«Ho ucciso per amore ma da solo» di Gian Piero Moretti

«Ho ucciso per amore, ma da solo» Sanremo, il fidanzato scagiona Emanuela: non c'era all'omicidio della madre «Ho ucciso per amore, ma da solo» La confessione nella casa del delitto Forse patteggia per sfuggire l'ergastolo SANREMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Renato ed Emanuela sono tornati sul luogo del delitto. Quattordici giorni dopo l'uccisione della madre della ragazza. Lui con le manette ai polsi, gli occhiali scuri, il capo chino, scosso da un incontenibile pianto; lei abbracciata ad un carabiniere, con il cappotto tirato su, fino a coprirle per intero la testa. E in via Castelletti, di fronte alla casa dove Giuliana Beghello era stata massacrata con sei colpi di mazza alla tempia, si è radunata una folla di ragazzini. Amici di Emanuela. Tutti decisi a guardare negli occhi il giovane che l'aveva resa orfana e, forse, assassina. Il sopralluogo, il confronto fra i due fidanzati, gli interrogatori di fronte al sostituto procuratore della Repubblica, Antonello Racanelli, e al giudice del tribunale dei minori di Genova, Ignazio Patrone, non hanno chiarito definitivamente la dinamica del delitto anche se, sul fronte delle posizioni di Renato Cominelli, 24 anni, ed Emanuela, di soli 15 anni, sono emersi particolari nuovi che scagionerebbero la ragazza. Pare che Renato abbia ammesso ima maggiore responsabilità. E lo avrebbe fatto per amore. La notte drammatica della confessione e dell'arresto dei due, Renato Cominelli aveva accusato la sua giovanissima fi- danzata: «E' responsabile tanto quanto me». Ieri, ha cambiato atteggiamento: «Ho fatto tutto da solo». Tragicamente banale il movente: Giuliana Beghello litigava spesso con la figlia, Sempre a causa di Renato: troppo grande per lei, già sposato, padre di un bimbo, separato. Eppoi non aveva un lavoro fìsso. Emanuela soffriva per questa situazione e lui ha eliminato quello che, in un primo tempo, aveva definito «una presenza troppo ingombrante». Quello di ieri è stato il giorno più lungo. Renato Cominelli è giunto nella caserma di corso degli Inglesi poco prima delle nove dal carcere di Imperia. Pantaloni marroni, occhiali da sole, i «ceppi» ai polsi con una lunga catena. Lei è arrivata poco più tardi dal Ferrante Aporti di Torino. Non si sono visti, neppure di sfuggita. Lui in camera di sicurezza, in attesa del suo turno; lei in un ufficio. A fianco l'avvocato Aldo Penco di Genova; di fronte il giudice Patrone. Per tre ore ha negato di avere assistito all'uccisione della madre. Si è difesa accusando Renato: «Ha fatto tutto lui, io ero in bagno». Complice nell'omicidio o soltanto consapevole dell'uccisione della madre? E' l'interrogativo più inquietante di questa vicenda. Poi è toccato a Renato. Da una parte l'avvocato Natale De Francisi di Sanremo; dall'altra il ma- gistrato. In mezzo un'accusa da ergastolo: omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Il giovane ha pianto, ha detto di averlo fatto per lei, ha cercato di addossarsi tutta la responsabilità. Poi, nel tardo pomeriggio, il faccia a faccia. Drammatico. Era la prima volta che i due giovani si rivedevano dopo la confessione. Due vite spezzate, due mondi che si allontanavano. Un confronto per riscrivere il delitto e ricostruire le fasi precedenti. Infine, dopo le 18, il sopralluogo nell'appartamento di via Castelletti 3. Porte e finestre sigil¬ late; il letto disfatto, il sangue sulla parete, le foto dell'album di famiglia sparse disordinatamente a terra per ripetere i gesti del mostro che uccideva le prostitute e far ricadere la colpa su di lui. Renato, sulla scena del delitto che gli ha spezzato la vita, non ha saputo trattenere i singhiozzi ed ha ripercorso tremando le tappe di quel tragico 22 marzo. Ha ripetuto davanti ai giudici i gesti, i passi percorsi, le parole pronunciate. Emanuela, con gli occhi lucidi, ha ribadito le accuse: «Ero in bagno, ha fatto tutto lui». Le loro vite hanno imboccato strade diverse. Differente anche il cammino della giustizia. Lei verrà giudicata dal tribunale dei minori di Genova. Lui dalla magistratura ordinaria. Se l'avvocato De Francisi riuscirà a far cadere le aggravanti, Renato Cominelli potrà richiedere il rito abbreviato. E allontanare lo spauracchio del carcere a vita. Emanuela spera. Giorni fa una ragazzina di 14 anni di Trento è stata assolta dall'accusa di avere ucciso il padre: la perizia medica ha stabilito che a quell'età si è incapaci di intendere e di volere. Gian Piero Moretti A sinistra, Renato Cominelli accusato d'aver ucciso Giuliana Beghello (foto a fianco) aiutato da Emanuela Del Monte (sotto) figlia della vittima

Luoghi citati: Genova, Imperia, Sanremo, Torino, Trento