Barbara risponde a Hillary: tutte balle

Barbara risponde a Hillary: tutte balle usa n§ Per Clinton brutte notizie: i sondaggi lo dicono sconfìtto, le gaffes della moglie aggravano la situazione Barbara risponde a Hillary: tutte balle Primarie a New York, ancora un battibecco sull'amante di Bush WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Suonavano sinistri per Bill Clinton gli ultimi sondaggi diffusi ieri proprio mentre gli elettori di New York cominciavano, poco numerosi e sfiduciati, a deporre nelle urne le schede. Solo all'alba di oggi, in Italia, si conosceranno i primi risultati di queste primarie cruciali per il candidato capoclassifica dei democratici. Ma Clinton sapeva già ieri che, se avesse votato meno della metà dei newyorkesi, come alcuni prevedevano, una sua sconfitta da parte di Jerry Brown sarebbe stata fortemente possibile. Tutto dipendeva dal comportamento di quelli che sono rimasti incerti fino alla fine. Intanto, proprio nella città di Clinton, Little Rock, Arkansas, Barbara Bush ha ribattuto seccamente alle insinuazioni di «Lady Hillary», moglie del candidato democratico, sulle presunte infedeltà co¬ niugali del presidente. «Baloney», balle, bufale, menzogne. Così ha risposto Barbara, quando un giornalista le ha chiesto di commentare la frase di Hillary Clinton, secondo cui «tutti» sanno delle storie adulterine di George Bush. «Comunque, io non voglio parlare di queste cose - ha aggiunto Barbara -. Tanto per cominciare non sono una lettrice di "Vanity Fair"». «Vanity Fair» è la rivista che ha pubblicato la dichiarazione sulle avventure di Bush da parte di Hillary Clinton, che poi ha chiesto scusa. Come appagata per il colpo dato alla moglie di Clinton, Barbara ha poi cercato di mitigare. «Io mi metto i paraocchi quando vado in giro durante la campagna elettorale - ha detto -. Io non faccio campagna contro nessuno, io faccio campagna a favore del più qualificato, del più dignitoso e migliore degli uomini in America». Nell'88, quando un settima¬ nale di Los Angeles pubblicò un articolo sui presunti tradimenti di Bush, un altro giornalista aveva cercato di strappare a Barbara un commento, ma lei aveva fatto finta di non sentire la domanda e aveva voltato la testa dall'altra parte. Anche questa uscita di Hillary Clinton non è stata una buona cosa per suo marito Bill, che stava nel frattempo combattendo a New York una battaglia difficile e delicata. Lui continua a non convincere e, adesso, la gente comincia a sospettare che anche sua moglie sia un tipetto da cui stare alla larga. Di conseguenza, il partito «ABC», «Ali But not Clinton», tutti tranne Clinton, continua a rafforzarsi. Se ne è accorto il suo avversario Brown, che, nei comizi degli ultimi giorni, ha continuato a ripetere come un disco rotto: «Votate per chi vi pare, ma non votate Clinton». Una certa parte degli elettori sembrava, stando ai sondaggi dell'ultima ora, averlo preso parecchio sul serio. Da un'indagine del Sawyer Miller Group è emerso che, tra i newyorkesi intenzionati a esprimete un voto, Brown conduceva su Clinton 39% contro 28%, anche se la situazione appariva rovesciata, 38% per Clinton contro 32% per Brown, se ad essere interpellato era l'intero corpo elettorale. Le speranze di Clinton, quindi, erano tutte legate al verificarsi di un astensionismo più basso del previsto. Tutti i sondaggi fatti, inoltre, hanno indicato che Paul Tsongas, che si è ritirato dopo aver presentato la sua candidatura a New York, avrebbe ricevuto una quota di voti superiori al 10%. E Tsongas, due giorni fa, ha annunciato di essere disposto a rientrare nella corsa se si fossero verificate due condizioni: una cattiva prestazione di Clinton e almeno un 15% di voti per lui. Il conteggio dei delegati conquista¬ ti da ciascun candidato fino a questo punto, aggiornato e precisato proprio ieri, segnala che Clinton guida la classifica nettamente con 1069, seguito da Brown con 159. Ma Tsongas non ha ancora dato l'ordine di sciogliere le righe ai 423 delegati conquistati fino al momento del suo ritiro. Per Clinton, quindi, Tsongas si riaffacciava come un pericolo reale. Bush, invece, non dovrebbe avere avuto problemi, dal momento che a New York ha corso da solo per i repubblicani. Pat Buchanan, infatti, non si era iscritto alla corsa nella «grande mela» e, comunque, la sua spinta iniziale sembra essersi esaurita. Ma le voci recenti su dissapori tra i principali collaboratori di Bush dimostrano che il gruppo che cura la sua campagna elettorale non ha ancora carburato. Pertanto è una fortuna per lui che l'attenzione resti pressoché interamente concentrata sui gravi problemi nel campo dei suoi avversari. Paolo Passarmi Il candidato repubblicano Bill Clinton risponde alle domande degli studenti nel campus di Syracuse [FOTOAP]

Luoghi citati: Arkansas, Italia, Los Angeles, New York