La Piovra chiude nel sangue la sua campagna elettorale di Pierangelo Sapegno

La Piovra chiude nel sangue la sua campagna elettorale La Piovra chiude nel sangue la sua campagna elettorale momento di fronte all'autorità giudiziaria. L'omicidio è la testimonianza che le indagini contro le cosche mafiose hanno imboccato la strada giusta», i Hanno ucciso ancora, i killer della mafia, come per sottolineare con più forza, con arrogante empietà, il fatto nuovo di questa campagna elettorale. Mai prima d'ora gli specialisti di Cosa Nostra s erano intromessi in una competizione elettorale, mai avevano fatto risuonare così prepotente la loro voce. Due grandi omicidi, per aprire e chiudere un appuntamento politico che chissà quanto sarà diverso dagli altri. In mezzo, però, tutta una serie di microconflittuaiità, di piccoli episodi di violenza che hanno costellato questo lungo periodo elettorale. L'elenco dei morti, è vero, è più o meno sempre lo stesso. In tre mesi 104 omicidi nell'isola, dall'inizio dell'anno, 19 a Palermo e provincia, 85 nel resto della regione. Venti, però, solo ad Agrigento. Quel che è cambiato, comunque, è il volto politico dell'isola impegnato nella campagna per il voto. Non c'è calma. Non c'è pace. Nella Sicilia in- quieta, in questi giorni si sono succeduti tutta una serie di attentati pre-elettorali. L'ultimo, una bomba contro un Comitato elettorale del ministro Marinino a Misilmeri, un paese nell'entroterra, vicino a Palermo. A Capaci, invece, hanno fatto saltare in aria la casa di Salvatore Giambone, segretario democristiano, andreottiano di strettissima osservanza, uomo di Lima, quando lui era ancora in vita. «Stanno facendo un po' di strategia della tensione», ripetono gli inquirenti. A Messina, l'altro giorno, un attentato alla sezione democristiana, la sezione Federici, in via Lazio. Una bomba carta. Portone in fiamme, grande spavento, pochi danni. E mentre esplodono, qua e là nell'isola, queste fiammate di violenza, si fa più alta la protesta. A Palermo, la procura si lamenta contro le ristrettezze dell'organico. Nello scenario siciliano di queste ore c'è anche la decisione del Tribunale della libertà di Catania di rispedire in carcere il deputato Biagio Susinni, dimissionato dal partito repubblicano, perché arrestato per irrego¬ larità amministrative nella qualità di sindaco di Mescali vicino a Catania. Malgrado questo, era stato rieletto ranno scorso deputato all'Assemblea nel partitino fondato da lui, il Movimento repubblicano, e aveva dato il voto all'alleanza dc-psi-psdi che governa la Regione. Ma, nella Sicilia violenta,' da un punto all'altro dell'isola, altri episodi danno l'immagine di questa realtà turbolenta. Corrado Caruso, 22 anni, è assassinato a Noto. E a Butera, 70 chilometri da Caltanissetta, gli abitanti hanno ottenuto che il presunto mafioso Salvatore Nicastro, in soggiorno obbligato, fosse trasferito lontano dal loro paese. Serpeggia come un vulcano nelle viscere della Sicilia. Proprio mentre al centro della campagna elettorale, nel discorso di molti politici, c'è il tentativo di dimostrare che la Sicilia non sia «irredimibile» come sosteneva Sciascia, come disse Tornasi di Lampedusa, come ha ripetuto Gesualdo Bufalino. Nei comizi c'è chi parla con forza di una congiura del Nord contro l'isola. Pierangelo Sapegno

Persone citate: Biagio Susinni, Corrado Caruso, Federici, Gesualdo Bufalino, Salvatore Giambone, Salvatore Nicastro, Sciascia, Tornasi