Il sindaco psi di Vercelli è accusato di truffa per la pensione «d'oro»

Il sindaco psi di Vercelli è accusato di truffa per la pensione «d'oro» «Sono sereno: tutto si chiarirà» Il sindaco psi di Vercelli è accusato di truffa per la pensione «d'oro» VERCELLI. Truffa e tentata truffa al Comune e all'Inps. Queste le accuse che il procuratore della Pretura di Vercelli Luigi Carli muove al sindaco Fulvio Rodo, 47 anni, residente a Prarolo, e all'imprenditore Paolo Costa, 34 anni, di Vercelli, nel decreto di citazione a giudizio firmato dopo le indagini sulla cosiddetta «aspettativa d'oro» del sindaco. L'udienza di fronte al pretore è stata fissata il 18 novèmbre, Fulvio Bodo, sindaco socialista di Vercelli dal 1985, ha assorbito bene il colpo che gli è arrivato proprio nell'imminenza delle elezioni politiche. Dice: «Non ne faccio un dramma: sono molto, molto sereno. Per quanto riguarda il mio partito, penso che questa storia non avrà nessuna influenza sul voto». Il caso non è nuovo, tutta la città ne aveva dibattuto lo scorso autunno quando un consigliere comunale di Rifondazione comunista, Dario Roasio, l'aveva denunciato pubblicamente. Ma la vicenda è proseguita in sede giudiziaria. Ecco come l'ha ricostruita il dottor Carli nel decreto di citazione a giudizio. Nell'aprile del 1991, Fulvio Bodo, che, come sindaco, era in aspettativa per l'Istituto autonomo case popolari, si fa invece assumere dall'agenzia «Interimmobiliare» di Paolo Costa, ma soltanto «in modo fittizio, con artifizi e raggiri», secondo il procuratore della Pretura, con un stipendio lordo di 8 milioni e 834.594 lire al mese. «Tutto ciò - osserva il magistrato - solo allo scopo di far godere al sindaco Bodo una posizione assicurativo-previdenziale non spettantegli». In sostanza, il magistrato dice che Bodo e Costa si sono messi d'accordo affinché l'«Interimmobiliare» assegnasse uno stipendio finto ma molto alto al sindaco, per far sì che, con i contributi pagati dal Comune all'Inps proprio su quella cifra considerevole, Bodo potesse farsi una «pensione d'oro». In base alla legge del 1985 sullo «status» degli amministratori locali, un sindaco può infatti scegliere di dedicarsi a tempo pieno al Comune rinunciando allo stipendio che prendeva in precedenza: ma l'ente pubblico è obbligato a pagargli i contributi previdenziali. Il dottor Carli ha calcolato che, in sei mesi, il Comune ha versato all'Inps 27 milioni sull'«aspettativa» di Bodo. Di qui la truffa, mentre nei confronti dell'istituto previdenziale ci sarebbe solo il tentativo perché l'Inps non aveva mai accettato un'assunzione che si era trasformata in aspettativa il giorno stesso. Il sindaco si difende così: «La mia assunzione all'"Interimmobiliare" era tutt'altro che fittizia. Da tempo collaboravo come consulente esterno e, sia ben chiaro, per trattative che non riguardavano la mia città. Proprio per mettermi in piena regola con il fisco, ho deciso di chiedere di essere assunto a libro paga: visto che però intendevo fare il sindaco a tempo pieno, è scattata subito l'aspettativa prevista dalla legge. Ora ho lasciato l'Interimmobiliare, lavoro per una finanziaria torinese». Continua Bodo: «Come ho già detto in Consiglio comunale, voglio un dibattimento pubblico, ma non accetto processi politici sommari prima dell'udienza del 18 novembre». Enrico De Maria

Persone citate: Carli, Dario Roasio, Enrico De Maria, Fulvio Bodo, Fulvio Rodo, Luigi Carli, Paolo Costa

Luoghi citati: Comune All'inps, Prarolo, Vercelli