Rai e Fininvest verso il D-day di Curzio MalteseEnrico Mentana

Rai e Fininvest verso il D-day ELEZIONI la sfida DEI CINQUE TG Rai e Fininvest verso il D-day La guerra dei notiziari per il 6 aprile OMILANO LI occhi di Emilio Fede dardeggiano come in tempo di guerra. Il Rolex di Mentana scandisce il conto alla rovescia. Manca poco all'Evento. Le elezioni del giorno dopo. «Il 6 aprile - dice Mentana, la voce della potenza - potrebbe essere il giorno del sorpasso». Psi e pds qui non c'entrano. Le urne neppure, se non di riflesso. Si vota col telecomando e per due soli partiti, Rai e Fininvest. Ma con effetti altrettanto devastanti, certo più immediati e visibili: vincitori, vinti e trombati. Dalle fatidiche 14,01 di lunedì all'alba del martedì si gioca il futuro della seconda repubblica televisiva. Coinvolti, in prima linea, i cinque telegiornali cinque, la task force di cento tra fedisti e mentaniani, l'esercito dei mille giornalisti di Stato, duemila tecnici, 150 troupe mobili, un numero imprecisato (centinaia) di ospiti illustri e no, e le famose piazze colme di umori popolari. Operazione «tempesta nell'urna». Atto finale di una guerra dell'informazione che dura da mesi. I più recenti bollettini Auditel vedono la Rai in rotta su rasi tutto il fronte. Regge bene Tg3 «kabulista» di Curzi (3,4 milioni di spettatori), precipita in caduta libera il Tg2 di La Volpe (3,5 milioni), non decolla il Telegiornale Uno riverniciato da Vespa (6,5-7). Con i Tg dell'Ente ridotti a spot elettorali («son costretti a dare il 20 per cento di notizie politiche, contro il 6-7 nostro» gongola Mentana), in un mese il Tg5 fa un balzo di quasi un milione, sfondando il tetto dei 6 milioni di media; Fede, in attesa del trasloco a Rete4, è attestato su uno zoccolo di due, in crescita. Si spiega così l'aria frizzante, gravida di destini, che soffia a Segrete e dintorni, dove Fede e Mentana si sono incontrati per stabilire le rispettive strategie in vista dell'ora X. Mentana satireggia: «E' un vero peccato che la campagna elettorale finisca così presto. Per noi è stato un vero lancio». Emilio Fede incalza: «Alla Rai stanno perdendo la testa. Per inseguire la Fininvest il. mio amico Vespa ha perfino copiato l'idea della redazione febbrile alle spalle di Frajese». Febbrile? «No, vero? E ti credo, sono figuranti presi a Cinecittà!». Sull'onda del successo, la Fininvest ha costruito un palinsesto scoppiettante e, come dire?, compensativo del lungo tunnel imposto dalla vigilia elettorale. Un pizzico di Samarcanda e un tocco di Striscia la Notizia, una puntata di Profondo Nord e un'incursione del Portalettere, brividi di Elezioni d'Amore con Moana, scampoli di Avanzi. E tanto, tanto Blob. Italia 1 conta moltissimo sulle carismatiche tre effe (Fede, Ferrara, Funari) per vincere le battaglie della notizia, del commento e dello spettacolo. Scoopista della prima ora sul fronte del Golfo e di Mosca, Emilio Fede è sicuro di arrivare ancora primo sul filo della percentuale. «Alle 14,15 avremo le proiezioni del- l'Abacus (fiduciaria del pds, ndr), che è storicamente la più, diciamo, fortunata». Alle interviste davanti ai seggi, il sistema francese adottato da Mentana e Vespa, il direttore di Studio Aperto non crede: «Gli italiani non rivelano mai per chi hanno votato, a distanza di anni. Figuriamoci a botta calda». Ma la vera battaglia si combàtte in studio, a teatro e in piazza. I coccioloni di Fede sta- volta saranno gli opinionisti forti, rapiti alla Rai e legati per ore alle sedie di «Studio Aperto». Nel primissimo, parziale, elenco compaiono Indro Montanelli, Piero Ostellino, Giuseppe Turani e Igor Man. Il resto è spettacolo. Funari sarà in piazza del Duomo con la «gente». Anche se il telepredicatore nicchia: «Nun me va' di copiare Santoro». Tiene in serbo una «sorpresona» di riserva. Di certo, toccherà a lui visi- tare il quartier generale del senatur Bossi, mentre Giuliano Ferrara fa il controcanto dalla Roma del Palazzo: «Er palazzo, anzi - specifica Ferrara - la vera politica romana. Inviterò i grandi elettori, gli uomini di regime, quelli che la sanno lunga. Insomma, gli Sbardella. E un pubblico di ultras della politica presi dalle sezioni dei partiti, liberi di tifare come vogliono. Più, qualche nuovo candidato, Moa¬ na, il mago Gabriel. E un gioco. Un referendum su chi sarà eletto dal nuovo Parlamento alla presidenza della Repubblica e a capo del governo». Più hard di cosi si muore. E i politici grandi e grossi, i segretari, i portavoce? «Certo che ci saranno, ma non verranno in studio», risponde Fede: «grazie al cielo e a Berlusconi, non ho l'obbligo di fare le solite passerelle. Taglieremo i commenti formali, i finti bollet¬ tini. E mi auguro che stavolta qualcuno ammetta di aver perso». «Vincitori e sconfitti» s'intitola non a caso la maratona di Mentana che sogna di armare una task force di «chiamiretti» per incalzare sede per sede i trombati, di norma renitenti al commento. Anche qui, lotta senza quartiere e politica spettacolo come piovesse, da Maurizio Costanzo alle vignette «calde» di Forattini, fino all'incursione di Vastano e Ferrini, alias signora Coriandoli, in un'edizione di Striscia Le Elezioni. Barnum, Vermicino elettorale o fantasia al potere? Ai telecomandi la sentenza. L'uomo che ha inventato la Vermicino vera, Emilio Fede, si limita a constatare: «Sarà una cosa compiotamente nuova, l'ultimo muro del monopolio Rai che crolla. Io per ora mi sto divertendo, gli altri non so. Alla Rai, tira aria pesante. Se penso alle elezioni dell'81, quando ero direttore del Tgl, con Flaminio Piccoli che mi chiamava un minuto sì e l'altro pure, beh, non li invidio proprio». Curzio Maltese Mentana: «Peccato che la campagna elettorale finisca. Per noi è stato un vero lancio» Da sinistra: Emilio Fede Enrico Mentana e il presidente della Rai Walter Pedullà

Luoghi citati: Italia, Mentana, Mosca