Milan-Samp squadre padrone a confronto
Milan-Samp, squadre padrone a confronto Va in scena un avvincente duello tra i campioni in carica e chi è vicino a raccoglierne la bella eredità Milan-Samp, squadre padrone a confronto Due modi opposti di vedere il calcio MILANO. La domenica del grande voto propone una sfida che assomiglia, per restare in tema di elezioni, a un solenne passaggio di consegne: da una parte il Milan, cui mancano poche schede per la certezza, politica, dello scudetto; dall'altra la Sampdoria, il «partito» che ha conquistato l'ultima, e storica, trattandosi della prima volta in assoluto, maggioranza. Si gioca sul prato perfido e gibboso di San Siro, al culmine di una settimana che ha impresso, sulla pelle di entrambe, ingombranti tatuaggi: di logorio, cu ansia, di gloria. Il Milan, in campionato, è l'unica formazione imbattuta; la Samp non perde da quindici partite. Due squadre, e due società, agli antipodi: nella figura del presidente, nel carisma dell'allenatore, se a Boskov affianchiamo Sacchi, il tecnico che ha imposto le accelerate più brusche e spianato la strada a Capello, nelle tattiche. La Samp è una repubblica fondata su Vialli e Mancini. Il Milan, un'azienda a «capitale» misto, soprattutto olandese: Van Basten, Rijkaard, Gullit, oggi assente. Boskov, uno scafato giramondo dal ghigno assorbente, fedele a concetti elementari, ma non per questo superati: gioco all'italiana, libero arretrato (Lanna), e, più in generale, precedenza - sotto dettatura? - alle attitudini dei singoli. Se a Genova i suggerimenti si diffondono, spesso, dal basso (Vialli e Mancini), a Milano arrivano dall'alto. (Berlusconi). Modellato a zona sin dai tempi di Liedholm, il Diavolo deve a Sacchi un'impronta marziale, se non, addirittura, eretica, così sintetizzabile: io sono lo schema Dio tuo, non avrai altro schema all'infuori di me. Con Capello, si è tornati a copioni meno ossessivi, più soggetti ai soggetti, se ci perdonate la cacofonia, e sempre, comunque, vincenti. Rispetto al telaio dello scudetto, la Samp ha perso Mikhailichenko, che però, cammin facendo, era già stato scaricato dai gemelli, e Dossena, cruciale passaggio a livello lungo là fascia sinistra, un po' terzino, un po' suggeritore, talvolta stuccatore, si pensi al gol-scudetto di Milano, con l'Inter. Al posto suo giostra, adesso, Ivano Bonetti. Per quanto governato da Cerezo, il centrocampo non ha mai costituito un reparto nevralgico, piegato com'era, e com'è, alle oscure esigenze di coprire la difesa, dominata dal superbo Vierchowod, e di recapitare il pallone, nel modo più sbrigativo possibile, ai dioscuri in agguato. Stesso discorso per gli stranieri: importanti, ma non fondamentali (Cerezo, Katanec, per tacere di Silas). Diverso il primo Milan di Sacchi, con il pressing, il fuorigioco, i doppi binari, a destra Tassotti-Colombo, a sinistra Maldini-Evani, e un solo centrale, Ancelotti Diverso anche l'ultimo Milan di Capello, con il doppio centrale, Albertini o Donadoni-Rijkaard, e Gullit, quando c'è, stabilmente a de¬ stra. L'anno del Milan, 1987'88, la Samp pareggiò 1-1 a Marassi e perse 2-1 a San Siro. La stagione scorsa, titolo ai doriani, due successi dei liguri: 1-0 in trasferta, 2-0 in casa. Di sicuro, il Milan ha manovre più dipinte e più fuoriclas- se: cinque, almeno - Van Basten, Rijkaard, Gullit, F. Baresi, Maldini - contro tre, Vialli, Mancini e Vierchowod, la bestia nera di Van Basten, zero gol al «russo». La Samp, in compenso, ha più fantasia: legata, nei secoli dei secoli, alle lune dei gemelli. Esempio, la terza rete di Sofia: un capolavoro. All'andata, decise una doppietta di Gullit, oggi «out» al pari di Simone, Cerezo e Mannini. Il Milan è reduce da due pareggi tribolati, a Roma e, in coppa Italia, con la Juve. Assenze, usura e acciacchi (Van Basten e Evani, caviglie dolenti) rischiano di condizionarne la marcia primaverile: restano, a confortarlo, i quattro punti di vantaggio sulla Juve, il passo tutt'altro che irresistibile della stessa Juve, attesa, per giunta, dal derby, e le risorse di una rosa senza eguali. Sbarazzatisi - e in che termini! - della Stella Rossa, i doriani si trovano nella scomoda posizione di chi, di fronte al sogno di una vita, la finale di coppa Campioni a Wembley, deve comunque tenere d'occhio la ressa in atto per un posto Uefa. Il Milan, società gloriosa, aveva conquistato scudetti e coppe già prima dell'avvento di Berlusconi. Nulla, viceversa, aveva raccolto la Samp sino alla semina di Mantovani, l'uomo della svolta. Berlusca è l'imprenditore gemale ed eccessivo, in tutto. Mantovani, il padre-padrone sfuggente, dai sorrisi allusivi e operativi. Nel campionato scorso, il Milan ha incassato, ai botteghini, 35 miliardi; la Samp, prima per meriti, decima per introiti, soltanto 13. Eppure, oggi, lo scudetto non lo espongono le sinergie. Roberto Bec cantini Vierchowod a sinistra e Van Basten rinnovano oggi un duello tra i più avvincenti del torneo Contro lostopper della Samp il bomber milanista non è mai riuscito ad andare in gol
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