Eltsin «sacrifica» i suoi fedelissimi
Eltsin «sacrifica» i suoi fedelissimi Grandi manovre alla vigilia del difficile Congresso russo, nuovo monito a Kiev sulla flotta Eltsin «sacrifica» i suoi fedelissimi Dimissioni pilotate anche del braccio destro Burbulis MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Boris Eltsin ha concluso ieri le sue «grandi manovre», e grazie ad una serie di mosse fulminanti potrà mostrare tutti i suoi muscoli lunedì, quando il Congresso dei deputati russi si riunirà per quella che si annuncia come una battaglia cruciale. Dopo aver sottratto il ministero delle Finanze all'architetto della riforma economica, Egor Gajdar, il Presidente ha «accettato» le dimissioni del suo braccio destro Ghennadij Burbulis dal posto di primo vice-premier, mettendolo al riparo dai sicuri attacchi dei deputati, ma lasciandogli la responsabilità di una serie di settori chiave. Allo stesso tempo, Eltsin ha serrato la presa sull'Armata, minacciando l'Ucraina di prendere il controllo della flotta del Mar Nero e impossessandosi delle truppe di confine del Caucaso. Burbulis, vera eminenza grigia della squadra di Eltsin, lascia quindi la vice-presidenza del Consiglio, ma resta Segretario di Stato: un'altezza irraggiungibile per i critici, dalla quale potrà controllare la gestione politica della riforma, il ministero degli Esteri e quello degli Interni, i servizi di Sicurezza e l'esercito, i rapporti con le forze politiche e l'intero apparato presidenziale. Allo stesso modo, un giorno prima, El¬ tsin aveva sollevato Gajdar dal peso del ministero delle Finanze, risparmiandogli le continue scaramucce con il presidente della banca di Stato Matjukhin, e lasciandolo però a gestire la riforma economica come primo vice-premier (l'unico, dopo le «dimissioni» di Burbulis). Il terzo «uomo chiave» dèlia squadra presidenziale, Serghej Shakhraj, ha anch'egli chiesto di essere esonerato dal suo incarico governativo, per poter conservare il mandato parlamentare e partecipare alla battaglia del Congresso. Eltsin non ha per ora risposto, e probabilmente non lo farà mai. Con questa classica peregruppirovka sii (redistribuzione delle forze), il Presidente ha così messo al riparo i suoi tre più preziosi alfieri, solo apparentemente cedendo a quanti chiedono un rimpasto di governo. Tra questi c erano il presidente del Parlamento Kuslan Khazbulatov ed il vice di Eltsin, Aleksandr Butskoj. Il primo, che sperava di convincere i deputati a sottrarre a Eltsin il potere di fare e disfare i ministri senza consultare il Parlamento, ha incontrato il Presidente due giorni fa. Secondo le nostre informazioni, Eltsin lo ha letteralmente aggredito, minacciando di usare tutta la sua influenza per rimuoverlo e per sostituirlo con il fedele Shakhraj. Poche ore dopo, Khazbulatov ammorbidiva sensibilmente le sue critiche al governo, tralasciando per la prima volta di chiederne le dimissioni. Quanto a Rutskoj, Eltsin lo ha gratificato concedendogli un incarico a lui congeniale: difendere gli interessi militari russi. Il vice-presidente, un veterano dell'Afghanistan, è partito così per Sebastopoli, principale base della flotta del Mar Nero, e da lì si recherà a Chisinau, la capitale moldava, dove lunedì i rappresentanti russo, ucraino, moldavo e rumeno tenteranno di fermare il conflitto del Dniestr. Rutskoj, è chiaro, diI fenderà le ragioni dei russi e I della 14esima armata, che Mo¬ sca vorrebbe trasformare in forza di interposizione. La sua missione, dunque, ha per Eltsin un doppio scopo: allontanarlo da Mosca e ammansire l'opposizione nazionalista. Ma manovre a parte, il Presidente si presenterà ai deputati con due importanti successi, che il Congresso non potrà ignorare: il Trattato federale, che 18 delle 20 repubbliche di Russia hanno firmato martedì, e i 24 miliardi di dollari promessi dall'Occidente come premio per il programma di riforme economiche di Gajdar. Lo scontro congressuale, quindi, è in gran parte già predeterminato a favore di Eltsin. Forte dei miliardi occidentali, il Presidente ha accelerato l'organizzazione del ministero della Difesa, nominando vice-ministri il generale Graciov e l'accademico Kokoshin, ed ha mostrato il muso duro alle repubbliche riottose: Ucraina e Moldavia. La flotta non è tutto, infatti. Eltsin ha preso il controllo della Ì4esima armata situata nel Dniestr, lanciando un chiaro segnale ai suoi vicini. Le truppe difenderanno la minoranza russa dagli attacchi moldavi e, se i rapporti con Kiev peggioreranno, rappresenteranno una spina nel fianco dell'Ucraina. Fabio Squillante SJ Ghennadij Burbulis (a sinistra) il braccio destro di Eltsin che si è dimesso dal posto di primo vice-premier Alla vigilia di un cruciale Congresso dei deputati russi il presidente sta ridispiegando la sua squadra
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