E la City trema per i laboristi di V. S.
E la City trema per i laboristi E la City trema per i laboristi Solo Piazza Affari si salva dall'effetto-Tokyo MILANO. A Londra l'ennesimo sondaggio preelettorale favorevole ai laboristi fa crollare la City dell'1,29%. A Parigi l'attesa per il nuovo rimpasto governativo, dopo lo scacco elettorale del partito di Mitterrand, tiene sulle corde Falais Brongniart e fa scivolare l'indice Cac dello 0,74%. Nel resto delle Borse europee, Amsterdam (-0,16%), Madrid (meno 0,82%), Zurigo (-0,6%), Francoforte (-0,61%), l'effetto Londra unito al pesante scivolone notturno di Tokyo (il Nikkei ha perso il 3,94%) ha pesato ovunque. Ovunque, tranne che in piazza Affari. Alla City è stato un «mercoledì nero». La pubblicazione dei tre sondaggi, che attribuiscono ai laboristi la maggioranza assoluta ai Comuni dopo il voto del 9 aprile, ha scatenato un frenetico scambio di azioni che ha interessato soprattutto le società dei generatori di energia e nel settore delle acque che, con un governo Labour potrebbero tornare sotto il controllo pubblico. Glo¬ balmente nella caduta dei titoli sotto tiro sono stati polverizzati circa 5 miliardi di sterline. Per gli analisti della City si tratta soltanto «di un anticipo di quello che avverrà se davvero il Labour salirà al potere». Ma in realtà il mercato è già in movimento, fin da quando il partito conservatore è apparso in difficoltà. E molti operatori stanno giocando d'anticipo per non essere sorpresi da un'ormai probabile vittoria dell'opposizione. E veniamo alla Borsa di Milano. In piazza Affari, se ancora ci fosse stato bisogno di una conferma dell'andamento «fuorviarne» del nostro mercato azionario, è successo il contrario. Incurante di Tokyo, di Londra, soprattutto incurante di una scadenza elettorale che mai come questa volta in Borsa non ha avuto effetti di alcun tipo: né al ribasso né al rialzo. Anche se qua e là, per esempio dietro alcuni ordini di vendita, è possibile intravedere la preoccupazione di alcuni operatori di procurarsi liquidità per investirla in obbligazioni estere. Piazza Affari in controtendenza, dunque. E se è vero che nel corso della seduta il buon umore iniziale si è un pochino smorzato, l'indice Comit è pur sempre riuscito a chiudere a +0,33%. Con quasi tutte le blue chips pronte a sostenere la quota: prima Generali, Fiat e Montedison, poi Mediobanca. Sempre basso il controvalore degli scambi, sotto i 90 miliardi, ma forte la corrente delle ricoperture che anche ieri, in vista della risposta premi, hanno spinto il mercato. Le vendite hanno prevalso su Stet (-0,83%), Credit (-0,98%) e Olivetti (meno 0,71%). Protagoniste negative della giornata le azioni che fanno capo ad Auletta Armenise, che ieri si è prodotto nell'ennesima dichiarazione nella guerra con Credit. Bna ha perso oltre il 6%, Interbanca il 7,46% mentre Bonifiche Siele, unica, è salita del 3,45%. Sip, al contrario, sempre richiestissime e non solo dal - l'estero: ieri sono passati non meno di 7 milioni di titoli, un po' meno degli 8 di martedì. Piazza Affari in controtendenza positiva ieri. Ma in netto ritardo sulle altre Borse nell'insieme dei primi tre mesi dell'anno. Proprio ieri il Comitato direttivo degli agenti di cambio di Milano ha reso noti i dati di sintesi trimestrale dai quali emerge la fotografia di una piccola Borsa quasi inesistente. Al 31 marzo, infatti, l'indice Mib aveva perso l'I, 17%, con cadute vistose nel settore carta (-13,58%), cemento (-8%) e banche (-7,97%), e i rialzi maggiori nel tessile (+12,38%) ed elettrotecnica ( +11,54%). Ma è dalla media giornaliera degli scambi che arrivano le peggiori notizie: dall'I gennaio al 31 marzo è stata di 105 miliardi, lontana dai 300/400 necessari per far vivere le nuove Sim. Il controvalore complessivo delle 63 sedute è quindi risultato pari a 6510 miliardi. Sempre nel trimestre, sono stati sospesi 9 titoli di sette società. [v. s.]
Persone citate: Auletta Armenise, Mitterrand, Olivetti
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