L'Orologiaio del mondo di Luciano Gallino

L'Orologiaio del mondo Il dibattito su scienza e fede L'Orologiaio del mondo Albert Einsteinfi ONDIVJDO in gran ■ parte, da) laico, le osservaI zioni critiche di Sergio 1 j Quinzio sài libretto scritto AAJdal filosofo Jean Guitton discutendo con due fisici, i fratelli Gricka e Igor Bogdanov (Dio e la scienza, Bompiani). L'idea d'una religione cfie cerchi nella scienza, e anzi .reputi di avervi trovato, una s<irta di conferma sperimentale per le proprie credenze è un'idea che impoverisce il significato ijilla religione, nel mentre costringe la scienza a un uso impropria Tuttavia dalle stesse osservazjpni di Quinzio il lettore potrebbe trarre l'impressione che la vastissima letteratura contemporanea sui rapporti tra scienza e religione non tratti pressoché d'altro se non di tali incongrui tentativi di sintesi; o, più in general^, che l'unico terreno su cui si possa discutere di tali rapporti sia qujello che vede la seconda cercare puntelli empirici nella prima. Sarebbe un terreno molto ristretto, e poco fertile; vorrei provare) a sostenere che esso è in realtà molto più ampio. Quasi 70 anni fa uno dei maggiori filosofi \ inglesi del secolo, Alfred NortH Whitehead, aveva già individuato con chiarezza tale terreno: «Quando noi consideriamo che cosa significhi la religione per l'umanità e che cosa significhi la scienza non è esagerato dire chef il corso futuro della storia dipende dalla derisione della nostra generazione riguardo ai lorpjiapporti». (Da scienza eilmndo'lnoderno, 1925).'1 •bui il concètto»/ dominante è quello di significa». Sono i significati assegnati per intuizione, per calcolo, o pei/fede, alle cose del mondo quelli che muovono iljmondo, ovvero che spingono gli uomini all'azione per trasforhiarlo. Da migliaia di anni, le due forze principali in cui si è esprèssa la prodigiosa capacità dell'umanità quale creatrice di significati, di simboli per interpretare e manipolare la natura come la storia, sono state la religione e la scienza. La storia di entrambe potrebbe di fatto venire riscritta' come la storia dei significati, dei simboli, dei modelli del mondo che esse hanno condiviso e su cui invece si sono opposte, degli innumeri scambi e prestiti restituiti magari secoli dopo, delle reciproche fecondazioni. Essa ci parlerebbe del modo in cui significati e modelli nati in ambito religioso - per dire, quelli del Grande Orologiaio, o del Libro della Natura - hanno fornito le basi simboliche della scienza moderna; mentre modelli scientifici - per dire, quello di una terra e di una specie umana che hanno dietro di sé una storia di miliardi di anni, in luogo dei 6 mila anni che conterebbero in base al Libro della Genesi - hanno contribuito a liberare la religione dalle sue originarie pesantezze antropomorfe. Questi scambi e comunanze e reciproche fecondazioni di immagini del mondo continuano tuttora, e poco si può comprendere dei rapporti tra scienza e religione ove non li si ponga adeguatamente a fuoco. Sorgono allora molte domande a cui cercare una risposta. E' vero o no, come scriveva Oswald Spengler più o meno negli stessi anni dell'opera di Whitehead citata sopra, che «ogni "sapere" sulla natura, anche il più esatto, si fonda su una fede religiosa»? Ed è vero o no che la religione contemporanea, come struttura complessiva di significati che conferiscono un senso profondo alTesisjenza umana, non sarebbe quellojche è senza 2 mila anni di dialogo, e talora di scontro, ma anche di incontro, con i simboli ed i modelli della scienza? E se putacaso uno dovesse rispondere affermativamente ad entrambe le domande, da dove proviene tale comune capacità di religione e scienza di costruire significati che in ambedue i casi trasformano realmente il mondo, il mondo degli oggetti come i mondi mentali, attraverso le azioni cui essi sollecitano gli uomini? Il credente, ovviamente, ha una sua risposta: la rivelazione. Le immagini religiose del mondo «funzionano» anche nella scienza perché Dio stesso ne ha rivelato la verità agli uomini. E le immagini scientifiche del mondo incidono sugli sviluppi della religione perché Dio, nella sua infinita sapienza, ha scelto l'intelletto degù scienziati per rivelare verità con cui lo spirito religioso deve confrontarsi. Da parte sua il laico formulerà una risposta diversa. Tanto le immagini scientifiche quanto quelle religiose del mondo, egli dirà, risultano efficaci nell'altro campo, alla base del rispettivo immaginario, perché entrambe compendiano il sapere, o la saggezza, che milioni di anni di evoluzione biologica e culturale, decine di migliaia di generazioni hanno sentito e patito e internamente rappresentato hanno depositato materialmente entro di noi, nei ti ti nostri stessi corpi; ma anche tra di noi, immaterialmente, quale linguaggio e collettiva capacità simbolopoietica. Capacità peraltro non gratuita, nel senso che non genera solo convenzioni o co- strutti immagi- nari, siano essi scientifici o reli giosi. Se così fosse, saremmo, come specie, scomparsi da tempo. In qual modo sìa veramente fatto il meccanismo dell'orologio non lo sapremo mai - l'immagine è di Einstein - ma l'orologio ha un suo modo particolare per farci sapere che abbiamo sbagliato: si ferma, o si rompe. La realtà non offre compensi: si limita a punire. Punisce chi mette un piede in fallo su un sentiero alpino, chi confonde vegetali tossici con altri edibili, così come punisce lo scienziato o il tecnico, o l'intellettuale, che applicano ai loro oggetti e soggetti di ricerca un modello inefficace. Per questo va guardata con perplessità quella lunga catena di testi, cui appartiene anche il recente Mondo dentro il mondo di J. D. Barrow ricordato da Quinzio, che esasperando e sfruttando ogni immaginabile piega della interpretazione antirealista della meccanica quantistica - che risale ai lavori di Bohr degli Anni 20, più che a quelli, spesso fraintesi, di Heisenberg - propone l'immagine di un mondo creato soltanto dalla nostra mente. Di fatto non si tratta propriamente di letteratura scientifica. Si tratta piuttosto di saggi che partendo da un numero tutto sommato esiguo di esperimenti, tra i quali non manca mai quello delle due fenditure che un elettrone mostra di attraversare come se sapesse che l'altra è aperta o chiusa, vi sovrappongono interpretazioni e speculazioni che ne forzano a dismisura il significato in una direzione prettamente idealistica. Personalmente, mi sento più tranquillo se penso a un mondo creato su solide fondamenta non dalla nostra mente, ma da qualcos'altro. O magari, come ipòtesi di lavoro intesa a favorire il dialogo tra scienza e religione, da Qualcun altro. Luciano Gallino Albert Einstein