Dimezzato il capitalista russo

Dimezzato il capitalista russo CSI Eltsin toglie a Gajdar il ministero delle Finanze per tacitare i suoi critici Dimezzato il capitalista russo Ma resta vicepremier e continua a seguire la riforma E' infatti il garante di fronte al Fondo monetario MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE I sostenitori della riforma economica hanno avuto un brivido quando, ieri sera, il telegiornale russo ha annunciato la rimozione di Egor Gajdar dal posto di ministro delle Finanze. Con un decreto lungo un rigo, il presidente Boris Eltsin gli ha tolto la guida dei meccanismi finanziari, e con un altro «ukaz» ha nominato al suo posto il suo vice Vasilij Barchuk. Cosa significa la decisione del Presidente? Una svolta nella politica economica? Un freno alla riforma «choc»? In realtà, la mossa di Eltsin è tattica, ed è tutta calcolata sul congresso dei deputati russi, che si aprirà lunedì prossimo al Cremlino. 36 anni, economista di razza, Gajdar è la «mente» delle trasformazioni, destinate a portare la Russia verso il mercato capitalista. Nella sua qualità di vice primo ministro, è anche incaricato della supervisione della riforma. Ma la sua politica è stata violentemente attaccata, e non solo dalla destra ex comunista. Contro Gajdar, a più riprese, sono intervenuti il presidente del Parlamento Khazbulatov e lo stesso vice di Eltsin, Rutskoj. Uno dei più accesi nemici di Gajdar è il presidente della Banca centrale Majukhin, un protetto di Khazbulatov. Ma seppure Eltsin dubitasse delle capacità del suo «riformatore», c'è più di un motivo che gli impedisce di gettarlo in pasto ai suoi critici. Il Fondo monetario internazionale ha appena approvato il piano di riforma di Gajdar, e lo stesso ha fatto il G-7, massima assise economica delle sette maggiori potenze occidentali. E' stato appunto l'ok del Fondo monetario a far annunciare al presidente Usa George Bush ed al cancelliere tedesco Helmut Kohl un importante piano di aiuti occidentali alla Russia: 18 miliardi di dollari per risanare il bilancio e dar fiato alle importazioni, più sei miliardi per la creazione di un vitale «fondo di stabilizzazione del rublo». L'approvazione della «riforma Gajdar» dal parte del Fondo monetario, infine, significa che già a fine mese, nella prossima riunione, la Russia dovrebbe finalmente entrare a far parte dell'organizzazione valutaria più importante del mondo. Eltsin, quindi, non può mandar via Gajdar, non può cambiare il corso delle riforme, a meno di non voler rischiare una marcia indietro dell'Occidente, ed un nuovo, lungo ed estenuante processo negoziale. Ga¬ jdar, del resto, non è stato affatto messo da parte. Conservando la carica di vice premier e la gestione della riforma, questi è stato invece liberato dalla più importante fonte di critiche: il ministero delle Finanze, appunto. Allo stesso tempo la decisione di Eltsin, senza cambiar nulla nella sostanza, appare come una concessione ai moderati ed alla destra. L'effetto non si è fatto attendere. Il leader parlamentare Khazbulatov, pur rinnovando le sue critiche al governo, ha smesso di chiederne le dimissioni, e lo stesso ha fatto il vicepresidente Rutskoj, secondo cui sciogliere il governo di Eltsin «creerebbe un pericoloso vuoto di potere». Superata l'opposizione dei due politici che, Eltsin a parte, godono dei maggiori consensi tra i deputati, la riforma potrà subire qualche «correzione», ma non certo un arresto. E del resto lo stesso Gajdar, in una riunione avuta ieri con gli industriali, ha promesso ai produttori più finanziamenti e meno tasse. Allo stesso modo può essere letta una vicenda parallela, quella del vice premier Serghej Shakhraj. Questi, uno degli uomini chiave della squadra di Eltsin e suo maggiore consigliere istituzionale, ha chiesto di poter dare le dimissioni dal governo, per evitare che il Parlamento lo privasse del titolo di deputato e della possibilità di partecipare al congresso russo. Eltsin non ha risposto, e probabilmente solo a congresso concluso deciderà con un «resta al tuo posto». Questa volta, il campo di battaglia non è costituito dalla riforma economica, ma da quella costituzionale. Una Commissione parlamentare ha messo a punto un progetto di nuova costituzione, criticato da moderati e conservatori, ma anche, in parte da Eltsin. I sindaci di Pietroburgo, Anatolij Sobchak, e di Mosca, Gavriil Popov, hanno presentato un progetto alternativo, ed è probabile che nessuno dei due riesca a raccogliere la necessaria maggioranza di voti. Per questo è necessario che Shakhraj partecipi al congresso: egli, assieme a Eltsin in persona, si è chiuso nella residenza di Arkhanghelskoe per mettere a punto una «variante presidenziale», che attinga ai punti migliori dei due progetti concorrenti. Se il congresso non darà ragione a Eltsin, il presidente potrà sempre appellarsi al popolo, e convocare un referendum nazionale sul «suo» progetto. Il congresso si apre tra tre giorni, ma le grandi manovre sono già da tempo iniziate, e l'esito dell'assise è già in gran parte predeterminato. Fabio Squillante

Luoghi citati: Mosca, Pietroburgo, Russia, Usa