il santuario alla Madonna è rimasto intatto, ma le sei bombe cadute nelle vicinanze hanno costretto alcune decine di pellegrini americani e inglesi a rifugiarsi nei sotterranei della chiesa dove assistevano alla Messa. Gli ordigni sganciati dai Mig sul vicino comune di Siroki Brijeg, noto per il vecchio convento francescano, cuore della storia croata, hanno ucciso sei persone mentre una decina sono rimaste gravemente ferite. In tutta l'Erzegovina occidentale, abitata a maggioranza dai croati, è in corso una violenta offensiva dell'esercito serbo-federale. Ma la locale difesa territoriale, rafforzata da centinaia di emigrati che dall'Australia, Canada e Germania si sono affrettati a rientrare in patria, ha finora respinto tutti gli attacchi dei carri armati e dell'artiglieria pesante dei militari. Croati e musulmani insieme combattono contro le milizie serbe affiancate dall'esercito sull'altipiano di Kupres, e nei pressi di Tomislavgrad. Gli scontri sono esplosi anche alle porte di Mostar, completamente bloccata. Il presidente della Bosnia e Erzegovina, il musulmano Alija Izetbegovic, ha mandato un durissimo messaggio di protesta al ministro della Difesa federale, generale Blagoje Adzic, in cui richiede che cessi immediatamente l'attacco contro il popolo croato dell'Erzegovina, ovvero l'aggressione contro lo Stato bosniaco ormai riconosciuto sul piano internazionale. Oltre alle Cee infatti anche gli Stati Uniti hanno riconosciuto ieri la Bosnia e Erzegovina, nonché la Croazia e la Slovenia. La decisione della comunità internazionale, festeggiata da musulmani e croati, è però rifiutata dai serbi della Bosnia che, forti dell'appoggio militare di Belgrado, sfidano il mondo, proclamando l'indipendenza della Repubblica serba della BosniaErzegovina. Come tutta risposta al riconoscimento il cosiddetto Parlamento del po- polo serbo di Banjaluka ha infatti deciso nella notte tra lunedì e martedì la secessione dei suoi territori dalla Bosnia. Si sono dimessi anche i due membri serbi della presidenza collegiale bosniaca. Ma le formazioni paramilitari serbe continuano a terrorizzare Sarajevo. Nella capitale bosniaca si è sparato anche ieri. Per la paura dei cecchini la gente è rimasta chiusa in casa. Gruppi di persone armate circolano per le strade saccheggiando negozi e case private. Lo stato di emergenza è stato proclamato in molte altre città abbandonate da colonne di profughi. L'esercito serbo federale non desiste neanche in Croazia. Malgrado la presenza dei primi contingenti dei caschi blu, i militari si sono nuovamente scatenati in Slavonia, bombardando con l'artiglieria pesante Osijek e Vinkovci, il cui ospedale è stato colpito ieri da quaranta granate. Verso sera l'allarme generale è scattato a Zara. Ingrid Badurina Una famiglia croata in un rifugio a Ljubuski, vicino a Mostar, durante il raid aereo

Persone citate: Alija Izetbegovic, Blagoje Adzic, Bush, Ingrid Badurina