Piazza Affari tace, Bazoli nicchia, Cagliari va in Fiera di Valeria Sacchi

Piazza Affari tace, Bazoli nicchia, Cagliari va in Fiera I NOMI E GLI AFFARI Piazza Affari tace, Bazoli nicchia, Cagliari va in Fiera Dicono le buone vecchie regole che, a ridosso di scadenze elettorali, le Borse si accendono. Può essere un fuocherello di paglia, o un bel falò di fascina secca. Eccezione che conferma la regola, piazza Affari questa volta non ha battuto ciglio. A nulla sono servite le visite al capezzale di illustri Ippocrati come il presidente del Consiglio Giulio Andreotti, il segretario pri Giorgio La Malfa o il liberale Egidio Sterpa. Svuotata da ogni illusione, la «bella» non ha trovato la forza di alzarsi dal giaciglio. Neppure la candidatura di Attilio Ventura, neppure l'arrivo tra le corbeille del presidente della Consob Enzo Borlanda l'hanno scossa. Che significato dare a tanta apatia? Nessuno lo sa. Ma molti temono che que- Ventura il candidato Berlanda piace in Borsa sto stato di ipnosi possa durare anche dopo, qualunque sia il risultato del voto. E mentre il buio più completo circonda il prossimo sbocco di Governo, la corsa ad alcuni ministeri è già cominciata. Il più ambito è senz'altro il posto di Guido Carli. Vi aspirano Carlo Scognamiglio, in corsa per i liberali, Franco Reviglio, scuderia socialista. In cuor suo anche Giuliano Amato, che ha già retto il ministero con successo prima di Carli. Singolare che a nessuno venga in mente di puntare alla successione di Cirino Pomicino al Bilancio. Questione di stile o di che altro? Contro le ambizioni di costoro, ci sono i progetti di altri (tra cui, probabilmente, anche i famigerati industriali «golpisti», secondo l'immagine cara ad Andreotti): mandare ai ministeri chiave dei «tecnici». I quali verrebbero scelti tra i «non politici», Il che sarebbe una vera beffa per i poveri candidati che, dopo aver sudato sette camicie per conquistare il seggio, si troverebbero spodestati. Del resto, è stata discussa perfino l'ipotesi (in caso di difficile composizione del Governo) di chiamare alla presidenza del Consiglio il Governatore della Banca d'Italia, Carlo Azeglio Ciampi in persona. Il quale, si può scommettere dieci a uno, dirà di no. Anche perché vuole arrivare a festeggiare nel 1994, da Governatore, i Cent'Anni di Bankitalia. Senza lasciarsi condizionare dai caotici eventi esterni, Ciampi in questi giorni ha combattuto Amato un'altra batta- va al Tesoro? glia-simbolo: Parlato quella contro i ama Bankitalia dipendenti di Bankitalia, ' in sciopero per il contratto. L'accordo, che si dà per vicino alla firma, terrà rigorosamente ancorati al tetto di inflazione gli stipendi dell'Istituto Centrale. Fatto curioso, la guerra tra il Governatore e «i compagni» di Bankitalia, ha avuto vasta eco sulle pagine del «Manifesto», in una serie di attacchi polemici (stilati dalle rappresentanze di Fabi e di Fisac-Cgil, nonché da singoli dipendenti) al direttore Valentino Parlato, reo di aver preso posizione contro una vertenza, a suo giudizio, «corporativa» e «di nicchia». Non basta, la Fabi ha addirittura distribuito un volantino che comincia così: «Anche i radi cai-chic, nel loro piccolo, si incazzano». Per radi- cal-cbic intendendo lo stesso Parlato e il suo presunto ispiratore: Angelo De Mattia, dirigente della Banca Centrale e consigliere economico di Botteghe Oscure. Sempre in tema di banche, venti di novità soffiano intorno ad Ambroveneto, gruppo guidato da Giovanni Bazoli. La Banca Antoni ana ha ritoccato la quota al rialzo, ossia al 2,65%, il che spiega l'improvvisa rianimazione del titolo Ambroveneto in Borsa. Contemporaneamente, Dino Marchiorello, presidente dell'Antoniana, ha lasciato intendere che le popolari venete potrebbero anche decidere di uscire dall'azionariato. E' vero che, fino ad oggi, il polo veneto (Antoniana, Verona, Popolare Veneta, Vicentina) ha fatto Bazoli fronte comune è sotto tiro all'interno del gruppo ex Ambrosiano, ma ora i rapporti stan-j no incrinandosi. Al «secessionista» Marchiorello, si opporrebbe Giorgio Zanotta, presidente della Popolare di Verona, al quale, viceversa, la politica di acquisizioni di Bazoli sembra star bene, e che dunque opta per lo status quo. Mentre a San Diego Raul Gardini lotta contro neozelandesi e francesi per mantenere in vantaggio il suo «Moro» (e chi lo conosce bene dice che lo vede preoccupato), a Milano Silvio Berlusconi si consola della sconfitta di La Cinq con la vitto- ria del Milan. E si consola con le assegnazioni del ministro Carlo Vizzini dalle incertezze del fronte antitrust. Intanto non perde d'occhio il business Fiera di Milano, dove sono in gioco i suoi preziosi terreni di Laccbiarella. Ma per il polo esterno, l'ultima proposta viene dal repubblicano Giacomo Properzj. L'ex presidente della Provincia riafferma la validità di una scelta a favore del polo di Rho, di proprietà dell'Eni, e lancia l'idea che Gabriele Cagliari apporti al progetto i terreni in càmbio di azioni dell'Ente Fiera, una possibilità prevista delle nuove regole sulle «privatizzazioni». Mentre i milanesi vanno a votare una nube nera si avvicina al nuovo sindaco Piero Borghini sul quale pendono due grosse incognite: i risultati elettorali di Milano città e le possibili incriminazioni di politici che risultino legati all'affare Chiesa. Valeria Sacchi Berlusconi grazie Milan Ventura il candidato Gardini lotta in mare Cagliari il taciturno

Luoghi citati: Ambroveneto, Cagliari, Milano, Rho, San Diego, Verona