Battaglia navale tra Eltsin e Kravciuk

Battaglia navale tra Eltsin e Kravciuk Al Congresso il Presidente russo annuncia tra gli applausi la risposta al leader ucraino Battaglia navale tra Eltsin e Kravciuk La flotta del Mar Nero ha 2 padroni, a colpi di decreti MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Costretto ad affrontare in prima persona un Congresso dei deputati ostile, Boris Eltsin ha montato in tutta fretta una fiacca difesa della sua riforma economica. Ma si è comunque messo in tasca la vittoria parlamentare, con un passo destinato a far schizzare in alto la temperatura delle relazioni con l'Ucraina. Al leader di Kiev Leonid Kravciuk, che nella notte di lunedì ha deciso di sottomettere la flotta e le atomiche tattiche al controllo ucraino, Eltsin ha infatti risposto ieri con un analogo decreto: la flotta passa alla Russia, ma resta sotto il comando comunitario. Tutte le navi dovranno innalzare oggi la bandiera con la croce di Sant'Andrea, simbolo della Marina zarista. L'annuncio, dato al Congresso dal comandante delle Forze Armate comunitarie Evghenij Shaposhnikov, è stato accolto dai deputati con un'ovazione. Accendendo la fiamma nazionalista, presentandosi come il paladino delle minoranze russe in Moldavia e in Ucraina, Eltsin ha così, con passo rischioso, compattato attorno a sé i deputati. Ora, sventolando i «pericoli esterni», il Presidente avrà buon gioco nel respingere ogni pretesa di dimissioni del governo, ogni attentato ai suoi poteri presidenziali, ogni tentativo di rallentare il corso delle riforme economiche. Ad inizio di giornata, Eltsin ha tenuto l'indesiderata arringa nella sua veste di capo del governo. Per un'ora intera il Presidente ha sorpreso i deputati con un discorso piatto che, come stile, sembrava uscito da una scrivania della vecchia nomenklatura comunista. «Il tempo delle interminabili attese è finito. Oggi le riforme sono una realtà ha detto -, per la prima volta al potere è arrivata una squadra di giovani riformatori». Eltsin ha promesso nuovi finanziamenti alle imprese, l'inserimento di alcuni tecnocrati nella compagine governativa, e ha assicurato che la privatizzazione partirà nei prossimi giorni: «Abbiamo bisogno di milioni di proprietari, non di centinaia di milionari». I deputati hanno però accolto con una risata la sua affermazione sul rublo («ha iniziato a dare dei punti al dollaro»), e con un certo timore la sua ferrea intenzione di trasformare la Russia in Repubblica presidenziale. Se il suo progetto non passerà, ha detto Eltsin, convocherà un referendum popolare. Chi s'aspettava una risposta al passo di Kravciuk, tuttavia, è stato momentaneamente deluso. Eltsin non ha neanche menzionato la flotta, pur affermando che i 25 milioni di russi nelle altre Repubbliche ex sovietiche «non verranno dimenticati», e che «la Russia è una grande potenza per diritto storico». Assai più energico, nel difendere le riforme, è stato invece lo «stratega» della Eltsinomics, Egor Gajdar, riuscito a strappare un caldo applauso ad un Congresso decisamente ostico. «Oggi sono stati creati presupposti unici per la ripresa economica della Russia», ha detto, mettendo l'accento sui 24 miliardi di dollari promessi dall'Occidente grazie al «suo» piano di riforme: «Un'iniziativa paragonabile solo al piano Marshall». Grazie a questi soldi, ha insistito Gajdar, è ora possibile approfondire le riforme, «dopo la prima carica di cavalleria, ispirata dal coraggio della disperazione». Solo a fine giornata è arrivata la risposta di Eltsin sulla flotta, pronunciata dal Maresciallo Shaposhnikov. Questi ha parlato più come un ministro della Difesa russo (carica che non ha) che come comandante delle forze comunitarie. Non solo, infatti, il Maresciallo ha approvato i passi con cui Eltsin ha stabilito il proprio controllo su una serie di unità dislocate in altri Stati dell'ex Urss, ma ha anzi invitato la dirigenza russa a maggiore decisione nei confronti delle Repubbliche ex «sorelle», accusando il ministro degli Esteri Kozyrev di eccessiva morbidezza. Salutato a più riprese da salve di applausi, Shaposhnikov ha però dato un prezioso sostegno a Eltsin, dicendo di appoggiare senza condizioni il Presidente e le riforme economiche del governo. Quando il Maresciallo ha finalmente letto il decreto con cui Eltsin si è preso la flotta del Mar Nero, l'ovazione era ormai scontata. Nel Congresso infatti, come nell'esercito, i sentimenti nazionalisti sono in forte crescita. Il ministro degli Esteri Kozyrev ha faticato per tenere a freno la 14a Armata che, dislocata nella regione russofona della Moldavia, minacciava di schierarsi a difesa dei russi. Ieri, assieme ai colleghi ucraino, romeno e moldavo, Kozyrev ha concordato un «immediato» coprifuoco che, almeno per ora, tiene. Quanto alla flotta, il tentativo degli ucraini di impossessarsene è per ora fallito. Un'importante delegazione si è recata a Sebastopoli, principale base navale del Mar Nero, dove ha però incontrato l'ostinata opposizione dell'ammiraglio Kasatonov e del corpo ufficiali. In Crimea, infatti, Eltsin gioca in casa. La maggioranza della popolazione è russa, e se Kravciuk dovrà combattere per prendersi la flotta, al Presidente russo è bastato un decreto per ricevere immediatamente un «obbedisco» da ufficiali e marinai. La partita è rischiosa, ovviamente. Ma Eltsin ha diverse frecce al suo arco, mentre Kravciuk, senza una forte base politica e sociale, senza crediti occidentali, senza una riforma economica e senza petrolio, appare sconfitto in partenza. Un conflitto militare, in queste condizioni, non potrebbe che determinare la sua immediata caduta. Fabio Squillante Sostenitori di Eltsin lanciano slogan sulla Piazza Rossa [FOTOAP]