Guardate bene Shakespeare: è Elisabetta I

Guardate bene Shakespeare: è Elisabetta I Lo rivela una studiosa americana che ha esaminato due celebri ritratti con l'aiuto del computer Guardate bene Shakespeare: è Elisabetta I Sorpresa, il volto del Bardo sarebbe quello, camuffato, della regina LONDRA AVEVANO pensato in molti: il ritratto di William Shakespeare sul frontespizio del First Folio (un'edizione delle sue opere stampata nel 1623), è la chiave per svelare la vera identità del Bardo. In quegli occhi cesellati, in quel lungo naso, in quella fronte alta, era stato detto, c'è qualcosa di familiare. La risposta più soprendente, che a molti apparirà bizzarra, è venuta dal computer di una ricercatrice americana: quel volto assomiglia in modo straordinario alla «Buona regina Bess», Elisabetta I. E' sempre parso un po' curioso che un uomo di provincia, figlio di un guantaio e con pochi studi alle spalle, avesse potuto scrivere alcune delle opere più geniali e sofisticate mai concepite dalla mente umana. Un enigma per gli studiosi Ma anche i ritratti di Shakespeare rappresentano un enigma per gli studiosi: sono uno diverso dall'altro, la maggior parte mostra un personaggio che appartiene a una classe medio-bassa. Quello del First Folio è il più aristocratico: fu «approvato» da alcuni colleghi e dalla stessa moglie di Shakespeare. Leslie Dressler, una studiosa americana dell'Università di Richmond, in Virginia, pensava che l'autore di tanti capolavori fosse in realtà il Conte di Oxford. Per averne la conferma, si è rivolta a Lillian Schwartz, una consulente dell'At&t del New Jersey. Le ricerche dell'esperta di informatica avevano già fatto scalpore nell'86, quando con il suo computer aveva studiato i lineamenti dèlia Gioconda, collegando la misteriosa modella addirittura con l'autore, Leonardo da Vinci. Ma la celebre immagine del First Folio, fatta da un giovane artista di nome Martin Droeshout, non assomigliava alle incisioni e ai ritratti del Conte di Oxford. Un messaggio per i posteri E nemmeno a quelli di Francis Drake, Emilia Lanier, William Stanley o Francis Bacon, né a una dozzina di altri personaggi che potevano aver avuto un ruolo nella misteriosa vicenda. La rivelazione Lillian Schwartz l'ha avuta nella Na¬ tional Portrait Gallery di Londra, davanti al ritratto di Elisabetta I dipinto nel 1588 da George Gower: «Gli occhi della regina mi fissavano - ha detto la Schwartz -. Mio Dio, ho pensato, è incredibile. Ho lavorato per mesi con il ritratto di Shakespeare, e non ho mai pensato a lei». Così, con l'aiuto del computer, ha preso i due volti, li ha ridotti alle stesse dimensioni e li ha sovrapposti: a parte i baf¬ fi, i lineamenti della mascella e la fronte, lei dice, sono uguali. I risultati del sorprendente accostamento sono stati subito pubblicati sulla rivista americana Pixel, Ora, scrive il Times, la Dressler ha rivisto le sue teorie sulla paternità dei lavori di Shakespeare, e sta per pubblicare un libro. I sospetti di alcuni studiosi, lo stile di When I Was Fair And Young (opera firmata sia dalla regina che dal Conte di Oxford), e infi- ne il computer, per la studiosa, suggeriscono l'ipotesi che dietro ì capolavori di Shakespeare possano nascondersi il Conte di Oxford, e soprattutto la regina. I tratti maschili sarebbero stati inseriti dall'incisore per mimetizzarne il volto. O forse volevano essere un messaggio in codice ai posteri, per dure quello che nessuna donna, tanto meno una regina, poteva ammettere in quel periodo: «Queste opere disdicevoli, scritte per il teatro, sono mie». La«Dark Lady» aveva dunque i capelU rossi? Cario Grande Willlam Shakespeare come appare sul frontespizio del «First Folio» del 1623 e il ritratto di Elisabetta I dipinto nel 1588 da George Gower

Luoghi citati: Londra, New Jersey, Oxford, Virginia