Mondo: Real vergognati
Il Bernabeu, una pentola bollente Il Bernabeu, una pentola bollente Botte fuori campo e violenti scontri sul prato MADRID DAL NOSTRO INVIATO E' sempre bagarre per gli ospiti stranieri al Bernabeu, la gente di Madrid è cordiale sino a quando si spendono i soldi nei negozi. Il calcio è ovunque inquinato e perverso, decine di pullman granata con i vetri rotti già prima dell'inizio del match, colpiti da sassi o bottiglie, compreso quello della squadra ma dopo l'ingresso dei giocatori nello stadio. Rilevato, quest'ultimo episodio, dal delegato Uefa, l'inglese Kenneth Ridden. Ed è arcigna la polizia con i tifosi del Toro, basta un passo fuori dai percorsi obbligati fra agenti a cavallo per provocare reazioni dure. Sirene delle ambulanze o delle gazzelle della polizia, già durante il riscaldamento dei granata, effettuato senza Martin Vazquez per riservargli fischi e qualche ovazione solo all'annuncio delle formazioni. Nella bolgia i vecchi del Toro, certamente non i giocatori che conoscono poco la storia del club, a fare gli scongiuri. Le due precedenti trasferte granata in Spagna erano state disastri: sconfitte per 4-0 a Las Palmas e 3-0 a Gijon, Coppe Uefa '72-'73 e '78-'79. L'abbraccio fra Buyo e Marchegiani ultimo segno di rispetto prima del segnale d'avvio dell'arbitro Forstinger. Martin Vazquez si muove in posizione avanzata, a sinistra, finendo spesso nella zona di Chendo che commette sull'ex compagno il primo fallo, seguito da una manata di Michel sull'affondo successivo di Rafa. Michel, si sa, usa le mani spesso ed in tutti i modi: ne sa qualcosa Valderrama pizzicato fra un inguine e l'altro. Il Real è quello previsto in fatto di formazione, ma attacca con una grinta da Coppa, tutta particolare. Non c'è Hugo Sanchez, chi fino all'ultimo pensava ad una pretattica dell'allenatore olandese aveva esagerato nella diffidenza. Ma in campo c'è Michel a fare a volte sfracelli sulla fascia destra come era previsto. Di certo un Real diverso, più concreto, di quello visto nelle ultime due gare di campionato. Il vento lo aiuta a spingere, il centrocampo granata talvolta apre corridoi davanti alle maglie bianche. Molto soffre Policano a metà strada fra Chendo che spinge e Michel che va. Aumentano i corner, assieme ai brividi per Marchegiani. U Bernabeu sembra una piazza d'armi, quando fra Policano in attacco e Rocha in difesa c'è uno scontro rusticano. Casagrande deve andare a consolare il connazionale difensore del Real, stupito di trovare uno più duro di lui. E subito dopo baruffa fra Chendo e Scifo. Il clima degli spalti si è trasferito sul campo. Rafa va giù sotto i piedi di Chendo fra gli ululati compiaciuti della gente madritena che ha perso il rispetto per il suo vecchio idolo. Tifo da corrida quindi attorno a Rafa, che è Toro a tutti gli effetti. Quando Rocha lo anticipa e lo dribbla è un coro di ole. Il Real sostituisce la vecchia classe con la nuova grinta, scende ai livelli granata di combattimento, e ha alle spalle 80 mila voci che lo spingono. I tifosi giunti dall'Italia, già sballottati da vento e polizia e un po' turbati dalle scaramucce agli ingressi, restano a lungo muti. Il fascino dello stadio annulla anche il loro entusiasmo. E' una grande prova di sacrificio quella che il Toro conduce. Qualcuno (Scifo) ha persin troppa voglia di farsi vedere, ma su questo prato il dribbling è un peccato grosso, con rischi conseguenti. E proprio Scifo, colpevole di aver messo in crisi due volte Buyo con punizioni pesanti, entra nel mirino di Milla. Al Bernabeu non si può cercare la giocata d'effetto, si deve tacere e lottare. Ne sa qualcosa Cravero che esce in barella. Ne sa fin troppo Policano che lascia la sua squadra in dieci. Bruno Perucca
Luoghi citati: Italia, Las Palmas, Madrid, Spagna
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