Malumore sotto la Quercia di Pierluigi Battista

Malumore sotto la Quercia Malumore sotto la Quercia Il fronte del no contrattacca «Chiprotesta non ci ha scelto» ROMA, A Botteghe Oscure la nuova parola d'ordine è «ricominciare da 16». Visibilmente contrariati per l'entità del successo di Rifondazione comunista, sorpresi e quasi imtimoriti dallo smottamento democristiano, preoccupati per il trionfo leghista, i dirigenti del pds trovano un appiglio nell'unico dato certo di questa giornata dall'andamento altilenante: la Quercia resta il primo partito della sinistra, attestato su una quota tutt'altro che galvanizzante eppure lontana dall'inferno delle previsioni più pessimistiche. «Mi aspettavo qualcosa di più», ha confessato Achille Occhetto a tarda sera, quando oramai si andavano placando i sussulti delle proiezioni Doxa. Quella che il segretario del pds ha definito «la nostra splendida campagna elettorale» aveva diffuso una strana euforia nelle file del nuovo partito. Dimenticati i tormenti che hanno accompagnato la liquidazione del vecchio pei, qualcuno, nell'entourage jìel segretario, aveva addirittura parlato della possibilità di raggiungere il 20 per cento. E invece no: il pds non ha spiccato il volo. Colpa delle «scissioni» e di una «sinistra divisa e frastagliata», dice Occhetto deluso e amareggiato. Soltanto il risultato negativo di Bettino Craxi traccia un'espressione soddisfatta sul volto del segretario. Subito mitigata da un tocco di signorilità: «Ciascuno avrà il suo terremoto e non voglio entrare nel merito degli altri partiti». Ma il terremoto rischia di lambire anche il suo partito. Ricomincia a brontolare minacciosa la minoranza che un tempo formava il fronte del No alla svolta di Occhetto. E nella sala stampa di Botteghe Oscure, mentre il gruppo dirigente è asserragliato ai piani superiori, si aggira un Fausto Bertinotti furioso: «Non abbiamo intercettato nemmeno un voto della protesta contro il governo». Massimo D'Alema, numero due del partito, fa sparire le sua tracce. E col passare delle ore aumenta il nervosismo man mano che si profilano i risultati scoraggianti della Camera. Attorno alle 18, proprio mentre la voce rassicurante di Stefano Draghi, esperto del pds in trend elettorali, sciorina dati confortanti relativi al Senato, arriva la prima raggelante proiezione Doxa sui dati della Camera: il pds al 14,8, la de in rimonta, Rifondazione sempre più pingue. Per qualche attimo è il panico a Botteghe Oscure. Occhetto, che era sul punto di consegnarsi alle telecamere, decide di rinviare la sua apparizione. Si vogliono ricontrollare tutti i dati («quelli di Draghi ci danno al 16,5 per cento», dicono i responsabili del pds) e qualcuno arriva a sospettare un «inghippo» ordito dagli esperti della Doxa. Con quel risultato per il pds sarebbe stato un disastro. Ma le proiezioni successive regalano qualche lunghezza in più al nuovo partito. Occhetto, ultimo tra i leader di partito, decide di scendere- nella -fossa -dei - leoni. Nonostante una «scissione che non ha avvenire», dice il segretario del pds, «noi possiamo riprendere il cammino per proporci l'obiettivo di riunificare tutta la sinistra». Occhetto parla di «salde radici» e ricorda con commozione le «manifestazioni entusiastiche» che hanno accompagnato il debutto del nuovo partito nell'arena elettorale. La sconfitta della de «apre uno scenario nuovo» e Occhetto non esclùde la possibilità che nel nuovo frastagliatissimo Parlamento il pds possa entrare in un governo, ma soltanto «se avremo garanzie su un governo di programma e di svolta che abbia come obiettivo una riforma elettorale seria». Intanto, però, «il psi dovrà rivedere le sue posizioni». Il leader riformista Giorgio Napolitano dice che «sono saltati gli schemi su cui si è retta per decenni la vita politica». Walter Veltroni annuncia con gaudio che il «pds si conferma come il secondo partito italiano» e che il quadripartito è stato punito dagli elettori. Domani è un altro giorno, malgrado quello striminzito 16 per cento. Pierluigi Battista

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