Battaglia a Sarajevo Fuoco contro i pacifisti

Battaglia a Sarajevo Fuoco contro i pacifisti Chiuso l'aeroporto, una decina di morti Battaglia a Sarajevo Fuoco contro i pacifisti Bombardata la scuola di polizia Voci sulle dimissioni del premier ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Almeno una decina di morti e numerosi feriti sono il primo tragico bilancio della domenica di guerra a Sarajevo. Ma nella capitale della Bosnia-Erzegovina regna tuttora il caos ed è impossibile stabilire il numero esatto delle vittime. Spari, raffiche, esplosioni di granate si sono succedute per tutto il giorno. Nella notte tra sabato e domenica i miliziani serbi hanno attaccato alcune stazioni di polizia uccidendo tre poliziotti. Ieri mattina hanno assediato i quartieri nuovi della città bloccando con le barricate tutte le vie d'accesso. Intanto dalle unità speciali della polizia bosniaca hanno disertato tutti gli agenti di nazionalità serba, portando con sé armi e munizioni. Nella città circolano molti gruppi armati, tra cui i «berretti verdi», le formazioni musulmane. I poliziotti regolari fedeli alle autorità bosmache hanno cominciato a portare una fascia bianca per distinguersi dagli altri uomini in uniforme. Ieri pomeriggio l'intensità degli scontri ha costretto alla chiusura dell'aeroporto. Il dramma è scoppiato intorno alla scuola di polizia, nel quartiere di Vraca, che i serbi hanno attaccato con mortai e lanciarazzi. Il direttore della scuola ha lanciato un disperato appello attraverso la televisione locale per salvare la vita dei 400 allievi, tutti minorenni, e di alcune centinaia di poliziotti e professori dell'istituto circondati dalle formazioni serbe. Un'ala del palazzo è stata distrutta dai bombardamenti, mentre il fuoco si è allargato agli altri piani. Nelle prime ore del pomeriggio gli abitanti di Sarajevo sono usciti in piazza per manifestare a favore della pace. Decine di migliaia di persone si sono dirette verso la sede del Parlamento. Su di loro è stato aperto il fuoco. Sono cadute le prime vittime civili. Malgrado il panico la gente è rimasta in strada. «Vogliamo vivere in pace. Vogliamo che vengano disarmate tutte le formazioni paramilitari in territorio bosniaco». Dal centralissimo Holiday Inn, sede del partito democratico serbo di Radovan Karadzic, sono partiti alcuni spari in direzione del palazzo del governo. Quasi contemporaneamente due Mig dell'aviazione militare sfrecciavano a bassissima quota nel cielo della capitale bosniaca. I cacciabombardieri hanno sorvolato Sarajevo per due ore. Intanto alcune migliaia di manifestanti sono entrati nell'aula magna del Parlamento chiedendo di parlare con i dirigenti bosniaci. Al grido di «assassini, dimettetevi», inneggiando a Tito e alla Jugoslavia, hanno chiesto la formazione di un governo di salvezza nazionale. L'attuale premier bosniaco si sarebbe dimesso. Per tutto il giorno la televisione bosniaca ha mandato in diretta le immagini degli scontri a Sarajevo, invitando tutti i popoli della Bosnia a unirsi contro la guerra e a non sparare. Verso sera in studio sono arrivati i dirigenti dei tre partiti politici, il musulmano Alija Izetbegovic, presidente della Repubblica, il serbo Karadzic e il croato Brkìc, nonché il generale Kukanjac, comandante della seconda regione militare che controlla la Bosnia e il rappresentante degli osservatori della Cee. Ma nessuno ha voluto fare dichiarazioni. Alla fine dell'incontro al vertice è stato lo speaker della televisione a leggere il comunicato concordato dai leader nazionali e dall'esercito: immediato cessate il fuoco, intervento dell'esercito per separare le parti in guerra e trattative continue tra ì partiti nazionali fino alla soluzione politica. Poco dopo i carri armati federali si sono diretti verso i quartieri degli scontri, mentre le sparatorie in città diminuivano. Ma l'insolita mediazione della televisione che ha criticato duramente le autorità bosniache è apparsa quasi come l'annuncio della caduta del governo legale e l'introduzione del potere militare in Bosnia. Soluzione più che auspicata dai serbi che vorrebbero fermare in questo modo il processo di indipendenza della Repubblica. Intanto la guerra sta divampando in molte regioni della Bosnia. Feroci battaglie si sono svolte in varie località. Ingrid Badurina

Persone citate: Alija Izetbegovic, Battaglia, Holiday, Ingrid Badurina, Karadzic, Radovan Karadzic

Luoghi citati: Bosnia-erzegovina, Jugoslavia, Sarajevo, Zagabria