Il boom dei furti d'arte
Il boom dei furti d'arte In tre mesi a Torino e provincia trafugati 163 «pezzi» Il boom dei furti d'arte Patrimonio poco difeso specialmente dai privati La nostra città, come la nostra Regione, vive mi crescendo di furti d'arte. Il trend negativo è comune a tutta l'Italia: il patrimonio artistico è poco difeso e facilmente vendibile all'interno e all'estero. Di ieri, la notizia, che due stazioni della Via Crucis in legno rubate a Cerrione (Vercelli) sono state ricuperate a Roma. Sempre ieri, quella che i carabinieri hanno restituito al museo del Risorgimento libri antichi rubati da due studenti. Ricordiamo il recupero dell'opera di Mastroianni rubata al Circolo degli Artisti, e quello del tesoro della Collegiata di San Giorgio di Chieri: la testa d'argento dorato del santo, calici e il reliquario. Nei primi tre mesi dell'anno in città e in provincia sono stati trafugati 163 oggetti d'arte. Il Comando dei carabinieri per la tutela del patrimonio artistico (il nucleo di «007» con sede a Roma) dà due dati indicativi: i furti d'arte nell'85 in Piemonte furono 69, nel 1991 sono saliti a 146. Limitandoci ai furti degli ultimi tre mesi in Torino e provincia si osserva che 154 sono stati compiuti a danno di privati, 8 nelle chiese e uno in un ente pubblico. Cento erano pezzi di numismatica, 14 di ebanisteria, 29 quadri, 2 sculture, 16 oggetti di arte varia. «L'incidenza maggiore è quella che riguarda i privati - spiega il colonnello Roberto Conforti, che guida il Comando - Il Piemonte è la quinta re- gione, in cifre. E' tartassata specialmente nel campo del legno, mobili antichi e simili, settore in cui è ricca». Si ruba molto anche nelle chiese, dove i pochi controlli rendono tutto più facile. «Tecniche e nascondigli - dice Conforti - sono sempre gli stessi. Un dipinto arrotolato nel manico dell'ombrello o del bastone, celato nelle fiancate dell'auto», il Comando di Roma, di 120 uomini, dispone di un archivio informatico con schede di 240 mila opere rubate e 40 mila immagini fotografiche. Lavora in collaborazione con carabinieri, polizia e finanza locali. Alla Soprintendenza dei beni artistici e storici sono affidate alcune funzioni di ausilio alle ricerche, oltre alle normali attività dì catalogazione e di controllo dell'entrata e dell'uscita delle opere dai confini. «Siamo in pòchi, purtroppo. Ih tutto sei persone. Ognuno é costretto ad occuparsi di troppe cose contemporanenamente», dice Giovanna Galante Garrone, del Servizio ricerche furti della Soprintendenza torinese. «E dire - continua - che facciamo tante cose utili: e la gente molto spesso non lo sa neppure». La soprintendenza offre agli inquirenti prestazioni specialistiche: dai dati delle denunce ricostruisce un identikit il più completo possibile sull'opera rubata, per favorire le indagini. Raccoglie inoltre le denunce fatte nel territorio e le gira in visione alle altre soprintendenze, ricevendo da loro le denunce delle altre regioni. In questo modo si attua un controllo incrociato che rende più difficile gli spostamenti deg li og- Etti rubati. Anche il privato che subito un furto può rivolgersi alla soprintendenza. «Quando si ritrova la refurtiva spesso sorgono problemi di attribuzione spiega Carla Enrica Spantigati, sovrintendente vicario e dirèttore del settore "Circolazione opere" -. Il proprietario non riesce a dimostrare che un oggetto è suo: noi lo aiutiamo in questa fase, perché non sia beffato due volte». Una raccomandazione, per tutti: «Fotografare sempre ciò che si possiede. Con le immagini si agevola il nostro lavoro e quello degli inquirenti». Cristina Caccia Tra le chiese nel mirino dei ladri anche la Collegiata di San Giorgio a Chieri, spogliata l'ottobre scorso del suo tesoro. Nella foto, Il parroco don Felice mostra gli arredi sacri recuperati
Persone citate: Carla Enrica Spantigati, Cristina Caccia, Giovanna Galante Garrone, Mastroianni, Roberto Conforti
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