Scatta l'offensiva contro gli squali dell'usura

Scatta l'offensiva contro gli squali dell'usura «Bisogna stroncare una organizzazione che incassa 8 mila miliardi l'anno». Fondo per gli indebitati Scatta l'offensiva contro gli squali dell'usura La Con/commercio in aiuto di chifinisce nelle mani degli strozzini ROMA. Dopo la lotta al racket, offensiva senza quartiere contro gli squali dell'usura. La Confcommercio ha presentato ieri un progetto, articolato in tre punti, per prosciugare il mare in cui nuotano gli strozzini, più o meno palesi, che applicano interessi variabili fra il 60% e il 360% all'anno. E' un mare - ha precisato Pietro Alfonsi, segretario generale della confederazione - «profondo» dai 5.000 agli 8.000 miliardi, in cui affoga tanta gente con scarsa tutela e senza possibilità di scampo. Per prima cosa, va definita la figura dell'usuraio, considerando tale (sulla scorta dell'esempio francese) chi pratica tassi superiori al 30-50% di quelli ritenuti equi dalla Banca d'Italia per ciascun tipo di prestito. In seconda battuta, occorre modificare l'articolo 2740 del codice civile che, impegnando il debitore a rispondere con tutti i suoi beni «presenti e futuri», preclu¬ de di fatto ogni possibilità di riscatto. A tal fine, ha suggerito Alfonsi, si dovrebbe seguire quanto si è fatto in Canada o negli Stati Uniti, dove i debitori che si trovano nella obiettiva impossibilità di onorare i loro impegni - sono autorizzati a ricorrere al «deposito volontario» (una sorta di cessione dei beni al creditore) o al «fallimento personale». Tali strumenti consentirebbero al super-indebitato di chiudere onorevolmente la partita e non precipitare, invece, nel gorgo dei debiti a catena, cioè nelle mani dei «cravattari», come il popolino romano definisce gli strozzini con un significativo richiamo al nodo scorsoio. Per proteggere i suoi associati la Confcommercio ha creato la Federascomfidi, una federazione tra consorzi e cooperative di garanzia collettiva fidi, che agevola il loro accesso al credito ordinario e, quindi, li tiene lontano dalle grinfie dell'usuraio. «Il nostro obiettivo osserva Alfonsi - è certamente bloccare il diffondersi del fenomeno, ma anche offrire ai debitori l'opportunità di rompere la spirale delle passività che condanna alla progressiva emarginazione economica e sociale». Alla base della nuova offensiva sono i primi risultati di una attenta ricerca svolta dalla Confcommercio. E' emerso che i privati si indebitano sempre di più e sempre più spesso non sono in grado di pagare i loro debiti. Infatti, l'indebitamento delle famiglie è salito dal 18% del 1984 al 22,3% nel 1990 rispetto al loro reddito lordo, e continua a crescere. I debiti accumulati dalle famiglie verso il sistema del credito a fine 1990 sono valutabili intorno a 40 mila miliardi, di cui 14 mila «in sofferenza», cioè non puntualmente e regolarmente rimborsati alle previste scadenze. Si è così va¬ lutato, alla luce di quanto è avvenuto in Paesi simili all'Italia, che tra 50 mila e 100 mila famiglie abbiano contratto debiti, che non possono e non potranno ragionevolmente pagare per un ammontare tra 5.000 e 8.000 miliardi, cioè - come si è detto il mare in cui pescano gli usurai. Tra le molte ragioni che impediscono alle famiglie di far fronte ai loro impegni, le principali sono la disoccupazione e la malattia, l'instabilità familiare (separazioni e divorzi sono all'origine di circa il 50% delle insolvenze registrate negli Usa e in Germania), l'imprevidenza che induce a contrarre più debiti di quanti si possano realisticamente restituire. Cioè, anche se l'indebitamento è una caratteristica dei ricchi, l'usura colpisce soprattutto le fasce più deboli. Gian Cario Fossi

Persone citate: Alfonsi, Gian Cario, Pietro Alfonsi

Luoghi citati: Canada, Germania, Italia, Roma, Stati Uniti, Usa