Ordine del pretore: «La prefazione non va» di Igor Man
Ordine del pretore: «La prefazione non va» Due storici ebrei contestano l'introduzione di Igor Man al loro libro su Israele Ordine del pretore: «La prefazione non va» La fascetta con l'ordinanza imposta in copertina •*mj\ ' MILANO m ON era mai successo: una m fascetta sulla copertina 1 avvertirà che gli autori i_Udel libro non gradiscono l'introduzione alla loro opera. L'ha deciso il pretore quando il volume era già stampato. Il libro è II rifiuto del passato ^(imbroglio» israelo-palestinese), appena tradotto dalla Baldini & Castoldi di Milano (era uscito a Ginevra, Edizioni Métropolis, nel gennaio '91), tiratura 6 mila copie. Gli autori sono Michael Harsgor e Maurice Stroum, politologi ebrei, eroi della guerra d'indipendenza del '48, docenti universitari. Il prefatore è Igor Man, editorialista della Stampa, fra i più autorevoli esperti del Medio Oriente. Sulle prossime copie la fascetta annuncerà: «Con prowedimento d'urgenza emesso il 20.3.92 il Pretore di Milano ha disposto darsi atto nella presente forma che la "Introduzione di Igor Man" non risponde al pensiero degli Autori dell'opera II rifiuto del passato ed è stata inserita in questo volume contro la volontà di detti Autori». L'avviso chiude una vertenza («togli quelle pagine», «no, io non le tolgo»), ma chissà che non se ne apra un'altra: troppi refusi, e Igor Man vuole un «errata corrige». Dopo aver inquadrato storicamente la frattura fra arabi e israeliani, Man conferisce al libro una patente non di maniera: «importante», «sincero», «onesto», «per certi versi profetico». E sottolinea come gli autori, pur appartenendo a una delle due parti, siano convinti «che non è possibile attribuire a nessuna delle due diritti esclusivi su tutto il territorio conteso». Allora come nasce questo assurdo di un libro per la pace che fa a pugni in copertina? Racconta l'editore, Alessandro Dalai: «Era un lavoro interessante, ma occorreva renderlo attuale perché c'era stata la guerra del Golfo. Interpellai Man». Che conferma: «Lo lessi in francese. Me ne riparlarono alla conferenza di pace di Madrid. In quell'atmosfera, dopo il conflitto, lo trovai anche profetico e ci vidi il pacifismo, il rispetto dei diritti. Accettai e, tra Madrid e Washington, feci la prefazione». Dalai riceve, stampa, prepara le bozze. E Harsgor e Stroum insorgono. L'editore: «Inviarono diffide. Credo ci fosse una preclusione ideologica, e sbagliata, verso Man. Risposi che non,avrei cambiato niente». Gli autori contestano di non essere stati informati della prefazione. Dalai: «Non c'era motivo, non si alterava il loro pensiero. Aggiungevo l'apporto di un esperto di altissimo livellp». I politologi si rivolgono alla magistratura, chiedono che siano eliminate quelle undici pagine o sia sospesa la pubblicazione. Il pretore De Genua esamina richieste, risposte, cavilli e conclude: «Non v'è da fare un lungo di: scorso per evidenziare la fondatezza delle doglianze dei ricorrenti». Rileva che l'editore non ha diritto a fare aggiunte senza consenso degli autori e fa considerazioni del tutto personali sulle posizioni del giornalista (spingendosi a definirlo «filo-arabo» e dei due saggisti («filo-israeliani»). E ordina le fascette. Man respinge con durezza quell'attribuzione: «Se faccio la prefazione a un libro è perché ci credo, io sono'attento alla causa palestinese perché colpisce la mia sensibilità di uomo. E' una storia amara. Ho amici israeliani che la pensano così. Io credo che in quella terra ci sia spazio per due popoli di Dio, ma solo quando cesserà il rifiuto l'uno dell'altro. Ieri, a Torino, alla fine di un convegno, mi hanno applaudito anche gli ebrei». La polemica tra Dalai e gli autori non lo sfiora: «E' interessante sul piano dell'editoria. Un assurdo mai visto». Racconta: «Spedita la prefazione non seppi più nulla. Un giorno trovo sull'Espresso un pezzo di Cotroneo intitolato "Il prefator scortese". Chiamo Dalai e mi spiega che Hargsor e Stroum protestano. Dico: "ritiro l'introduzione". Risponde: "no"». Ieri la sorpresa: «Vengo a sapere da voi della fascetta. Avevo trovato il libro onesto e serio, avevo detto quello che dovevo dire». Sorridente per la bizzarra fascetta, è invece seccato per i refusi. Con otto righe dimenticate, il penultimo capoverso di pagina 9 non vuole dire niente, a pagina 15 il ministro inglese Balfour «versa» la sua dichiarazione, non la «verga». Man: «E' una questione di serietà. Spero correggano: sono già andati in pretura; devo andarci anch'io per i refusi? Non vorrei che diventasse il "libro delle cause"». Marco Neirotti 77 giornalista: «Ne ho parlato con interesse: a me piaceva» Troppi refusi nelle pagine <4ncriminate»: un'altra causa? Igor Man: «Questa vicenda non mi tocca. E' un assurdo dell'editoria» Un giovane palestinese dell'lntifada. Al centro, il muro del pianto.
Luoghi citati: Ginevra, Israele, Madrid, Medio Oriente, Milano, Torino, Washington
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