Belushi: mio fratello, idolo di paura

Belushi: mio fratello, idolo di paura Jim, di passaggio a Roma, ricorda John, la vita spericolata e la morte Belushi: mio fratello, idolo di paura «Lui era così bravo, non mi vergogno di imitarlo» ROMA. Sigaro, giacca blu, camicia sgargiante: a prima vista Jim Belushi, fratello di John (l'eroe dei «Blues Brothers» morto per intossicazione da droghe in un albergo di Los Angeles il 5 marzo dell'82), mostra una sicurezza ironica, un'aggressività contenuta. Poi però si smentisce e, mentre risponde ai giornalisti, appare timido, quasi infantile. Del fratello ricorda una giornata insieme: lui ventiquattrenne sconosciuto, e John già famoso, assetato di vita e di autodistruzione. «Eravamo andati in un bagno turco, ci avevano trattato da re, con un bagno speciale alle foglie di quercia. Poi ci avevano accompagnato alle docce e mio fratello mi aveva fatto lo shampoo: un gesto di tenerezza che mi colpì molto. Andammo in un negozio di dischi, mi disse: hai dieci minuti per comprare tutto quello che vuoi». Jim Belushi vive a Los Angeles ed è padre di un bimbo di 11 anni; in questi giorni è a Roma per l'uscita del film di Eugene Levy «Sette criminali e un bassotto», rifacimento del famoso «Crimen» girato da Mario Camerini nel '60. «Ero affascinato dal tipo di vita di mio fratello - racconta ma nello stesso tempo mi faceva paura. In quegli anni tutti erano attratti da quel modello: solo dopo la sua morte Hollywood ha capito che cosa voleva dire condurre un'esistenza del genere. Sul piano lavorativo John era il mio idolo, c'è una schiera di attori che si sono ispirati al suo modo di far ridere. Io non mi vergogno di imitarlo: gli ho rubato spesso, sul set, quello sguardo con il sopracciglio alzato». Giurato all'ultima Mostra di Venezia, protagonista del film di Rosi «Dimenticare Palermo», grande ammiratore di Carlo Verdone («Siamo amici: mi piacerebbe lavorare con lui»), Belushi non è sempre soddisfatto dei suoi ruoli, litiga con i registi, non nasconde insoddisfazioni e nervosismi. In «Sette criminali e un bassotto», nella parte che era stata di Gassman (un marito detestabile, vittima della passione per il gioco), dice di aver calcato la mano sugli aspetti negativi del personaggio: «Sono una specie di diavolo, psicopatico, maligno, insopportabile». Esperienza poco soddisfacente, invece, «Là tenera canaglia»: «Durante le riprese il regista John Hughes non aveva le idee chiare sul mio personaggio, cambiava continuamente impostazione e io non sapevo mai chi dovevo interpretare. Di Hughes non ho molta stima, anche se poi il pubblico ha accolto bene il film». Belushi è molto più contento di «Tracce di rosso», «un thriller erotico pieno ?.n»?4.ft* :•. m ■■■ i -s>\ > .uui. i .\h ù-j, di sesso e di violenza» accanto a Lorraine Bracco. Il film è stato girato a Palm Beach «proprio dove si è svolta la vicenda del nipote di Ted Kennedy». Per chi voterà alle elezioni americane? «Deciderò all'ultimo momento». E di quelle italiana cosa pensa? «Con tutti questi partiti, forse potrebbe esserci una chance anche per me: quasi quasi mi faccio una campagna elettorale!». Fulvia Caprera jim Belushi di passaggio a Roma

Luoghi citati: Hollywood, Los Angeles, Palermo, Palm Beach, Roma, Venezia